S. Messa esequiale in suffragio di Luciano Bovicelli Professore Emerito di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Bologna

Bologna, Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano

Sabato scorso, 17 dicembre, il Signore ha posto fine al pellegrinaggio terreno del Prof. Luciano Bovicelli, Professore Emerito di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Bologna. Erano le 14.05, l’ora stessa in cui S. Pietro salì al tempio a pregare e il momento in cui, ogni giorno, la Chiesa lo invoca con la preghiera dell’«Ora nona», perché il Principe degli Apostoli “rafforzi i nostri passi sulla via della fede”.

La Provvidenza, poi, ha voluto che il grande trapasso di Luciano avvenisse nel giorno in cui la liturgia della Chiesa intensifica la sua attenzione sul mistero della nascita di Gesù, ormai vicina, attraverso il canto delle «Antifone Maggiori», che la tradizione chiama le antifone «O». Questi testi, infatti, esprimono lo stupore della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero del “Verbo della vita, che si fa visibile» (Cf. 1 Gv 1, 1-2) e viene alla luce dal grembo della Vergine Maria.

Questo testo – che esisteva già ai tempi di Carlo Magno (sec. 8°) – così si esprime: «O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni, insegnaci la via della saggezza». Nella parola “Sapienza”, l’antichità sia orientale che occidentale ha condensato il meglio della saggezza umana, cioè tutto l’umanesimo. La Sapienza è Dio stesso che entra nella storia, attraverso la nascita di un Bambino a Betlemme. Egli è il “Logos”, la “parola ragionevole”, che invade l’universo e stimola l’intelligenza umana a dare il meglio di sé. È questa Sapienza che ha lasciato traccia di sé nella vita e nell’opera di Luciano.

Il contesto liturgico, che ha accompagnato la morte di Luciano, ci aiuta a scrutare la complessità del tempo in cui viviamo con maggiore consapevolezza. Le celebrazioni natalizie ritornano ogni anno a risvegliare le coscienze, per metterle in sintonia con la “pienezza del tempo”, che ha segnato l’ora dell’Incarnazione del Figlio di Dio, nato per introdurre tra gli uomini la verità e l’amore, le componenti indispensabili per promuovere la vita e l’autentico sviluppo sulla terra.

Ma, ormai, “il tempo si è fatto breve” (1 Cor 7, 9), perciò dobbiamo vigilare attentamente sulla nostra condotta, traendo profitto dal tempo presente, perché “i giorni sono cattivi” (Cf. Ef 5, 15-16). Molti “anticristi” sono apparsi sulla terra, i “menzogneri, coloro che negano che Gesù è il Cristo” . La loro presenza ci avverte che siamo giunti “all’ultima ora” (Cf. 1 Gv 2, 18-23), perciò non abbiamo tempo da perdere: “bisogna resistere saldi nella fede” (Cf. 1 Pt 5, 9).

In tale prospettiva, chiediamo al Signore di “insegnarci a contare i nostri giorni per raggiungere la sapienza del cuore” (Cf. Sal 90, 12). Questa saggezza è indispensabile per risolvere gli enigmi del vivere quotidiano e porre rimedio alle angosce di un’esistenza che svanisce, ma non si esaurisce con “sorella morte”, la quale, invece, offre l’opportunità di sintonizzare le età della vita con Cristo, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (Cf. At 4, 12), in grado di far crescere il “bulbo della speranza” (M. Luzi).

Su questo orizzonte ci porta anche il profeta Isaia, un nome emblematico che significa «Dio salva». Nel testo che abbiamo ascoltato egli mostra la città redenta, la nuova Gerusalemme (Cf. Ap 21.2), dove sulla rocca di Sion, “in quel giorno il Signore preparerà un banchetto per tutti i popoli” (Is 25,6). Solo in forza di questo “banchetto” – imbandito oggi nell’Eucaristia – verrà strappato il “velo” dell’ambiguità che copre, qui in terra, “la faccia di tutti i popoli” (Cf. Is 25,7). É grazie al “pane della vita” (Gv 6,35) che “la morte verrà eliminata per sempre e le lacrime verranno asciugate su ogni volto”(Cf. Is 25,8). È in questa Messa che noi affidiamo alla misericordia del Padre tutta l’esistenza e la missione di questo nostro illustre fratello.

Luciano è nato a Pesaro il 25 maggio 1935 e si è laureato a pieni voti nel 1963. Nei 76 anni della sua storia personale, emerge un filo conduttore, che non si è mai spezzato: l’impegno nella ricerca, il coraggio dell’innovazione, il pagare di persona senza attendere i tempi della burocrazia. Per questo è stato un pioniere nell’aprire nuove frontiere nel campo dell’ostetricia. Un uomo esigente con se stesso e con gli altri. Aveva un carattere forte, uno stile sintetico e sbrigativo, ma sempre accompagnato da una grande sensibilità.
Questo  luminare della Ginecologia è stato educato secondo i principi della fede cristiana e aveva capito che la “Sapienza” trascendente – che ora rinasce sacramentalmente nella liturgia del Natale – non è contro la “scienza”, ma diventa stimolo per orientarla al bene. Il suo carisma scientifico, che affonda le radici nei doni dello Spirito Santo ricevuti con il Battesimo e la Cresima, lo ha speso a favore della vita, confermandolo come uomo votato al bene, specialmente al bene della donna ma soprattutto del bambino. Questa era la sua missione. È stato definito “il ginecoloco dei Vip”, ma lo è stato anche per ogni donna che desiderava avvalersi della sua professionalità.
Penso che questo suo amore per la salvezza del “feto” abbia indotto la Vergine Maria ad introdurlo nell’area dell’eternità proprio nel momento cruciale della Sua trepidante attesa. La Chiesa – lo abbiamo già detto – celebra questi giorni prenatalizi con forte intensità, dal 17 – giorno della sua morte – al 24 dicembre quando, nella notte, i pastori udirono l’annuncio dell’Angelo del Signore: “Vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Cf. Lc 2, 9-11). È la gioia che si è manifestata nelle donne che Luciano ha accompagnato nella gestazione di una nuova vita.
Poi, anche per questo precursore della diagnosi prenatale è giunto il momento della prova e della sofferenza, sempre vissuta con dignità e consapevolezza. Con questa Messa, concelebrata con il suo Parroco Mons. Giulio Malaguti e con Mons. Stefano Ottani, Parroco di questa Basilica, noi rendiamo grazie al Signore per averci donato questo scienziato amico della vita, ma anche per implorare la Divina Misericordia su questo nostro fratello, perché “redento dalla morte, assolto da ogni colpa, riconciliato con il Padre, partecipi alla gloria eterna nel regno dei cieli” (Rito delle esequie, n. 73).
Carissimi Anna Maria e Alessandro con Giuseppina e Luca, questa Liturgia ci dispone ad accogliere con ferma fiducia le parole del Vangelo di Giovanni: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me… io vado a prepararvi un posto… perché siate anche voi dove sono io». (Cf. Gv 14, 1-6).

È la prospettiva della gioia senza fine e della domenica senza tramonto, dove ogni essere umano trova le condizioni per una piena realizzazione di sé, nel coinvolgimento diretto e gaudioso della visione beatifica di Dio.

A noi che rimaniamo quaggiù è chiesto di rinvigorire la fede, la speranza e la carità verso Dio e verso il prossimo e, così, rafforzare la capacità di resistere alla tentazione dello sconforto e della ribellione.

Pertanto, tutti noi, siamo chiamati a mantenere fisso lo sguardo su Gesù, senza tentennamenti e senza distrazioni, perché Lui solo è la “via”, la “verità” e la “vita” (Cf. Gv 14, 6).

20/12/2011
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