Domenica XXII per annum

1.   Le parole del profeta ascoltate nella prima lettura sono rivolte ad un popolo sfiduciato e smarrito: «coraggio» dice loro il profeta «non temete».

Su quale fondamento, in base a che cosa, per quali ragioni può dire queste parole? Sulla base di una certezza: «ecco il vostro Dio… viene a salvarvi». La fede che Dio non è assente dalle vicende del suo popolo; che Dio non è indifferente alle condizioni dell’uomo, è la ragione indistruttibile per continuare a sperare; per non perdere il coraggio di vivere.

Il profeta ricorda che Dio si è già dimostrato coinvolto pienamente nelle vicende del suo popolo, e che pertanto egli ha buone ragioni per dire ciò che sta dicendo. Quando il popolo ebreo, liberato dalla schiavitù del faraone, attraversava il deserto e moriva di sete, il Signore ha fatto scorrere acqua dalla roccia: «scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa… il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua». Il braccio del Signore non si è accorciato; le sue misericordie non sono esaurite; la sua fedeltà dura in eterno. Ciò che ha fatto nel passato, è disposto a rifarlo nel presente: per l’uomo, per la sua creatura prediletta.

Ma la parola del profeta dice anche il contenuto di questo intervento salvifico. Vogliate prestare bene attenzione, cari fratelli e sorelle.

Il profeta parla di ciechi, di sordi, di muti, e di zoppi. I sensi sono i grandi mezzi della comunicazione fra le persone. La cecità, ancor più la sordità, e soprattutto la mutevolezza, rendono assai difficoltosa la relazione cogli altri; anzi, in alcuni casi la rendono impossibile. è come se il profeta vedesse l’uomo, l’intero suo popolo come precipitato in una tale disperazione da essere incapace, anzi impotente a ricostruire una vera vita, una vita buona. Dio interverrà proprio a questo livello: renderà l’uomo capace di riedificare se stesso e una vera comunità. Infatti «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo; griderà di gioia la lingua del muto». Dio vuole che l’uomo viva nella pienezza della sua umanità; vuole che questa fiorisca in tutto il suo splendore.

2.    Cari fratelli e sorelle, ciò che vi ho detto non è per farvi sapere che cosa un profeta ha detto tanti secoli orsono. Non vi sto parlando per arricchire le vostre conoscenze storiche.

Ciò che il profeta ha detto si è realizzato in modo imprevedibile nel fatto narrato dal Vangelo. Ecco Dio in azione! Gesù, Dio fattosi uomo per prendersi cura dell’uomo, guarisce precisamente un sordo-muto. Vorrei brevemente attirare la vostra attenzione su alcuni particolari del racconto evangelico.

Gesù agisce «in pieno territorio della Decapoli»: non in un territorio ebreo, ma pagano. Davanti a Dio che in Gesù si prende cura dell’uomo, non esistono differenze: ogni uomo è amato e curato nella sua umanità.

Gesù guarisce mediante il contatto fisico coll’ammalato: «gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua». Quale grande mistero è questo tocco umano-divino! Quanta tenerezza racchiude! L’uomo ha bisogno di “sentire” questa vicinanza di Dio, come di una potenza piena di un amore senza limiti. Spesso S. Agostino ama dire che il Verbo-Dio pane degli angeli, per divenire pane degli uomini, ha preso un corpo perché potesse essere visto, toccato, ascoltato.

La Chiesa, cari fratelli e sorelle, ha riflettuto a lungo su questo mistero di grazia e di misericordia e, nella sua fede, è giunta alle seguenti conclusioni.

L’umanità del Verbo generato nel nostro corpo da Maria è lo strumento personale di cui Egli si serve per compiere la sua opera di salvezza.

I santi sacramenti sono azioni di Gesù che oggi mediante la sua umanità continua a compiere fra noi la sua opera di salvezza. Non a caso nell’amministrazione del S. Battesimo, il sacerdote ripete i gesti e parole che Gesù compie e dice oggi nella narrazione evangelica. E quando noi riceviamo l’Eucarestia, è il Corpo e il Sangue di Gesù che riceviamo, così che unendoci al suo Corpo e al suo Sangue, giungiamo all’unione colla sua divina Persona vivendo della sua stessa vita divina.

3   Cari fratelli e sorelle, sono sicuro che le parole del profeta e la narrazione del Vangelo hanno avuto una particolare risonanza nel vostro cuore.

Stiamo celebrando l’Eucarestia in un luogo ancora segnato dalla distruzione e dalla devastazione di ciò che avevate di più caro. Lo “smarrimento del cuore” non è stato ancora completamente vinto e superato. «Coraggio!» vi ha detto il Signore mediante il suo profeta «non temete: ecco il vostro Dio … viene a salvarvi».

Avete due segni efficaci della sua presenza fra voi. La celebrazione dell’Eucarestia; la celebrazione della Cresima.

Cari cresimandi: lo Spirito di fortezza scenderà fra poco in voi. Riprenderete la scuola, il catechismo. Ora non più come prima: più forti nel Signore; più determinati nel vostro camino di fede; più uniti ai vostri genitori. «Il suolo riarso si muterà in sorgenti di vita». Sono sicuro: questa ferita sarà curata e il lamento si muterà in canti di gioia. Così sia.

 

 

09/09/2012
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