S. Messa esequiale per l’on. Luigi Preti

Bologna, Basilica di San Francesco

Il 19 gennaio scorso si è conclusa la lunga vita terrena dell’On. Prof. Luigi Preti, protagonista e testimone autorevole della vita politica e sociale italiana del secolo XX.

Il Signore lo ha chiamato a sé alla veneranda età di 94 anni, dopo un’intera esistenza spesa per dare alla nostra Repubblica un sistema politico coerente con la dignità della persona umana e la sua libertà, in un contesto di laicità aperta al trascendente: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Cf. Mt 22,21).

Ed è proprio in questa dimensione trascendente che oggi noi ci immergiamo, per dare definitivo compimento alle nobili aspirazioni che hanno sempre guidato sul piano umano l’On. Preti e che il Profeta Isaia, oggi, ha presentato come antidoto agli effetti perversi della “città del caos” (Cf. Is 20,10-12), segnata dall’egoismo, dalla crescente “disforia”, causa prima della conflittualità permanente a tutti i livelli della vita sociale.

Isaia, attraverso la figura del “banchetto preparato per tutti i popoli” (Cf. Is 25,6), presenta l’evento della morte e risurrezione di Cristo come referente definitivo per ogni uomo di buona volontà, che nella sua vita cerca di “strappare… il velo che copre la faccia di tutti i popoli” (Is 25,7), cioè di smascherare e combattere la causa vera della disgregazione sociale, del dolore e della morte.

Su questo orizzonte noi ci incontriamo con Gesù, “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Cf. Gv 1,29) e che ha detto: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).

Questo “pane della vita” (Gv 6,48), oggi, lo troviamo nella Chiesa che celebra l’Eucaristia, segno sacramentale del Sacrificio di Cristo, offerto per la remissione dei peccati e per introdurre nella nostra esistenza la prospettiva della vita eterna. Infatti, attraverso di essa, il Signore “eliminerà la morte per sempre” (Is 25,8), perché “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).

Luigi Preti era nato a Ferrara il 23 ottobre 1914. Laureato in Giurisprudenza, ha insegnato Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Ferrara. Nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente e nel 1947 fonda, con Giuseppe Saragat, il Partito Socialista Democratico. Più volte Ministro, ha ricoperto vari incarichi nella vita parlamentare e all’interno del suo partito.

Durante il suo lungo pellegrinaggio terreno, Luigi Preti ha cercato di collaborare per la costruzione di una democrazia autentica, libera dai dettati totalitari: prima, opponendosi alla persecuzione omicida dell’era fascista, poi dissociandosi da un socialismo succube del partito comunista, non rispettoso della persona, come soggetto sociale, e intriso di ateismo.

Come membro autorevole dell’Assemblea Costituente, ha dato un lucido e consistente contributo nella redazione della Costituzione della Repubblica Italiana, depositaria di un concetto di laicità, aperto ai valori della persona nel contesto della nostra identità nazionale, forgiata dal cristianesimo.

Egli non vedeva contrapposizione ma integrazione tra democrazia, laicità e cristianesimo e aveva fatto suo il “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce. Era fermamente convinto – e tale era la convinzione della stragrande maggioranza dei nostri Padri costituenti – che la Nazione italiana, indipendentemente dall’essere i suoi cittadini praticanti o non praticanti, credenti o non credenti, ha nel suo codice genetico l’esperienza bimillenaria del cristianesimo, come religione storica del popolo italiano.

Pertanto, l’On. Preti ha sempre avuto un alto senso dello Stato, perché lo vedeva in rapporto alla sua ragion d’essere: governare la Nazione, con la sua identità storica e le componenti indelebili della sua cultura strutturale. Per questo soffriva e reagiva di fronte all’atteggiamento iconoclasta nei confronti dei massimi segni della cristianità, come il Natale e la Festa di Ognissanti, frutto tipico dell’insipienza e del “politicamente corretto”, che sta portando l’Italia verso una vera “deriva antropologica” (Cf. Censis 2008, XIII).

Dieci anni fa, il 21 dicembre 1998, l’Onorevole mi scrisse una lettera gratulatoria per aver reagito con chiarezza e determinazione nei confronti di un Quartiere cittadino che aveva allestito un presepe “multietnico”, con lo scopo di suscitare un “confronto laico” tra la nascita di Gesù, del Buddha, di Osiride, di Krishna e di Maometto (Cf. Il Resto del Carlino, 16-12-1998).

Egli definì questo atteggiamento sincretistico come “un errore gravissimo, perché una cultura italiana che prescinda dalla profonda influenza nei secoli della religione cattolica, diventa una cultura astratta e, quindi, non più nazionale”.

Questo suo atteggiamento non nasceva da una propensione xenofoba, come egli stesso mi scrive: “non sono assolutamente una razzista, tant’è vero che tengo gratis, da parecchi mesi, in un appartamento dei miei suoceri defunti un albanese di famiglia musulmana”. La sua difesa dei valori nazionali, invece, nasce dalla profonda convinzione che senza una propria identità non si aiutano le persone di diversa cultura, che bussano alla nostra porta, ad inserirsi in modo organico e rispettoso della libertà di tutti.

Nell’On. Luigi Preti noi abbiamo avuto non solo un cultore del “diritto e della giustizia” (Cfr. Is 32,15-18), un illuminato uomo politico e lo scrittore di talento, ma soprattutto un testimone di quella nuova laicità che oggi viene auspicata da molti, in particolare da Benedetto XVI e, a Bologna, dal nostro Cardinale Arcivescovo Carlo Caffarra (Cf. Omelia di S. Petronio 2005). Anche tante altre persone di buona volontà, oggi, stanno rivalutando il buon uso dell’intelligenza come allargamento degli spazi della razionalità, fino a scoprire che il retto uso della ragione confluisce nell’area dell’amore vero, quello che Dio ha manifestato inviando tra noi suo Figlio, Gesù Cristo, “perché il mondo si salvi” (Cf. Gv 3,16).

Questa salvezza è cominciata, due millenni fa, con l’Incarnazione del Figlio di Dio e continua, oggi, nella sua dimensione storica, grazie al dinamismo sacramentale della Chiesa, ma, come ci ha ricordato il Vangelo di Giovanni, essa ha, in prospettiva, il suo traguardo finale nella dimensione escatologica: “Non sia turbato il vostro cuore: abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me, io vado a prepararvi un posto, perché siate anche voi dove sono io” (Cf. Gv 14,1-3).

È la prospettiva familiare e interpersonale tanto cara a Luigi Preti che, assieme alla sua Anna, continuerà a vegliare sui figli e i nipoti, esortandoli a mantenere alto il testimone di una sana laicità, capace di vedere in Cristo non il problema, ma la salvezza ultima di tutti i problemi. Per questo Egli è “la via, la verità e la vita” (Cf. Gv 14,6).

 

24/01/2009
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