Concludiamo la domenica dell’ingresso del Signore in Gerusalemme. Ci accompagnerà anche nei prossimi giorni questa preghiera della sera. Ne abbiamo tanto bisogno per non bruciare le parole. L’interiorità, cioè una decisione profonda, il seme nella terra buona del nostro cuore, ha bisogno di tempo, di pazienza, di insistenza, di spazio.
Da Maria impariamo il silenzio interiore, lei che conservava tutto nel suo cuore, madre con l’anima trafitta. La passione di Gesù chiede passione vera, amore più forte della paura e dell’amore per sé. Stiamo con Maria per vedere il proprio figlio morire e morire in maniera desolante, perché oltre al fallimento che sempre è la morte si aggiunge il fallimento di tutta la vita, del suo essere.
Questo gli viene gridato: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce” che è come dire sei fallito, non sei nessuno. Noi stiamo con Maria, che resta accanto a Gesù e ad ognuno di noi nella vita e “nell’ora della nostra morte”.
Chi ama non scappa: resta, in vita e anche nelle ore difficili della sofferenza, in quel passaggio a volte davvero difficile che è morire. Restiamo con lei per imparare ad amare, anche solo con la presenza. I discepoli salvano se stessi, forse si accusano, si ritrovano soli, senza futuro e anche loro privati di quello in cui avevano creduto.
Nessuno di loro ricorda le parole che pure Gesù aveva loro confidato per cui il terzo giorno sarebbe risuscitato. Sono scandalizzati dalla sua debolezza e amano più se stessi di Gesù, amano fino ad un certo punto. Vogliamo essere come Giovanni l’unico che resta insieme a Maria, sotto la croce, anche se agli uomini sembra inutile e rischioso.
Così rinnoviamo quello che purtroppo ci è tolto in questi giorni l’essere presi fisicamente da Maria e poterla prendere con noi, nella nostra casa. Restiamo spiritualmente con Maria, donna della speranza di un tempo migliore, perché “la speranza non delude; non è un’illusione, è una speranza”, ha detto Papa Francesco.
Papa Benedetto spiegava che il rosario “è preghiera contemplativa e cristocentrica, inseparabile dalla meditazione della Sacra Scrittura”. Maria non ha mai smesso di affidarsi alla volontà di Gesù e lei per prima fa tutto quello che lui dice, così come chiese ai servi a Cana e come ci continua ad indicare perché la nostra gioia non finisca.
Il Rosario, pratica dei poveri, ci abitua ad essere spirituali, lasciando spazio ai misteri di amore di Cristo, ai momenti della sua vita, e a farlo non solo con Maria, ma come Maria. “Gesù ha provato l’abbandono totale, la situazione a Lui più estranea, per essere in tutto solidale con noi.
L’ha fatto per me, per te, per tutti noi, lo ha fatto per dirci: “Non temere, non sei solo. Ho provato tutta la tua desolazione per essere sempre al tuo fianco”. Anche per questo affida Giovanni a Maria, perché “nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: “Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene”.