La celebrazione di questa sera, il nostro camminare pensoso e lieto per le strade della città che si sono fatte assorte e quasi oranti con noi, il nostro sostare in preghiera, ci aiutano a riscoprire la forza sempre giovane ed efficace dell’eucaristia: l’attualità cioè di una “parola” che è luce di verità ed energia di grazia: di una “parola” che è anche avvenimento salvifico; di una “parola” che è soprattutto una “persona”: una “persona” totalmente donata ñ con la sua “carne” e col suo “sangue” ñ per la vita del mondo (cf Gv 6,51).
“Le parole che io vi dico sono spirito e vita” (Gv 6,64), afferma Gesù. Come a dire: voi ascoltate ogni giorno parole vane e talvolta addirittura parole mortifere; dalle mie parole invece potete attingere un nutrimento autentico e sostanziale.
Terribile è nelle parole umane la capacità di illudere, di ricamare sogni fascinosi sulla tela del nulla, di erigere castelli in aria che alla luce della verità e al maturare dell’esperienza si dissolvono come nebbia al sole, lasciando il cuore deluso e amareggiato.
Terribile è il maleficio di certe parole sordide e avvilenti, le quali, anche quando sono udite incolpevolmente, lasciano nell’uomo l’impressione di essere stato contaminato.
Terribile è il condizionamento e perfino il plagio di certi slogan e di certe frasi ossessivamente martellate, che non esprimono neanche un briciolo di ragionamento o di saggezza.
Ma noi, che crediamo nell’eucaristia, siamo alla scuola della Parola vivente, parola divina e rivestita di accenti umani, parola eterna ed echeggiata per nostra fortuna nel tempo. Infondendoci “spirito e vita”, essa ci fa uomini liberi, ci sottrae alla schiavitù del linguaggio falso e alienante, ci ridona la nostra nativa attitudine a valutare, a scegliere , a decidere.
Questa è parola che mantiene ogni sua promessa, che non delude mai, che consola gli animi feriti dai giudizi degli altri; giudizi spesso senza comprensione e impietosi.
Essa risuona in tutta la sua potenza trasformante, quando l’ascoltiamo in silenzio e ci disponiamo ad aprirci con docilità al suo magistero.
Ogni custodito raccoglimento interiore può favorire questa emozionante comunione con il Verbo del Padre. Ma la condizione più propizia a questa vitale attenzione della mente e del cuore ci è offerta dal silenzio adorante, di cui circondiamo la presenza eucaristica. Sembra una presenza muta, ed è in realtà la più eloquente, perché ci pone a contatto non solo con l’insegnamento salvifico, ma anche con lo stesso nostro Salvatore e Maestro.
Anche le pagine del Libro sacro ñ non dissimili in di apparenza da quelle inerti tutti gli altri libri quando sono lette al cospetto del mistero eucaristico, risplendono e si infiammano per opera dello Spirito, che l’Ospite dei nostri altari e dei nostri tabernacoli effonde dalla sua pienezza su chi gli è davanti in ascolto intento e affettuoso.
La Parola vivente del Padre, presente nell’eucaristia , va accolta e assaporata nel segreto dell’anima. Però non possiamo mai dimenticare che essa ci è data “per la vita del mondo”. Il silenzio adorante è quindi la premessa e il continuo alimento dell’annuncio, dell’ansia evangelizzatrice, della testimonianza esistenziale.
Mai come oggi l’umanità aspira alla “vita”; e mai come oggi la insidia e sembra quasi disistimarla.
L’età media si prolunga sempre più, si combatte la morte con interventi chirurgici prodigiosi, la cura della buona forma e della salute è diventata una specie di religione ossessiva. Ma tutto ciò è contrastato e quasi smentito dall’imperversare delle guerre, dalle stragi ideologiche, dagli attentati fanatici e vili, dalle vergognose leggi contro le creature umane che ancora non hanno visto la luce, dall’incoscienza con cui spesso si circola sulle nostre strade.
Anche la diffusione della droga e la ridicola sessuomania che domina la cultura del nostro tempo danno il loro contributo a una incomprensibile autodistruzione dell’uomo.
Questo spettacolo desolante , che ci preoccupa e ci addolora , dà certo una pena infinita anche al cuore di Cristo. Egli però non ci abbandona, non ci abbandona mai quali che siano le nostre prevaricazioni e le nostre insipienze. Il mistero dell’eucaristia ñ che lo mantiene veramente, realmente, corporalmente presente in mezzo a noi ñ è il segno più convincente della fedeltà del Signore Gesù alla famiglia dei figli di Adamo, che è anche sua.
Egli non è venuto per giudicare e condannare il mondo, ma per salvarlo (cf Gv 12,47). E del Suo “Corpo dato” e del Suo “Sangue versato” ha fatto la sorgente inesauribile di una vitalità nuova che, contro la vecchiezza ripetitiva e monotona delle trasgressioni umane, mantiene desto nella nostra coscienza l’ideale di una convivenza più giusta, più illuminata, più libera, più fraterna.
Sotto i veli conviviali del pane e del vino, la Parola di Dio si è fatta per noi cibo e bevanda; e noi, che di essa ci nutriamo, dobbiamo diventare viventi parole di Dio per i nostri contemporanei.
L’Eucaristia, assimilata nella fede e nell’amore operoso, faccia allora di ciascuno di noi un annuncio di verità, di speranza, di gioia per ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.