Messa per la festa di Sant’Anna alla Fondazione Sant’Anna e Santa Caterina

Papa Francesco ha voluto con insistenza che la memoria di Sant’Anna e di San Gioacchino, i genitori di Maria, fosse la festa dei nonni e degli anziani. La celebriamo nell’anno del Giubileo che, come sappiamo, è legato alla speranza. Spes non confundit, la speranza non delude. Nel messaggio per questa Giornata, Papa Leone XIV ha ripreso un versetto del Libro del Siracide: “Beato chi non ha perduto la sua speranza” (cfr. Sir 14,2).

Sì, davvero beato, felice, è colui che non ha perduto la speranza per le difficoltà, non perché non abbia avuto difficoltà ma perché non ha smesso di sperare! Beato chi non ha perduto la speranza preferendo questa al più facile fatalismo, l’arrangiarsi, il cercare qualsiasi soddisfazione perché non si cerca più qualcosa di grande e di nuovo.

Quando perdiamo la speranza non troviamo gioia, perché ci stordiamo con il presente e finiamo per riempirci di prestazioni, di verifiche, di possessi, senza trovare quello che davvero cerchiamo e di cui abbiamo bisogno. Non si può vivere senza speranza perché finiamo consumatori mai sazi di benessere, alla ricerca di rassicurazioni, angosciati per il futuro, sospettosi e aggressivi sul presente, dal quale vogliamo scappare e che ci incute paura.

Gesù, a noi che perdiamo facilmente la speranza, che ci abituiamo a vivere rassegnati, scettici, amari, ci fa ritrovare la speranza. Anzi, ci chiede di essere uomini di speranza, tanto da trasformare i segni dei tempi in segni di speranza. Disse Papa Francesco durante il ricovero in ospedale: “Il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza” (Angelus, 16 marzo 2025).

 Uno dei segni dei tempi è la solitudine, che diventa per tutti, specialmente per chi è anziano, tristezza e abbandono. Papa Leone XIV conosce la nostra debolezza, ma ci ricorda che possiamo essere primi testimoni di speranza, perché è quando sono debole che allora sono forte. Dire questo appare un tradimento per la nostra generazione alla ricerca di benessere, ossessionata dalle conferme del proprio valore, perché l’indicatore di questo è, purtroppo il consenso, la forza, l’esibizione di sé. Papa Leone XIV invita a liberarsi dalla solitudine e dall’abbandono.

Anzi ci chiede una “rivoluzione”, quella della gratitudine e della cura. Spesso pensiamo che non c’entriamo nulla mentre, in realtà, possiamo fare molto “facendo visita frequentemente agli anziani, creando per loro e con loro reti di sostegno e di preghiera, intessendo relazioni che possano donare speranza e dignità a chi si sente dimenticato”.

“Abbiamo una libertà che nessuna difficoltà può toglierci: quella di amare e di pregare. Tutti, sempre, possiamo amare e pregare. È il bene che vogliamo non si spenga quando le forze svaniscono. Ringraziamo Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l’unità con i nostri cari, allarghiamo il nostro cuore a chi è più lontano e, in particolare, a chi vive nel bisogno. Saremo segni di speranza, ad ogni età. Non ci scandalizza la nostra debolezza. Il Signore saprà togliere e proteggere il grano. È il nostro avvocato, diceva Papa Benedetto XVI, oltre che giudice. Egli sa difendere quello che abbiamo di bello, che gli altri spesso non sanno riconoscere. Dio, che ci ama, sì e lo ricorda.

Quante volte ci angustiamo: si ricorderanno di me? Si ricorderanno di quello che ho fatto? E a volte siamo sconsolati, altre volte ci arrabbiamo e vogliamo verificare. Sappiamo che Dio si ricorda di noi, conserva la nostra vita e ci libererà da quello che ci fa male. Affidiamoci a Lui con speranza. Ecco perché guardare con speranza la nostra vita. L’Italia? “È un Paese ostile agli anziani”, disse autorevolmente un responsabile proprio di una di quelle istituzioni preposte a difendere gli anziani. Che il Signore renda le nostre comunità case della pace, vinciamo la solitudine, la paura, ricostruiamo legami personali di amore e di fiducia dove nessuno sia lasciato solo nella sua fragilità. Gli anziani comunichino tanta speranza, liberi da inutili affanni, pieni del suo amore.

Bologna, Casa di riposo della Fondazione Sant'Anna e Santa Caterina
26/07/2025
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