1. Colla sua preghiera la Chiesa ci introduce alla profonda comprensione del
mistero che stiamo celebrando. Abbiamo chiesto il dono «di essere presentati
a Te pienamente rinnovati nello spirito». Quanto è stato vissuto
da Cristo nuovo Adamo, è rivissuto nel suo discepolo: nella presentazione
di Gesù al tempio anche ciascuno di noi è stato presentato ed
offerto al Padre. Con Cristo, per Cristo ed in Cristo la persona del suo discepolo
diventa «un’oblazione secondo giustizia», come ci ha insegnato
il profeta. L’Eucarestia che stiamo celebrando ci dona questa possibilità di
unirci al sacrificio di Cristo per fare anche della nostra persona un’offerta
gradita al Padre.
Questo culto spirituale, questo sacrificio “vivente, santo e gradito
a Dio” [Rom 12,1] era stato profetizzato dal profeta Malachia, come abbiamo
ascoltato nella prima lettura. La venuta del Signore nel suo tempio è «come
il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai: sederà per fondere
e purificare». Purificherà i sacerdoti «perché possano
offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia».
Nella Nuova Alleanza siglata dal sangue di Cristo e dal suo sacrificio già prefigurato
nella presentazione al Tempio, ogni credente è consacrato sacerdote
perché può e deve fare di se stesso e di tutta la sua vita un
oblazione santa e pura.
La santa Chiesa ha messo oggi nelle nostre mani un cero acceso. Non tanto
perché portiamo materialmente una luce che prima o poi è destinata
a spegnersi, quanto piuttosto perché siamo noi stessi come lampade,
risplendenti dentro e fuori per noi e per coloro che ci incontrano.
Vi sia dunque una lampada nella vostra mente: la luce della
fede che confessa che Gesù è il Signore. Vi sia una lampada nella vostra
bocca, in modo che – come ci ammonisce l’Apostolo – «nessuna
parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone
che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano» [Ef
4,29]. Vi sia una lampada nella vostra mano, cioè nelle vostre
azioni, «perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria
al vostro Padre che è nei cieli» [Mt 5,16].
Perché tutto questo accada anche noi, come Simeone, dobbiamo accostarci
alla fonte della luce e lasciarci illuminare; dobbiamo accostarci a Gesù luce
della vita.
2. Quanto la santa Liturgia che stiamo celebrando ci dona oggi di vivere, è visibilmente
manifestato dalla vostra persona, carissimi fratelli e sorelle consacrati. è nella
vostra persona, è nel dono che voi avete fatto di voi stessi che vediamo
oggi realizzato quel “culto spirituale” preannunciato dal profeta,
quella “presentazione al Padre” resa possibile ed iniziata da Cristo.
Vogliamo oggi lodare e ringraziare il Signore per aver donato le vostre
persone alla nostra Chiesa. In voi infatti si esprime in modo eminente il suo
vincolo nuziale con Cristo: la sua appartenenza indivisa ed integra a Cristo.
Quanto ho detto prima sul significato e sulla grazia propria di questa festa
del Signore, trova un sua peculiare realizzazione in voi. La vostra consacrazione
fa delle vostre persone «una oblazione secondo giustizia» in una
modalità unica. Attraverso la decisione di plasmare la vostra vita secondo
i Consigli evangelici, voi avete offerto la vostra persona secondo la logica
del radicalismo evangelico.
La persona umana non è interamente nel matrimonio; non è nei
beni che possiede; non è nell’esercizio autonomo della sua libertà .
Essa ritrova pienamente se stessa nel suo essere totalmente riferita a Gesù Cristo.
Ogni altra libertà senza questo riferimento è schiavitù;
ogni altra ricchezza senza questa espropriazione è povertà ; ogni
altro amore privo di questa donazione è concupiscenza. Grazie perché ogni
giorno voi ci ricordate la centralità e l’assoluta priorità del
rapporto dell’uomo con Cristo, come unica chiave di volta della nostra
vita ed unica possibilità di rigenerare la nostra umanità .
Vi accompagna oggi la preghiera della Chiesa perché siate sempre fedeli
al dono ricevuto.