Convegno diocesano di Pastorale Familiare

1. “Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto

di grasse vivande”. E’ frequente nella S. Scrittura il ricorso

all’immagine del banchetto per indicare la condizione definitiva nella

quale il Signore Iddio vuole introdurre l’uomo. L’immagine richiama

un’esperienza di sazietà dei propri desideri, un’esperienza

di comunione reciproca fra i convitati, un’esperienza di gioia profonda.

Essere saziati nei propri desideri, vivere nella comunione delle persone, dimorare

nella gioia: le dimensioni essenziali della salvezza di ogni uomo e di ogni

donna.

Quali sono le difficoltà che incontriamo nel cammino verso essa? la

difficoltà di giungere a capire fino in fondo l’enigma della propria

esistenza: il velo del dubbio e dell’incertezza che copre la faccia dell’uomo.

Il Signore Iddio perciò si impegna in una promessa di luce: «Egli

strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli

e la coltre che copriva tutte le genti». La reciproca comunione fra le

persone è insidiata perennemente dalla morte. Questa infatti si rivela

in tutta la sua insopportabile assurdità quando colpisce la persona

amata. Il Signore Iddio perciò si impegna in una promessa di vita: «eliminerà la

morte per sempre: il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto».

La gioia del cuore è spenta ogni volta che l’uomo perde il diritto

di sperare una gioia che non sia tagliata sulla misura dell’istante presente.

Ecco perché i convitati al banchetto preparato dal Signore degli eserciti

possono dire in tutta verità: «questi è il Signore in cui

abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza». Per la

sua salvezza: non la fragile e momentanea salvezza che l’uomo cerca

di assicurarsi colle sue mani. Felicità e grazia saranno compagne tutti

i giorni della vita, non mancando più di nulla, dal momento che è il

Signore stesso a preparare all’uomo una mensa.

E’ questa la promessa fatta al cuore di ogni uomo, «poiché il

Signore ha parlato». Una promessa da sempre attesa, e al contempo sempre

così nuova da riempirci di stupore ogni volta che l’ascoltiamo.

2. “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto

di nozze per suo figlio”. Questo è il cuore della predicazione

cristiana: la promessa è già stata mantenuta, Dio ha già dato

compimento ad essa. Quando? quando ha celebrato il banchetto di nozze per suo

figlio. E “Dio Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle

che questi si unisse alla natura umana nel grembo della Vergine e che, Dio

prima dei secoli, si facesse uomo alla fine dei secoli”[S. Gregorio

M., Omelie sui Vangeli, XXXVIII,3; CN ed., pag. 521]. E poiché, «con

l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni

uomo»[Cost. past. Gaudium et Spes 22,2], ogni uomo è invitato

a questo banchetto di nozze. E’ invitato ad incontrare Cristo, a vivere

con Lui ed in Lui.

E’ nell’incontro con Cristo, che l’uomo scioglie l’enigma

del suo esistere: «in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato

trova vera luce il mistero dell’uomo». In Lui ogni verità parziale

sull’uomo trova il suo compimento, poiché è in Lui che

viene strappato dai volti umani il velo che li copriva. Egli è la verità intera

dell’uomo.

            E’ nell’incontro

con Cristo e nella partecipazione alla sua vita che le persone umane possono

ricostruire la loro reciproca comunione nell’amore. L’uomo, l’unica

creatura che può ritrovare se stessa solo nel dono di sé, riceve

da Cristo la capacità del dono, la capacità dell’amore.

E può così gustare l’unica vera gioia del cuore: la gioia

di donare, cioè di amare.

3. è un banchetto di nozze quello di cui parla la parabola  evangelica.

Ed uno dei modi con cui la promessa di Dio incontra mediante Cristo l’attesa

del cuore umano, è il sacramento del matrimonio.

Siamo naturalmente portati a pensare ad un altro banchetto di nozze di cui

parla il Vangelo: il banchetto nuziale di Cana. è Cristo che salva e

compie la gioia di quel banchetto, insidiata gravemente dalla mancanza di vino.

Carissimi sposi, la Parola di Dio  ci dona pensieri profondi di consolazione

perché ci libera sia dal vacuo ottimismo sia dal disperato pessimismo.

Ci fa vedere la realtà.

E la realtà è il fatto che nel matrimonio può venire a

mancare il vino; è il fatto che gli invitati al banchetto nuziale – gli

sposi – non accettino di andare: o tutti e due o  anche uno solo

dei due. La ragione del rifiuto è indicata colle seguenti parole: «costoro

non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari».

Notate bene: «proprio-propri». Il rifiuto di partecipare al banchetto

nuziale nasce sempre dalla decisione di rimanere dentro al «proprio»;

dentro all’affermazione del proprio diritto alla propria felicità individuale. è  l'errore

e l’illusione fondamentale: la persona umana si realizza solo nel dono

di sé; non esiste che una sola felicità: quella di donarsi senza

attendere nulla. Se si decide di andare “al proprio campo” o “ai

propri affari” non si può andare al banchetto nuziale.

Ma questa non è tutta la realtà. Al banchetto in cui è venuto

a mancare il vino è presente Cristo, e Lui è capace di cambiare

in vino anche l’acqua perché a Dio nulla è impossibile. è capace

di convertire l’acqua  della nostra fragile capacità di amare

nel vino della Sua capacità di donarsi. «E si dirà in quel

giorno: ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse;

questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo

per la sua salvezza».

Carissimi sposi al cui banchetto è venuto a mancare il vino, non dimenticate

mai che Cristo è presente ed assiso anche, anzi soprattutto alla vostra

tavola “per asciugare le lacrime su ogni volto”. è presente

per cambiare il senso dell’amarezza di un fallimento in umile cammino

di conversione; per consentire anche a voi di bere il “vino nuovo” dello

Spirito.

Carissimi sposi, oggi avete meditato su come aiutare quei vostri fratelli e

sorelle, su come essere quei servi che su invito di Maria portano a Cristo

la propria acqua perché la trasformi in vino; vi affido sempre più questo

compito. Nell’umiltà, chi sta in piedi veda di non cadere, come

ci esorta l’Apostolo; non giudicate e non sarete giudicati, come ci mette

in guardia il Signore; e soprattutto portate i pesi gli uni degli altri, aiutando

in tutti i modi chi è nelle difficoltà di un vincolo coniugale

che si sta spezzando o è già spezzato. Vi  dico colle parole

dell’Apostolo: “farete bene a prendere parte alle loro tribolazioni”,

ed «il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo

la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù». Amen.

 

09/10/2005
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