SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO

1.«Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese

d’Egitto, dalla condizione servile». Carissimi fratelli sorelle,

la memoria costituisce la nostra persona, e la sua perdita ci impedisce di

vivere degnamente. Avviene così anche quando parliamo; se ci capita

di dimenticare ciò che stiamo dicendo, il nostro discorso si interrompe.

«Non dimenticare il Signore tuo Dio», ci ammonisce questa sera

la parola di Dio. La disgrazia più grande per l’uomo è dimenticarsi

del Signore suo Dio, poiché ciò equivale a vivere senza ricordarsi

più da dove veniamo e a quale fine siamo destinati. Dimenticandosi di

Dio, l’uomo cade nell’ignoranza di se stesso.

Ma il Dio che la sua Parola questa sera ci ammonisce di non dimenticare, non è un

Dio  lontano e separato dall’uomo, disinteressato alla sua vicenda: «ti

ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile». è un

Dio che cambia la condizione umana.

Carissimi fratelli e sorelle, per noi, noi credenti discepoli di Cristo, queste

parole sante hanno un significato nuovo. Dio ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto,

dalla condizione servile perché eravamo schiavi del nostro egoismo,

incapaci di costruire veri rapporti di fraternità, destinati alla morte

non solo fisica. Egli, il Padre, ha compiuto questo cambiamento della nostra

condizione umana quando ha donato il suo Figlio unigenito. Questi morendo ha

distrutto la nostra morte, e risorgendo ci ha resi partecipi della stessa vita

divina. Nell’incarnazione del Verbo, nella sua morte e risurrezione è accaduto

che Dio “ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione

servile”. E questa sera, la sua Parola ci ammonisce: «non dimenticare»,

perché se tu dimenticassi quanto il Signore tuo Dio ha fatto per te,

saresti perduto.

A questo scopo, perché noi custodissimo la memoria e non divenissimo

degli smemorati, Cristo ha istituito l’Eucarestia, nella quale – come

abbiamo detto nella preghiera iniziale – ci ha lasciato il memoriale

della sua Pasqua. è per non dimenticare mai il Signore  nostro

Dio  che ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto e dalla condizione

servile, che noi celebriamo l’Eucarestia.

Che cosa accade quando celebriamo l’Eucarestia? Un doppio miracolo simultaneo

in forza del quale l’Eucarestia è istituita come il sacrificio

di Cristo e come il sacramento di Cristo. Attraverso la celebrazione dell’Eucarestia

siamo resi presenti al sacrificio di Cristo sulla Croce: noi che viviamo ora. è il

primo miracolo: il tempo che ci separa dall’avvenimento della Croce è abolito

e noi siamo resi presenti ad esso come lo furono Maria e Giovanni. Attraverso

la celebrazione dell’Eucarestia poi il Corpo ed il Sangue gloriosi di

Cristo e quindi Cristo stesso è reso presente in questo luogo nel quale

ci troviamo. è il secondo miracolo: è abolita la distanza, e

Cristo è in mezzo a noi.

Voi comprendete quindi perché è la celebrazione dell’Eucarestia

che ci impedisce di dimenticare il Signore nostro Dio. Nel significato più forte.

Non dimentichiamo, perché siamo presenti all’avvenimento che ci

ha fatto uscire dalla nostra condizione servile, dal momento che nell’Eucarestia è «veramente,

realmente, sostanzialmente» presente il Corpo di Cristo offerto ed il

Sangue effuso per la remissione dei peccati.

2.Carissimi fratelli e sorelle, stiamo celebrando l’Eucarestia nel centro

della nostra città. Quale è l’apporto più importante,

più grande che la Chiesa può offrire ad essa? Quale il suo principale

contributo? La celebrazione dell’Eucarestia.

è nella e a causa della celebrazione dell’Eucarestia che il mondo è salvo.

Senza di essa il mondo intero ed in esso la nostra città sarebbero già crollati.

Niente è più necessario ad essa di quanto stiamo facendo ora,

poiché niente è più necessario alla nostra città che

la presenza in essa del sacrificio di Cristo, che la possibilità data

agli uomini e alle donne che vivono in essa, di partecipare al Corpo di Cristo

e costruire così una vera comunione fraterna.

Siamo venuti qui questa sera, nel centro della nostra città, a proclamare

la nostra fede nell’Eucarestia. Per dire alla nostra città che

ciò di cui non può far senza, ci ascolti o non, è la presenza

di Cristo. Una presenza che non può essere chiusa nel tempio, ma che

attraverso noi suoi discepoli diventa costruttiva di una vera comunità.

 

26/05/2005
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