5 marzo

La via della pace passa dai cristiani

A Bologna l’Istituto Rizzoli cura bambini palestinesi feriti

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Bologna – Chissà se quei bimbi musulmani che abbiamo visitato all’Istituto ortopedico Rizzoli  sapranno mai che è stato proprio quel simpatico frate, cattolico, francescano, a salvare loro la vita?

Quello che una di loro ha chiesto di poter chiamare «papà», più che «padre» per l’abito che porta, perché il suo l’ha visto morire sotto le bombe?

È stata emotivamente molto impegnativa la visita ai bimbi provenienti da Gaza che le Acli di Bologna hanno svolto, in via informale, insieme a padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia della Terra Santa, Roberto Cetera, inviato de «L’Osservatore Romano», don Massimo Ruggiano, vicario episcopale per la Carità e il consigliere comunale Filippo Diaco..

Dei 18 bambini arrivati, tre sono ancora ricoverati a causa delle loro condizioni di salute, altri tre arriveranno in questi giorni. Sono seguiti in maniera professionalmente eccellente, ma anche in modo umanamente commovente, con cura e dedizione, dal personale del nostro Istituto Rizzoli, famoso nel mondo. Si trovano qua con nonne e zie, mentre da Gaza arrivano di continuo e in diretta notizie di bombardamenti e di morte: a parte uno, sono tutti rimasti orfani.

Ecco cos’è la guerra, ecco come la si tocca concretamente con mano anche a Bologna. Questa «Terza guerra mondiale a pezzi», come l’ha definita magistralmente Papa Francesco, è davvero più vicina di quanto possiamo percepire. La guerra è anche a Bologna, nelle ferite e negli occhi di questi bambini, così riconoscenti e così grati di essere curati nella nostra città e di essere vivi. E quando padre Faltas ha visto lo striscione per il «cessate il fuoco» esposto dalle finestre del Comune, si è commosso: «Prima lo chiedeva solo Papa Francesco, ora lo chiedono anche gli Americani, ma nessuno li ascolta», ha detto. Il 7 ottobre è stata la data spartiacque: la guerra non risparmia nemmeno la Cisgiordania e anche il Libano ha paura, la situazione è sempre più grave.

Noi abbiamo cercato di comprenderla meglio con il convegno che è seguito, durante il quale gli inviati di guerra di Avvenire Nello Scavo e de L’Osservatore Cetera, hanno raccontato cosa significhi vivere in quello che è ormai un cimitero a cielo aperto, anche di migliaia di bambini innocenti. Come ha spiegato padre Faltas: «In questi 150 giorni di inferno sono 100.000 le persone ferite o morte nei bombardamenti e il 70% sono bambini, donne, disabili, anziani». Quarantamila i piccoli orfani; e chi non muore sotto le bombe, muore di fame. Uno scenario che, forse, non riusciamo a comprendere, se non vedendo ora le ferite fisiche e dell’anima di questi bimbi che sono stati affidati alla nostra comunità.

Anche i cristiani della Terra Santa stanno soffrendo molto: tra marzo e aprile cadono sia il Ramadan, sia la Pasqua cristiana, sia quella ebraica: «Le religioni festeggeranno insieme», dice padre Faltas, evidenziando l’impegno centrale dei cristiani per la pace. Impegno confermato anche dal cardinale Zuppi, che ha raccontato di come le scuole cattoliche gestite proprio da padre Faltas accolgano bambini di ogni religione, insegnando a tutti la pace.

«La presenza dei cristiani in Terra Santa è fondamentale, dobbiamo aiutarli a restare», ha detto l’arcivescovo e presidente della Cei, invitando da un lato ad evitare la corsa al riarmo, dall’altro a favorire più accordi umanitari che consentano ai bambini di arrivare in Europa e in Italia. Anche per l’Ucraina, ha aggiunto, sarebbe auspicabile la stipula di accordi umanitari per far venire i bambini questa estate. L’unica via, dunque, sono gli accordi e, allo stesso tempo, ha osservato, «bisogna evitare le polarizzazioni, molto pericolose».

Chiara Pazzaglia, presidente Acli Bologna

 

 

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