inaugurazione della sede rinnovata dell’Istituto «Veritatis Splendor»

Bologna, istituto Veritatis Splendor

Eminenza, la Sua presenza tra noi ci dice e ci conferma la costante amicizia di cui Ella ci gratifica e la cordiale attenzione che ha sempre riservata a Bologna e alla sua vicenda ecclesiale. Le siamo sinceramente riconoscenti.
Ma la partecipazione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana all’odierno atto inaugurale richiama anche ed esprime l’intima connessione dell’iniziativa che oggi ci raduna con la vita e l’orientamento delle Chiese italiane.

Nessuno può dimenticare che all’origine dell’Istituto Veritatis Splendor c’è il XXIII Congresso Eucaristico Nazionale, qui celebrato nel 1997. Quell’evento è stato da noi vissuto come un impegno appassionato e coinvolgente, ma è stato anche un dono: un grande dono delle Chiese d’Italia alla nostra Chiesa particolare, che in quel felice appuntamento si è sentita straordinariamente incentivata nella sua vitalità. Quel Congresso è stato davvero una grazia che continua a dare i suoi frutti.

Nel multiforme itinerario di preparazione alla grande assise siamo stati indotti tra l’altro ad allestire quattro convegni culturali che hanno avuto notevole risonanza: in essi sono stati attivamente chiamati in causa centootto docenti universitari. Ci siamo allora resi conto non solo dell’urgenza ma anche delle concrete possibilità di affrontare il tema della cultura con una sollecitudine pastorale più mirata e più organica: così è sorta e si è affermata l’idea di un istituto come questo, per diversi aspetti inedito e singolare.
In virtù di questa presa di coscienza e di questa operosa determinazione ci siamo trovati in naturale sintonìa con quel “progetto culturale orientato in senso cristiano” che i Vescovi italiani, a partire dal Convegno di Palermo del novembre 1995 vanno proponendo con assiduità e convinzione.

Il cardinal Ruini, cui si deve la prima indicazione di quel traguardo pastorale (nel Consiglio permanente di Montecassino del novembre 1994) è colui che più di ogni altro ha l’autorità e l’autorevolezza per regalarci oggi una parola di incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa.
L’edificio che ci ospita si fregia del bel nome di “Casa della misericordia”. Tale denominazione – che rivela la sua primitiva destinazione – vuol assicurare tra noi il ricordo affettuoso e grato verso le Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli, le quali, impossibilitate a proseguire la loro preziosa e provvidenziale permanenza in questa sede, con generosa semplicità l’hanno consegnata alla diocesi.

Ma quel nome – che significa in primo luogo la perennità della nostra gratitudine – vuol essere anche un ammonimento e un programma per il nostro lavoro. Da quando il Creatore dell’universo ha voluto iniziare la nostra salvezza vincendo la nostra cecità e il nostro errore con la missione del Logos eterno, che è “la luce vera che illumina ogni uomo” (cfr. Gv 1,9), la prima e la meno surrogabile misericordia, che possa essere offerta a un’umanità sempre alle prese col rischio dramatico di restare immersa “nelle tenebre e nell’ombra di morte” (cfr. Lc 1,79), è quella di illuminare le menti e consolare i cuori con lo “splendore della verità” (veritatis splendor).

Promotrice dell’Istituto è la Fondazione Cardinal Giacomo Lercaro, che si è assunta questo compito certa di mantenersi fedele agli insegnamenti del suo indimenticato maestro, e persuasa di proseguire così sulla strada da lui tracciata. E’ indubitabile infatti che l’affermazione sapiente della cultura cattolica e la formazione intellettuale e morale delle nuove generazioni, alla scuola intramontabile del Vangelo, siano state tra i desideri più vividi e tra gli intendimenti più risoluti di quel grande Arcivescovo.
C’è, come si vede, tra le premesse e le ispirazioni di quanto oggi avviene anche la memoria sempre viva di un lungimirante insegnamento e di una stagione particolarmente fervida e feconda della nostra storia.

La serenità della convivenza, il fraterno senso di ospitalità, la varia operosità di questa “Casa della misericordia”, nonché l’ordinato integrarsi delle varie realtà che qui saranno operanti e l’effettivo conseguimento delle finalità dell’Istituto, sono resi possibili e assicurati dalla dedizione dei “Discepoli del Signore”. Dalla loro fedeltà e dal loro entusiasmo dipenderà in buona misura l’avvenire e la prosperità di questa coraggiosa iniziativa dell’arcidiocesi bolognese.

Nella schietta condivisione degli ideali che ci hanno mosso – e più ampiamente nell’offerta della propria disponibilità alle varie responsabilità di evangelizzazione e di pastorale della nostra Chiesa – la comunità dei “Discepoli del Signore” pensa di trovare la forma più congeniale e pratica di una decisiva sequela di Cristo. A loro giunga, con l’augurio di ogni bene, il nostro più cordiale ringraziamento.

L’Istituto Veritatis Splendor ufficialmente si inaugura oggi, ma non parte da zero. In questi anni, pur non disponendo ancora di una sede adeguata, ha già dimostrato di essere produttivo, nella sua duplice e integrata finalità: la ricerca e la formazione.
Decine di ricerche sono state condotte a termine in diverse discipline, fino a darne comunicazioni in edizioni di tutto rispetto. Alla formazione poi si è atteso sia con lezioni specialistiche sia con corsi pubblici molto frequentati.

Non va dimenticata la “scuola di anagogia”, che è andata proponendo una linea teologica originale e rigorosamente coerente, con diverse trattazioni pubblicate e persino tradotte in altra lingua.
Questa annotazione – che conclude il mio intervento – è enunciata soprattutto come un segno di speranza. Se già tanto è stato fatto in condizioni ancora precarie, possiamo fondatamente attenderci che, con la nuova sede, la vitalità e la resa dell’Istituto in un prossimo futuro si accrescano di ampiezza, di intensità, di pregio.

Se questo avverrà, come tutti auspichiamo; se il poter disporre di una dimora così imponente e dignitosa favorirà davvero un’irradiazione culturale che onorerà l’intera città di Bologna; se l’Istituto Veritatis Splendor potrà svolgere al meglio la sua missione di luce anche per il prestigio di questa sua esteriore collocazione, questo lo si dovrà alla munificenza, alla perspicacia, alla magnanimità della Fondazione Carisbo (e segnatamente del suo Presidente professor Fabio Roversi Monaco), che con un cospicuo intervento finanziario ha reso possibile il ripristino integrale di questo palazzo.

11/10/2003
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