Testimonianze

Luci da Gerusalemme

Un prete bolognese, tra Hannukkah e luminaria nella città santa

GERUSALEMME – Don Fabrizio Marcello, in Terra Santa per motivi di studio, ci racconta le impressioni di questo tempo di festa.

Una grande lampada a nove bracci proprio vicino porta Nuova segnala agli stranieri come me l’inizio di un tempo nuovo, Hannukkah, la festa che commemora la dedicazione del Tempio. Qui in Gerusalemme, per otto giorni, ogni sera si accede una luce – e volentieri si festeggia con balli, canti e dolci tipici, simili ai nostri bomboloni, le Sufganyiot.

Mentre in Italia qualcuno prepara le luminarie natalizie e qualcun altro discute se sia il caso di farlo, qui i segni pubblici sono di altro tipo, e le feste seguono un altro calendario. Il tempo e lo spazio sono organizzati in base a fedi e tradizioni differenti, ebraica cristiana islamica; eppure, pur non potendo ignorarne la diversità, a volte ci si può stupire di certe somiglianze.

Sono don Fabrizio Marcello, un sacerdote della diocesi di Bologna. Dopo alcuni anni di servizio in parrocchia, mi è stato chiesto di continuare gli studi in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico a Roma. All’interno del percorso, vi è la possibilità di trascorrere un tempo di studio a Gerusalemme, presso l’École Biblique gestita dai frati domenicani francesi, un centro di studio e ricerca archeologica e biblica fondato nel 1890. Ho colto subito l’occasione, intuendo le ricchezze di un’offerta di questo tipo.

Tra le molte possibilità presentate dall’università, forse il tratto più caratterizzante è il corso di archeologia. Ogni martedì sono organizzate lezioni teoriche ed escursioni presso i siti più significativi per la conoscenza della storia biblica. Con un gruppo di 15-20 studenti si visita in dettaglio praticamente ogni angolo di Gerusalemme e dintorni. Sono anche previsti tre viaggi-studio durante l’anno: in Galilea al Nord, a Sud nel Negheb, persino in Giordania.

Confesso di non aver mai colto in passato l’importanza della geografia: eppure, da qui, mi accorgo di quanto essa aiuti a comprendere, immaginare, «vedere» la Bibbia. Conoscere il tragitto da Gerusalemme a Gerico, guardare Gerusalemme dal monte degli Ulivi, congetturare sulle strade che Gesù ha fatto con la croce sulle spalle per recarsi al Calvario, o ancora calcolare i metri di profondità delle piscina dove Gesù guarì lo storpio, e misurare ad occhio le proporzioni dello spazio sacro in cui sorgeva il Tempio, contribuisce in maniera straordinaria e vivace a sentire il Vangelo «da dentro», a seguire le vicende narrate tenendo conto del contesto, anche dei dettagli più invisibili.

«Contesto» sembra una parola chiave, oggi giorno. Diceva C. Perelman: «fa’ traslocare un uomo, e cambierà modo di pensare». Forse qualcuno potrà lecitamente rimostrare; a mio avviso, dice qualcosa di vero. Pur essendo Gerusalemme una città ambigua, a tratti sonnecchiosa, a tratti violenta, certamente difficile da capire, studiarvi qui la Scrittura, anzi di più, abitarvi da credente, costringe ad un confronto, se non altro interiore, che non può lasciare immodificati. Il modo di pensare Dio, di percepire la Chiesa, il modo di leggere ed annunciare il Vangelo, qui assume contorni per me nuovi.

Don Fabrizio Marcello

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