Le meditazioni di quest’anno della tradizionale Via Crucis cittadina
«Per ogni giovane deve esserci la possibilità di ricominciare perché dalle ceneri di un errore può rinascere la speranza, da ogni caduta la scommessa per riprendere il cammino verso una vita buona, cui tutti i giovani, di ogni tempo e di ogni luogo, hanno il diritto di essere condotti». È un passaggio della meditazione della Prima stazione della Via Crucis cittadina dell’Osservanza, preparata quest’anno dalla Cappellania carceraria di Bologna e dai volontari dell’Istituto penale minori (Ipm) del Pratello. La liturgia, presieduta dall’Arcivescovo venerdì sera, scandita da testi biblici, canti, preghiere e riflessioni che riguardano questa particolare realtà.
«Ecco che cos’è la Pasqua – ha spiegato l’Arcivescovo al termine della preghiera – che cosa ci chiede il Signore, che cos’è la speranza. Vedere la luce quando ancora c’è il buio. Questa è anche la benedizione che chiediamo per i ragazzi del Pratello, per tutti quanti i ragazzi segnati dalla loro fragilità, dalla loro debolezza e che possano trovare non soltanto degli adulti, ma delle comunità, che guardino insieme a loro il futuro, che risanino le ferite e che con forza guardino e preparino assieme il futuro, che diano speranza».
«Abbiamo camminato con i fratelli più piccoli di Gesù – ha detto l’Arcivescovo – quelli che, come abbiamo ascoltato, con tanta sofferenza, con tanta speranza, ma anche con tanta angoscia, con tante ferite date e ricevute. E non siamo la Chiesa se non camminiamo con i fratelli più piccoli di Gesù. Possiamo rimetterci a discutere tanto tra di noi, ma se dimentichiamo di andare dietro a Lui e se ci perdiamo per strada i fratelli più piccoli, non siamo la Chiesa di Gesù».
«E la speranza è non smettere di credere – ha proseguito il cardinale – che il buio verrà sconfitto dalla luce, che le ferite saranno risanate. La speranza è attraversare la sofferenza per arrivare alla risurrezione. Oppure possiamo fare come i discepoli, rimetterci a discutere su chi è più grande, attribuire qualche responsabilità, oppure, più banalmente, continuare a salvare noi stessi».
Il ringraziamento è andato anche al Cappellano dell’Ipm del Fratello don Domenico Cambareri e con quanti lo hanno aiutato, anche i ragazzi, a scrivere le meditazioni.
«Se San Giuseppe fosse presente come personaggio della via Crucis – scrivono gli autori nell’introduzione della Via Crucis – sarebbe perfetto per questa nostra meditazione: a lui toccò in sorte di prendersi cura di un figlio non suo. Un po’ come è accaduto a chi ha curato le meditazioni dell’odierno Venerdì santo: donne e uomini che, per professione o scelta volontaria, si prendono cura dei ragazzi del nostro Istituto penale minorile di Bologna, figli non loro, complessi e meravigliosi, ma che appartengono alla loro vita in un reciproco prendersi cura».

Alla Quinta Stazione, «Il Cireneo aiuta Gesù a portare la Croce», si legge: «I ragazzi dell’Ipm oggi sono il Cristo che passa a fianco a noi. Signore, dacci la forza di non voltare loro le spalle, ma nella loro passione, poter prendere la loro croce e vivere al loro fianco, per essere con loro, essere come loro, essere come Cristo, uniti nell’amore». «“Ricordati di noi” è questo ciò che chiedono i due ladroni a Gesù sulla croce – dice la meditazione dell’Undicesima Stazione, «Gesù inchiodato sulla croce» – il primo con la rabbia esausta di chi è stato ingannato per una vita, il secondo con la tenace delicatezza di chi, nonostante tutto, ha ancora fiducia nel bene».
