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Intervista all’Arcivescovo in occasione della Pasqua

Rilasciata ad Alessandro Rondoni, direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Bologna

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L’intervista rilasciata in occasione della Pasqua dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ad Alessandro Rondoni, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Bologna, per Bologna Sette e 12Porte

Eminenza qual è il suo messaggio per la Pasqua 2025?

Il messaggio della Pasqua è la speranza, perché è proprio speranza che non delude. È la vittoria sul nemico che divide, che spegne la vita. La Pasqua, invece, riaccende la speranza. Ne abbiamo uno straordinario bisogno in un momento in cui tutto sembra sconsigliarla e sembra dire: “Pensa per te, non far nulla, aspetta, rimanda”, e tutto sembra funzionale a perderla. Perché la speranza non l’abbiamo quando troviamo tutte le risposte, è attraversare il buio, affrontare il male e vedere la luce oltre il buio.

In questo momento così delicato di buio, di guerre, c’è una luce che si accende con la Pasqua vissuta insieme a tutte le comunità cristiane. Anche a Bologna vi sarà un momento di preghiera comune nella chiesa del Santo Sepolcro nel complesso della Basilica di Santo Stefano. Che significato ha?

Il significato di questa coincidenza di data è per noi è una Provvidenza, con una Pasqua nella stessa domenica e nell’anniversario del Concilio di Nicea. Vogliamo, quindi, riaffermare la volontà di liberarci da quello scandalo che è la divisione. Gesù nel suo testamento prega per l’unità mentre gli uomini invece perpetrano la divisione. Non dobbiamo perdere il sogno del Concilio Vaticano II di ritornare, come cristiani, in unità. Faremo insieme un piccolo segno per ricominciare tutti da lì, da quel mistero di amore che è il fondamento della nostra fede.

Le meditazioni quest’anno della Via Crucis all’Osservanza sono state scritte dai volontari e operatori dell’Istituto Penitenziario minorile del Pratello. Cosa significa?

È importante per molti motivi. Oggi ci sono tante preoccupazioni e dobbiamo portare la speranza, non rassegnarci, non maledire e lamentarci. Ma scegliere la speranza significa pagare il prezzo della speranza. Perché la speranza ha un prezzo, che vuol dire affrontare il male. Non è cercare un benessere a poco prezzo, di questi ce ne sono tantissimi, ma il vero benessere che affronti il malessere. La violenza, e in particolare quella giovanile, è una delle preoccupazioni maggiori che abbiamo. Dobbiamo accendere speranza e futuro e portarli là dove sembra che ci sia soltanto la condanna. I ragazzi del Pratello, con il loro cappellano don Domenico, ci aiutano a riflettere e quindi a capire che, anche dove tutto sembra finito, in realtà possiamo portare speranza e aprire delle feritoie dove passi la luce.

Il testo completo dell’intervista completa sarà pubblicato domenica 20 aprile sul settimanale Bologna Sette – Avvenire

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