Festa di santa Clelia Barbieri a Le Budrie

Questa sera è una gioia che mi e ci allarga il cuore, è Emmaus, è il giorno del Signore, aiutati dalla memoria e dalla presenza di Santa Clelia. Come i due viandanti abbiamo il cuore confuso, pieno di disillusioni e di paure, siamo un po’ rancorosi, diffidenti verso un pellegrino che ha interesse per la nostra vita. Ci sentiamo feriti, sofferenti, e per questo in diritto di essere aggressivi, determinati a fare l’unica cosa che sembra possibile: chiuderci nel piccolo, smettere di sperare e mettere sempre quello che è mio davanti a tutto.
Il mondo appare solo un covo di intriganti e di violenti, dal quale difendersi preoccupandosi solo di sé. Questa sera, invece, gli occhi si aprono e vediamo Gesù che continua a camminare con noi anche quando non sappiamo riconoscerlo e vediamo i tanti frutti dell’amore che si spezza e della speranza che si riaccende. Non si può vivere senza speranza! Santa Clelia, che tante difficoltà ha dovuto affrontare (accuse pesanti, calunnie di ordine morale, sarcasmi, beffe), che non aveva niente, giovane in un mondo in cui decidevano solo gli adulti, ci aiuta a vedere. Lei, donna in un mondo dove nelle cose pubbliche contavano solo gli uomini, povera in un mondo che privilegiava i ricchi, malata in un mondo dove di solito solo all’efficienza si presta attenzione, confinata in un piccolo paese dal quale non passava la storia, proprio lei ci aiuta a vedere perché ha spezzato tutta la sua brevissima vita nell’amore.
Ci continua a parlare! Sì, parla a tutti Santa Clelia, canta la vita piena e in un tempo difficile, come fu il suo, e forse a ben vedere come è ogni tempo, ci invita ad essere pieni del suo amore, indicandoci Dio che ci ama e il prossimo da amare. Capiamo con lei l’importanza dell’amore quando le grandi acque, come si esprime la prima lettura, sembrano sommergere la vita con il diluvio della violenza e della forza, tanto da renderla insignificante, come quella dei poveri che gli uomini accettano si perda in mezzo al mare. O quando gli uomini uccidono chi cerca solo il pane per non morire o li lasciano finire perché non gli danno medicine e cura. Ma diventa insignificante anche quella dei ricchi, che perde significato proprio perché l’unica cosa è possedere ed esibire. Santa Clelia ci aiuta ad affrontare le difficoltà con speranza.

Speranza non vuol dire avere tutte le risposte! Il mondo è così insicuro perché ha perso il senso di quello che conta per davvero, non vuole, giustamente, soffrire ma pensa di star bene quando trova tutte le risposte e non invece l’unica risposta. Il mondo non si confronta con Dio e in conseguenza si riempie dell’io, finendo prigioniero di un’idolatria che fa male all’anima, che fa ammalare perché ha desiderio di Dio ma trova solo le cose, cerca l’amore ma trova esperienze, ha bisogno dell’altro per volere bene ma si guarda sempre allo specchio! Abbiamo tanto e ci sentiamo fragili e incerti perché non abbiamo la forza dell’amore. La speranza non è un benessere che teme delusioni! La speranza è sapere che il seme del Vangelo contiene già la vita piena ed eterna, che il fiore nasce solo se il seme lo gettiamo nella terra. Proprio come ha fatto Santa Clelia, e capiamo quanto è grande proprio nei suoi frutti, quelli che lei non ha visto nel suo presente ma che aveva visto nel suo futuro.

Questi frutti li ho contemplati recentemente nella preziosissima presenza delle Sorelle Minime in Tanzania. E ricordo questa sera tutte le sorelle sparse nel mondo e che ci seguono, ringraziandole perché con semplicità e coraggio, con forza e gentilezza, rendono una famiglia il nostro mondo, così simile ad una babele, perché parlano ovunque la lingua della Pentecoste, parlano di Gesù con la loro vita e con l’amore che significa gioia, guarigione, educazione, valore della persona, fiducia. Santa Clelia è un’immagine chiara, grazie alla foto che la ritrae a fianco di una delle colonne dell’Oratorio di San Giuseppe: ha il viso tondo, regolare, dolcissimo, nella mano sinistra il crocifisso e il braccio destro alzato con sicurezza con il dito della mano ad indicare il cielo e con gli occhi a guardare in alto. Per vivere bene sulla terra bisogna guardare il cielo. Il quadro dell’Oratorio ritrae Giuseppe morente, attorniato dai famigliari, la sposa Maria, il figlio e un parente o un amico.

Gesù indica al padre morente il cielo alzando il braccio e il dito, segno che la vita ha una direzione, un senso che passa attraverso la morte ma va oltre. Il richiamo alla speranza lo troviamo scritto nella sommità della cornice del quadro, una citazione dal libro dei Proverbi “et spes tua non peribit”. Queste parole le troviamo uguali due volte, al capitolo 23 dove è scritto “Non invidiare in cuor tuo i peccatori, ma resta sempre nel timore del Signore, perché così avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata” (Pro 23, 16-17), e in quello successivo che parla di come la sapienza è buona come il miele: “Se la trovi avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata” (Pro 24, 13-14).

La prima speranza la troviamo nella fiducia verso il Signore, credendo all’adempimento della Parola che ci permette di non seguire gli idoli, opera delle mani dell’uomo, che lo asserviscono e lo sfruttano, chiedono e non danno, usano e consumano e molto sprecano perché non hanno l’amore che domina, ma l’interesse, la forza, il potere di pochi, a scapito del bene dei più. La seconda speranza è frutto della sapienza, da desiderare e gustare come la dolcezza del miele. Gesù ci rende sapienti, come Santa Clelia infiammata di amore per i suoi bambini e per le sue sorelle, amore che Gesù ci dona e che è il più umano, quello che dà vera bellezza e gioia ai nostri amori umani. Alziamo con Santa Clelia lo sguardo per non lasciarci intrappolare dalle trame del pensiero solo orizzontale, cerchiamo la sapienza dei piccoli e degli umili, di chi si fa servo e non padrone, sapienza di vita, e di una vita una bella e piena perché amata e amante, piena di pace perché disarmata e disarmante, fortissima perché umile, più forte della penosa, e pericolosa per tutti, forza dell’uomo che distrugge se stesso e il prossimo.

Santa Clelia indica il cielo perché lì c’è quello che non finisce e così capiamo quello che conta sulla terra e ciò che vale davvero per noi stessi. La vita, anche la nostra, è un seme che dobbiamo gettare nella terra perché dia frutto. Dio ci ama e vuole che diamo frutto, il nostro, ognuno con la sua misura e differenza! Santa Clelia ha gettato nella terra delle Budrie il seme della sua vita e non ha smesso di dare frutti. Tutto comincia dal cuore. Niente è potente come l’amore, nessuna energia è paragonabile a questa divina passione. E l’amore donato non finisce, anzi non smette di generare vita e gioia. E sarà quello eterno. “
”Signore, aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore, e con queste fiamme accendete il mio: fate che io bruci d’amore”. “Fate che io bruci d’amore”: questo è, in fondo, il linguaggio consueto degli innamorati, sempre uguale e sempre diverso. Clelia, piena di amore, è davvero catechista di noi tutti e ci insegna a trasmettere il Vangelo perché ce lo fa vivere e ci fa sentire quanto ci ama, amando come quando lavò i piedi alle sorelle.Clelia coglie ogni occasione per fare innamorare le giovani del Signore. Ecco cosa dobbiamo fare: essere innamorati e fare innamorare. Non accade niente e non cambia niente se non siamo innamorati. E fare innamorare di Gesù ci fa sentire amati da Lui, ci insegna ad amare e a non avere paura di perdersi.
Sono dieci anni dalla scomparsa del Cardinale Biffi, che tanto amò la semplicità sapiente di Clelia.
Termino con le sue parole, che faccio mie, ringraziandolo a nome di tutta la Chiesa: “A lei raccomandiamo questa parrocchia delle Budrie, che è stata sino alla fine la sua vera scuola di santità e il suo campo di lavoro apostolico; la Congregazione delle Minime dell’Addolorata, che è la sua famiglia e la sua eredità; i giovani e le ragazze perché siano aiutati a capire i veri valori per i quali mettere sul serio conto di vivere e di lottare; gli uomini e le donne della nostra regione, perché ricevano un supplemento di saggezza e ritornino ad essere educatori prudenti e impegnati dei figli, e nella legge di Dio ritrovino la norma ispiratrice di ogni loro comportamento personale e sociale; le vocazioni sacerdotali nella Chiesa di Bologna, perché siano tante, buone, perseveranti; e infine a lei raccomandiamo la pace, la prosperità, la sicurezza di vita e di lavoro per tutti, in questa nostra antica terra cristiana.

Ma chi ringrazia di solito chiede ancora grazie; chi è stato favorito è indotto a sollecitare altri favori; chi si è sentito oggetto di privilegiata attenzione diventa insaziabile nel domandare. Ognuno di noi custodisce e nasconde nel suo cuore le sue proprie richieste. Che Santa Clelia ci aiuti a fare della nostra Diocesi una Chiesa «catechistica», cioè una Chiesa capace di parlare a tutti – ai piccoli e agli adulti, ai certi e ai dubbiosi, ai cattolici e ai non cattolici – con semplicità delle grandi realtà che costituiscono il mirabile disegno di Dio; una Chiesa pronta e attenta a esporre con nitida precisione ciò che della Rivelazione nitidamente è stato precisato nel magistero di venti secoli; una Chiesa che si ritenga chiamata non tanto ad amabili e inconcludenti conversazioni con le varie culture mondane, quanto all’ardore di annunciare efficacemente Cristo a tutti gli uomini che incontra sulla sua strada”. Amen.

Le Budrie di San Giovanni in Persiceto, parco del Santuario di Santa Clelia
13/07/2025
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