Veglia di Pentecoste

            Il Signore vi ha convocati, cari amici dei Movimenti e delle Associazioni ecclesiali, perché Egli desidera rinnovare in ciascuno di voi il dono della effusione dello Spirito. Ogni volta infatti che noi facciamo memoria nella Liturgia di un fatto riguardante la nostra salvezza e narrato dalla Scrittura, il Signore opera fra noi ed in noi lo stesso mistero di salvezza. Questa sera e domani questo evento è il dono dello Spirito Santo.

1.         Perché lo Spirito Santo ci è donato? La risposta ci è stata data poc’anzi da S. Ireneo: «[Lo Spirito Santo] realizzava in essi la volontà di Dio e li rinnovava facendoli passare dalla vecchiaia alla novità di Cristo» [Adv. Haer. III, 17, 1]. L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto aveva detto: «se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» [2 Cor 5, 17]. è lo Spirito Santo che ci inserisce in Cristo, che ci unisce a Lui non solo in senso morale, ma reale: è il nostro io che è in Cristo. Infatti, abbiamo appena sentito, «se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene» [Rom 8, 9]. Ancora S. Ireneo lo ha spiegato in maniera suggestiva: «come dalla farina asciutta non si può fare, senza acqua, una sola massa ed un solo pane, così noi che siamo molti non potevamo divenire uno in Cristo Gesù senza l’Acqua che viene dal cielo» [ibid. 17, 2].

            Dunque, questa sera viene introdotta nella vostra storia personale e nel vostro io una forza rinnovatrice, perché Cristo – che fa nuove tutte le cose – viene ad abitare in voi.

2.         Nessuno di voi, investito dalla novità di Cristo, vive isolato. Ciascuno è inserito in molteplici relazioni: il nostro è un io – in – relazione. Sono le relazioni create dalla nostra affettività: coniugale, genitoriale, amicale. Sono le relazioni create dal nostro lavoro, nel senso più ampio del termine. Sono le relazioni costituite dalla nostra appartenenza alla stessa città, alla stessa nazione, al medesimo Stato.

            La novità rigenera il vostro io – in – relazione, e quindi rinnova anche le vostre relazioni. O meglio: ha la forza di prendere corpo nella vostra affettività, nel vostro lavoro, nella vostra cittadinanza. Il Signore nel S. Vangelo ci ha appena detto: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque ed ammaestrate tutte le genti» [Mt 28, 18]. Con queste parole Egli ci affida la missione ed il relativo potere di rigenerare ogni cosa perché Dio sia tutto in tutti. E questa sera, il Risorto rinnova per ciascuno di voi questo mandato missionario, che – mi sembra di poter dire – è affidato nella Chiesa di oggi soprattutto ai Movimenti e alle Associazioni.

3.         Cari fratelli e sorelle, il vocabolario della fede questa sera parla di ri-generazione, ri-nnovamento, ri-nascita. Perché? prima di tutto perché fra il primo inizio e tutta la storia dell’uomo, cominciando dalla caduta originaria, si è frapposto il peccato, che contraddice la presenza dello Spirito. Abbiamo sentito che S. Paolo scrive come, proprio a causa del peccato, «la creazione … è stata sottomessa alla caducità … che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto» [Rom 8, 20. 22].

            Non è difficile vedere i molteplici segni della “sottomissione alla caducità”. Basterà ricordare come l’affettività umana sia estenuata al punto da essere incapace di creare relazioni stabili; il lavoro umano è considerato alla stessa stregua e della stessa natura degli altri fattori della produzione economica; i vincoli della cittadinanza sono pensati o vissuti come regolamentazione di interessi ed egoismi opposti.

            In realtà però l’apostolo Paolo ci conduce a considerare direttamente la realtà più preziosa della creazione visibile, l’uomo, scendendo in quelle  profondità che esprime con la parola “cuore”. E in esso – nel cuore dell’uomo – l’apostolo sente un gemito, un’insistente intercessione: è il gemito e l’intercessione dello Spirito che in noi geme nei dolori del parto della nuova creazione, delle nuove relazioni.

4.         Cari amici, come potete fare proprio questo gemito? come potete non tradire il mandato che il Signore questa sera vi affida? come potete far nascere la nuova creazione?

            Andiamo ancora alla scuola di Paolo. Egli ci esorta nel modo seguente: «non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente» [Rom 12, 2].

            La nuova creazione, di cui siete i testimoni, è in primo luogo la novità nel modo di pensare, cioè di guardare, capire e valutare la realtà. «Ora noi abbiamo il pensiero di Cristo» [1Cor 2, 16], dice l’Apostolo. è per questo che l’atto educativo, l’introduzione di una persona nella realtà è la prima realizzazione oggi del mandato missionario.

            Cari amici, potrei dire la stessa cosa nel modo seguente: o la vostra fede genera cultura o la creazione non sarà mai liberata dalla sottomissione alla corruzione; cultura dell’affettività, cultura del lavoro, cultura della cittadinanza. Siate i testimoni di una vita affettiva capace non di episodi transitori, ma di una storia d’amore; siate i testimoni di un modo di lavorare che del lavoro mostri la vera dignità; siate i testimoni di una cultura della cittadinanza che sia vera condivisione e passione per il bene comune.

            Se vogliamo veramente rinnovare il mondo in cui viviamo; se sentiamo “il gemito dello Spirito Santo” nel nostro cuore, dobbiamo iniziare «rinnovando la nostra mente».

            «Ci è necessaria la rugiada di Dio per non essere bruciati e diventare sterili», ci ha detto S. Ireneo. è per questo che la Chiesa oggi ci fa pregare: «lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che è ferito». Amen.

11/06/2011
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