S. Messa nel XXIX anniversario della strage della stazione ferroviaria di Bologna

Bologna, Chiesa di San Benedetto

(Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35)

Il tempo passa in fretta, ma non cancella la memoria di un evento che, 29 anni fa, ha profondamente ferito e offeso la nostra città. Questo gesto infame ha rivelato la presenza, nella compagine sociale, di forze oscure e brutali, capaci – come Caino – di uccidere il fratello e di spargere il sangue di 85 persone inermi. Questo sangue ancora “grida verso Dio” (Cf. Gn 4) e invoca dagli uomini vera giustizia, sostegno alle famiglie e, soprattutto, la volontà critica necessaria per smascherare le ambiguità culturali e morali che compromettono lo sviluppo e la coesione sociale.

In questo ventinovesimo anniversario, la Chiesa di Bologna si rende presente nel modo a Lei più congeniale, attraverso la celebrazione della Santa Messa, che unisce il sacrificio delle vittime all’offerta sacrificale di Cristo Redentore. Pertanto, con questo rito, noi entriamo in profonda comunione spirituale con i nostri cari, innestati come “vittime di soave odore” (Cf. Gn 8,21) nel mistero pasquale di Cristo, vero garante dell’efficacia della nostra preghiera e sorgente di quella grazia, che assicura energie nuove e potenzialità inedite a chi si spende per il bene comune.

I testi biblici della XVIII Domenica del tempo ordinario, che abbiamo appena ascoltato, ci aiutano ad entrare nell’ottica di ciò che nutre realmente l’esistenza di un popolo, capace di “mormorare”, (Cf. Ef 16,2) ma insensibile all’offerta del vero “pane di vita” (Cf. Gv 6,35). La comunità degli Israeliti gode della libertà procurata da Mosè, ma non sa gestirla secondo prospettive di fondo, indicate dalla teologia della storia. Secondo la visione profetica e sapienziale del libro dell’Esodo, la situazione precaria dovuta alla mancanza di cibo, di acqua e di sicurezza non dipende solo da una migliore strategia organizzativa, ma dal dubbio nei confronti di quel Dio che già li aveva liberati dalle grinfie del Faraone e ora “per loro fa piovere pane dal cielo” (Cf. Es 16,4), “il pane dei forti, per farli entrare nei confini del suo santuario” (Cf. Sal 77,25.54), cioè nell’area dell’autentica libertà. Eppure continuarono a mormorare contro Dio e a non ubbidire ai suoi comandi.

Come si vede, il discorso della manna, ci introduce nella dinamica complessa dell’esistenza umana, immersa nell’inquietudine rivelatrice di esigenze profonde: “Il Signore – dice il libro del Deuteronomio – ti ha nutrito con la manna … per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Cf. 8,3).

Ora, la Parola di Dio ci dice che, dopo il peccato delle origini (Cf. Gn, 3), il suo disegno salvifico deve convivere con il “mistero dell’iniquità”, particolarmente attivo nella storia umana (Cf. 2 Ts 2,7), sotto la regia “del serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana, seduttore di tutta la terra” (Ap 12,9) e ispiratore di ogni strage concepita contro l’innocente (Cf. Mt 2,16). Per questo, San Paolo insiste e ci “scongiura”  di abbandonare le abitudini pagane, proprie dell’ “uomo vecchio, che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli” e ci esorta “a rinnovarci nello spirito della nostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Cf. Ef 4,17-24).

Con il Battesimo, confermato dalla Cresima, noi siamo stati inseriti in Cristo e siamo divenuti “creature nuove” (Cf. 2 Cor 5,7), grazie allo Spirito del Risorto, che ci dà la possibilità di edificare, qui e ora, il Regno di Dio, che non fa concorrenza ai potenti della terra, ma diffonde gratuitamente, mediante i Sacramenti della fede, quelle risorse indispensabili che ogni titolare di responsabilità nei confronti dello sviluppo umano dovrebbe scegliere come criteri ispiratori: “la verità e la vita; la santità (cioè, la qualità totale) e la grazia; la giustizia, l’amore e la pace” (Cf. Prefazio della Solennità di Cristo Re).

Solo in quest’ottica qualitativa è possibile guardare con speranza al futuro, nonostante l’infuriare delle “tempeste” prodotte dalla società “globalizzata”, che ogni giorno manifesta, con crescente e sconcertante lucidità, i segni della “grande malvagità degli uomini” (Cf. Gn 6,5), sempre più ostinati e ribelli, fino ad espellere Dio dal loro vivere quotidiano.

Se vogliamo che la celebrazione del 2 agosto sia liberata dalla logica deprimente e ripetitiva della conflittualità permanente, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e coltivare la memoria secondo la prospettiva sapienziale di Mosè, che nel Salmo 90 ci indica una regola d’oro: “Insegnaci, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (v.12). Ciò significa che il tempo assegnato all’uomo “è breve” (Cf. 1 Cor 7,29) e va decifrato nell’ottica dell’eternità di Dio, una eternità affascinante, perché capace di abilitare il genere umano ad entrare, con le coordinate della Santissima Trinità (la verità e l’amore) dentro le contraddizioni della storia.

Tutti, allora, dobbiamo reimparare a scrutare “i tempi e i momenti” (Cf. At 1,7) delle nostre radici con un “cuore sapiente”, cioè capace di riscoprire che “in Gesù Cristo, la Parola “ragionevole” (Logos) di Dio che si è fatto uomo, il tempo breve diventa una dimensione di Dio, che in se stesso è eterno” (Cf. Tertio millennio adveniente, n. 10). Se dunque vogliamo salvare il tempo che scorre dalle insidie mortali del “potere delle tenebre” (Lc 22,5) e aprirlo sull’orizzonte dell’eternità “dobbiamo – come dice il Vangelo di Giovanni –  compiere l’opera di Dio, cioè credere in colui che egli ha mandato” (Cf. Gv 6,29), Gesù Cristo.

È Lui il fine della storia umana, il punto focale delle aspirazioni di ogni autentica civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore (Cf Gaudium et spes, n. 45). Ma è a Lui, oggi, che rischiamo di voltare le spalle. Tanti cercano la sua Chiesa non perché “hanno visto dei segni, ma perché hanno mangiato quei pani e si sono saziati”, cioè per scopi strumentali a “un cibo che perisce”, senza dare la necessaria importanza al “cibo che dura per la vita eterna” (Cf. Gv 6,26-27).

Per superare le contraddizioni che il peccato dell’uomo ha introdotto nella storia, Cristo nel Battesimo al fiume Giordano, ha ricevuto su di sé il “sigillo” del Padre (Cf. Gv 1,33; 6,27; 10,36) e a Cafarnao, sul Lago di Tiberiade, ha pronunciato le parole risolutive di ogni antitesi: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35). È il pane spezzato nell’Eucaristia, dato a noi “per la vita del mondo” (Gv 6,51).

La nostra società secolarizzata, invece, con la pillola abortiva continua a confezionare il pane della morte. Anziché risolvere i problemi li complica, perché continua a ridurre gli spazi della razionalità, concedendo sempre più potere a una tecnocrazia senz’anima, che indebolisce la democrazia e deresponsabilizza le nuove generazioni.

E non si tenti di tappare la bocca ai Pastori della Chiesa, in nome della laicità o di una presunta invasione di campo. Qui si tratta dell’uso della ragione, che subisce gli effetti delle “degenerazioni antropologiche” registrate dal Rapporto Censis (2007, p.70; 2008,XIII). La retta ragione e la nostra Costituzione ci dicono che la vita è un valore inalienabile in ogni momento del suo sviluppo. Ciò che vive nel seno materno, fin dal concepimento, è vita, non “un grumo di sangue”. San Paolo dice di sé: “Dio mi scelse fin dal seno di mia madre” (Gal 1,15). Per questo i Padri del Concilio Vaticano II, nella Costituzione “Gaudium et spes” hanno solennemente dichiarato che l’aborto e l’infanticidio “nefanda sunt crimina”, cioè sono “abominevoli delitti”.

Di fronte alla ricerca spasmodica di una “libertà senza verità” e del venire meno di un’”etica della responsabilità”, la Chiesa, ogni domenica, nella Messa, continua a spezzare il “pane della vita”, nella certezza che l’Eucaristia domenicale è “l’asse portante della storia”, perché rende disponibile a tutti la Pasqua del Signore, sorgente di ogni salvezza e alimento dell’autentica speranza.

 

02/08/2009
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