Questa sera preghiamo per noi, per la fine della malattia, del contagio che tanto ci preoccupa e tanta sofferenza provoca. Dobbiamo avere responsabilità per noi stessi e per i nostri fratelli, perché di fratelli si tratta, non di estranei. Ma stasera sotto la croce di Cristo, contemplando con Maria i misteri dolorosi del suo figlio e di quei tanti crocifissi che Gesù ci aiuta a vedere, vogliamo ricordare i missionari morti in questo ultimo anno a causa del Vangelo di amore.
Chi contempla la croce contempla la sofferenza di ogni uomo. Chi la contempla con Maria sente la spada trafiggere anche la sua anima, per la compassione che questa ha verso suo figlio e che vederla fa provare anche a noi. Una madre che soffre fa capire il dolore.
Oggi ricordiamo i martiri della porta accanto, uomini e donne che non amavano certo il rischio ma non sono scappati, non sono rimasti lontani. Avevano paura, come tutti. Ma un cristiano rimane, ama. Questa è la differenza e questa è la forza dei cristiani: non il coraggio, non l’incoscienza o il disprezzare se stessi.
Il martire è tutt’altro che un volontario della morte. E’ un uomo che cerca e ama la vita, ma non solo per sé o la sua, per tutti! Oggi è il giorno in cui Mons. Romero, arcivescovo di San Salvador, venne ucciso quaranta anni or sono, perché parlava dei poveri, li ricordava uno per uno e li strappava alla violenza e all’anonimato. I martiri ci ricordano cosa significa essere cristiani nelle avversità e ci ricordano anche i tanti luoghi di sofferenza della pandemia della violenza, della ingiustizia, della fame che riduce il mondo ad un vero ospedale da campo.
In questo dobbiamo avere un pan-amore, un amore per tutti. Nella compassione tutte le sofferenze le sentiamo nostre e ci ricordiamo di loro, almeno nelle nostre preghiere. Le difficoltà sono occasione per dare testimonianza, per fare conoscere l’amore. Nel 2019 sono stati uccisi nel mondo 29 missionari, 18 sacerdoti; un diacono permanente, due religiosi, due suore e sei laici. A questi permettete di aggiungere i medici, il personale sanitario, i sacerdoti, morti a causa del loro servizio, come don Giuseppe Berardelli, che ha lasciato il respiratore a chi fosse più giovane di lui.
Scrisse il martire del nazismo Dietrich Bonhoeffer: “Gli uomini corrono a Dio nel loro bisogno, implorano aiuto, invocano pane e fortuna, salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte. Tutti, cristiani e pagani. Gli uomini vanno da Dio nel suo bisogno, lo trovano povero, umiliato, senza tetto né pane, lo vedono soffocato dai peccati, dalla debolezza, dalla morte. I cristiani stanno accanto a Dio nella sua sofferenza. Dio va a tutti gli uomini nel loro bisogno, sazia il corpo e l’anima con il suo pane, muore crocifisso per i cristiani e pagani e a tutti perdona”.
Sì, Gesù è il primo martire. Lui ha preso la nostra debolezza e debole ha vinto il male per vincerlo e farci risorgere con Lui. Lui ci ha donato l’amore per non smettere mai di amare.