Carissimi amici, la pagina evangelica appena ascoltata è particolarmente
adeguata alla celebrazione dei divini misteri nella memoria della strage della
stazione. Una memoria che oggi compie venticinque anni.
1. Come avete sentito, è la narrazione di una traversata del lago agitato
dal vento, che i discepoli del Signore compiono da soli, senza Cristo.
La “traversata” è una delle più eloquenti metafore
della vita. Tutta l’esistenza umana è un camminare sulle acque,
nel senso che siamo continuamente nel rischio di “affondare”. La
vita può affondare in qualsiasi momento nella morte; la nostra sete
di verità nell’acquiescenza acritica all’opinione della
maggioranza; il nostro desiderio di giustizia nei compromessi di opposti interessi;
la nostra libertà nella mera spontaneità ; la nostra sete di amore
nella fragilità di vincoli solo momentanei.
è possibile “camminare sulle acque” senza affondare? Nella
pagina evangelica possiamo constatare che per un po’ di tempo l’impossibile
a Pietro riesce: «Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare
sulle acque ed andò verso Gesù». Ma ben presto accade ciò che
a noi sembra inevitabile: «ma per la violenza del vento, si impaurì e
cominciò ad affondare».
Che cosa ha reso possibile a Pietro l’impossibile? è la fede
in Cristo. Lui è capace di farmi “camminare sulle acque”.
Di vincere la morte: «io sono la risurrezione e la vita»; di saziare
il nostro desiderio di verità : «io sono la verità ; chi
segue me, non cammina nelle tenebre»; di renderci veramente liberi: «se
il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi».
Che cosa ha fatto affondare Pietro? L’aver avuto paura, perché distogliendo
lo sguardo da Cristo fece affidamento sulle sole sue forze. Il secolo che si è appena
chiuso è affondato nella barbarie perché l’uomo ha voluto
fare senza Dio; l’Europa ha rinnegato le sue radici cristiane.
2. Carissimi amici, il fatto tragico di cui noi oggi facciamo memoria si iscrive
in quella logica anti-umana che cercava di affondare la civile convivenza nella
barbarie della violenza.
Se noi oggi ricordiamo quella tragedia, è perché da questa memoria
vengono a noi insegnamenti di perenne attualità .
Lo spartiacque fra una società umana ed una convivenza indegna dell’uomo è costituito
dall’inviolabile sacralità di ogni vita umana innocente. Chi non
riconosce questo valore incondizionato non è degno di appartenere al
consorzio umano. Ottantacinque innocenti sono stati uccisi, intere famiglie
distrutte per sempre, il volto civile della nostra città sfregiato;
di questo noi oggi facciamo memoria non per rinfocolare odî ma perché vogliamo
continuare a costruire la nostra convivenza sulla giustizia e sulla verità .
Anche noi, come Pietro, teniamo lo sguardo fisso su Cristo, se non vogliamo
affondare. Egli ha preso su di sé ogni ingiustizia per redimere l’uomo
dalle degradazioni della sua dignità . Questo giorno, ricordo perenne
di una disumana violenza, resti condiviso nella comune memoria di tutti perché possiamo
assicurare sempre alla nostra città una convivenza adeguata alla dignità dell’uomo.
