Siamo accolti da una famiglia francescana. Vorrei iniziare questa breve riflessione sulla gioia – in un tempo di paura, di turbamento, di scoraggiamento, di sofferenza e di morte – ricordando proprio la perfetta letizia di San Francesco. Nelle difficoltà siamo chiamati ad esser uomini di fede, perché possiamo rendere la tempesta motivo di cambiamento e di testimonianza.
Beati gli afflitti. “La fede non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te”, ha detto Papa Francesco. E’ quello che visse San Francesco: quando aveva tutto gli mancava tutto perché non aveva incontrato l’amore che spegneva quella sete che aveva e che non aveva trovato risposta nei vestiti, nell’apparenza o nell’essere cavaliere secondo il mondo.
Noi potremmo dire: “Va bene, ma San Francesco era un santo!”. Sì, certo, era un santo, ma lo era perché era un uomo, un uomo vero, gioioso, libero perché aveva scoperto l’amore di Dio. Non era prigioniero delle apparenze da quando si era spogliato di tutto e si era rivestito del sentirsi amato da Dio. Aveva di meno per avere tutto e viveva la fraternità e non la solitudine e la diffidenza del ricco.
Francesco aveva tante difficoltà e malattie, cieco e segnato da tante sofferenze. Eppure era sempre gioioso. Non aveva fatto studi di controllo delle proprie emozioni o non aveva scoperto qualche formula di rilassamento. La sua forza era l’amore di Dio che sentiva nel suo cuore, tanto che riusciva a rendere le avversità motivo per esserne più forte, perché niente poteva separarlo dall’amato. Papa Francesco nella bellissima veglia di venerdì scorso, ci ha fatto comprendere la forza della preghiera, dello stare con Dio che porta alla bonaccia. “Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”.
Questa è la perfetta letizia, perché se abbiamo, come scrive San Paolo, l’amore hai tutto, mentre se non lo abbiamo posso compiere cose grandiose, parlare tutte le lingue, conoscere tutti i misteri anche avere fede tanto da trasportare le montagne, sarei nulla. Abbracciare il crocifisso per “trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente” o forse dovremmo dire lasciamoci abbracciare dal crocifisso per trovare Gesù che come dice Sant’Agostino “sarà la fine dei nostri desideri: lo contempleremo senza fine, lo ameremo senza saziarcene, lo loderemo senza stanchezza.
E questo dono, questo affetto, questa occupazione sarà comune a tutti come a tutti sarà comune la vita eterna. Ognuno possederà il proprio dono: l’uno l’avrà più grande, l’altro più piccolo, ma ognuno avrà insieme al proprio dono anche quello di non desiderare niente di più”. Lui ci fa trovare tutto, perché riesce a dare a tutto un valore, perfino “nostra sorella morte”. Questa è la fede, che fa vivere perché volge al bene anche le cose brutte e vince le tempeste, anche quella più grande, la morte, che tanta paura incute.