Ringraziamento di fine anno

Cari fratelli e sorelle, abbiamo voluto trascorrere parte di questa sera di fine anno davanti al Signore, nella basilica che è il simbolo della nostra storia di ieri e di oggi.

Fra poche ore non cambieremo solo la cifra delle date, ma prenderemo coscienza più viva che è cambiata anche la cifra con cui computiamo gli anni della nostra vita: diventiamo più vecchi e ci inoltriamo sempre più nel «cammin di nostra vita».

è spontaneo quindi che il nostro sguardo in questo momento sia rivolto al passato, all’anno appena trascorso, e al futuro, all’anno che ci attende.

1.        Col cuore pieno di gratitudine vorrei in questo momento richiamare l’attenzione su almeno due eventi dell’anno che sta per chiudersi, perché li giudico particolarmente significativi e per la comunità ecclesiale e per la comunità civile.

        Proprio al finire dello scorso anno in questa stessa occasione, vi esprimevo tutta la mia profonda preoccupazione per le gravi condizioni economiche che avrebbero colpito numerose famiglie, a causa della generale crisi economica. E proprio in questa basilica richiamavo tutti, ad un concreto aiuto.

        Si è così costituito il Fondo emergenza famiglie che ha aiutato finora  1.078 famiglie, oltre 4000 persone, circa 1000 bambini. Sento profondo il bisogno ancor più che il dovere di ringraziare chi ha messo nelle mani del Vescovo il necessario perché attraverso le Caritas parrocchiali potesse compiere questo gesto di umana e cristiana fraternità. Chi lo ha reso possibile sono stati molti:  dalla “vedova povera” di evangelica memoria, alle Fondazioni bancarie CARISBO e DEL MONTE DI BOLOGNA E RAVENNA.

Indubbiamente, rispetto alle necessità, è stato ben poca cosa, ma anche questo episodio ha contribuito ad accrescere il “capitale sociale” fatto di gratuità, di fraternità, di condivisione. A tutti dico la mia gratitudine leggendovi la lettera di ringraziamento inviataci da un bambino: «Sono … scrivo in nome di mia madre … Ho saputo da mia madre che lei ha pagato le nostre bollette. Sono personalmente contento perché passeremo un buon Natale grazia a lei. Tutti noi ti ringraziamo molto, e ringraziamo molto la Chiesa».

Ma di questo Anno conserverò soprattutto il ricordo di una Piazza Maggiore gremita di centinaia e centinaia di bambini, accorsi per il «Materna Day» in occasione della promulgazione della Carta formativa.

        è stato un fatto carico di significato profondo. Nello spazio dotato di incomparabile bellezza che costituisce il centro della città, ed è disegnato dai due monumenti più simbolici della nostra comunità, S. Petronio e Palazzo d’Accursio, quella mattina abbiamo visto il futuro della nostra città. Abbiamo visto la bellezza e la grandezza della famiglia; la passione educativa di tanti uomini e donne; il frutto di tanti sacrifici sostenuti da parrocchie e non per offrire alla comunità il Servizio pubblico più necessario.

2. Cari amici, questi due eventi che ho voluto ricordare sono anche due indicazioni per il nuovo Anno che stiamo per iniziare; come due vettori che orientano i nostri sguardi sul futuro che ci attende, in questa sera ed in questo luogo così suggestivi.

Abbiamo appena ascoltato dall’apostolo Paolo la narrazione di quel Fatto che accaduto dentro al nostro tempo, ne costituisce la misura. Ciascuno degli anni trascorsi è “datato” in base a quel fatto: la nascita del Figlio di Dio da Maria, il fatto del Verbo che si fa carne.

Cari amici, i Padri della Chiesa videro in questo Evento l’inizio in senso assoluto, perché esso spezzò il moto circolare del sempre identico, ed ha offerto alla persona umana la liberta  e la capacità di “cominciare sempre da capo”.

è nella luce della parola apostolica intesa secondo la profonda interpretazione dei Padri della Chiesa, che scopriamo il senso ultimamente antropologico di questa sera, la sua vera cifra, quando fine ed inizio si incontrano.

Il S. Padre Benedetto XVI ha scritto che «la libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio» [Lett. Enc. Spe salvi 24,1]. Ed il grande Agostino ha scritto: «affinché si desse inizio, è stato creato l’uomo, prima del quale non ce n’era stato un altro» [De civitate Dei 12,20,4; NBA V/2, pag. 203]. Sì, ognuno di noi, ogni uomo ha in sé la capacità di iniziare, dal momento che la sua libertà è stata liberata dalla grazia della nascita del Figlio di Maria. Forse questa verità è una delle chiavi interpretative più adeguate per comprendere il momento che sta vivendo la nostra città.

Non proviamo a volte l’impressione di avere nelle mani i singoli pezzi di un edificio costruito lungo i secoli e progressivamente de-costruito pezzo per pezzo? Non è forse vero che quanto era trasmesso di generazione in generazione, si  sta come  interrompendo? Ed allora non dobbiamo pensare il nostro presente come un nuovo inizio: un nuovo inizio per la nostra città?

Cari amici, come vi dicevo, i due eventi che ho voluto ricordare sono due limpide indicazioni del cammino da intraprendere.

In primo luogo, è necessario nelle attuali difficoltà non dimenticare mai da parte di nessuno il valore centrale e primario del lavoro: dell’accesso al lavoro, e del suo mantenimento. La situazione al riguardo nella nostra comunità è grave, e non può essere sottovalutata da nessuno, soprattutto perché sta colpendo le persone più deboli: i cassintegrati, i lavoratori ultraquarantenni, i giovani precari, gli immigrati, i disabili.

        Conosco il dramma che turba la coscienza morale dell’imprenditore che deve decidere fra la salvezza dell’impresa e i tagli occupazionali. Conosco il dramma delle famiglie nelle quali, a causa della disoccupazione reale o seriamente probabile, può essere insidiata quella base di solida serenità che  custodisce l’unità e la pace della comunità familiare.

In situazioni di questo genere, diventa necessario che tutti coloro che hanno responsabilità nell’economia, facciano ricorso ad una grande sapienza che sappia trovare, col sacrificio di tutti, quelle soluzioni che evitino in primo luogo qualsiasi violazione del diritto e della dignità del lavoro. 

Mi sia consentito un accenno in questo contesto alle organizzazioni sindacali, da sempre incoraggiate e sostenute dalla Chiesa. Lo faccio colle parole dell’Enciclica Caritas in veritate: «Resta sempre valido il tradizionale insegnamento della Chiesa, che propone la distinzione di ruoli e funzioni tra sindacato e politica. Questa distinzione consentirà alle organizzazioni sindacali di individuare nella società civile l'ambito più consono alla loro necessaria azione di difesa e promozione del mondo del lavoro, soprattutto a favore dei lavoratori sfruttati e non rappresentati, la cui amara condizione risulta spesso ignorata dall'occhio distratto della società.» [64].

Cari amici, se non riusciremo a custodire inviolato il diritto al lavoro come prima difesa della dignità dell’uomo, ogni «inizio» resterà fragile.

Ma non meno urgente ed attuale è l’indicazione che ci viene dal secondo evento accaduto in quest’anno che sta per terminare.

        Cari amici, in una situazione come l’attuale in cui la narrazione della vita da una generazione all’altra sembra essersi interrotta, l’impegno educativo è il più urgente.

è un impegno che deve coinvolgerci tutti: la famiglia, la scuola, la Chiesa, i responsabili della comunicazione sociale. Il nostro futuro, il futuro della nostra città, dipende dalla sapienza e dal coraggio con cui avremo fatto fronte a questa sfida: alla sfida educativa.

“Ogni generazione deve cominciare da capo”: la sera di fine anno è una grande metafora di questa profonda verità riguardo all’uomo. Ma per poter cominciare, ogni generazione deve avere un terreno su cui poggiare per iniziare il suo cammino.  Deve ricevere in eredità dalle generazioni dei propri padri una vera proposta di vita, una grande cultura. Una società senza un serio impegno educativo non ha futuro.

Cari amici, cari fratelli e sorelle: Dio diventando uomo è entrato dentro allo scorrere del tempo umano; è entrato anche dentro allo scorrere del tempo della nostra città. Anche il  tempo della nostra città è diventato tempo di salvezza: di questo abbiamo sempre coscienza, soprattutto questa sera. Lo scorrere dei suoi giorni, le vicende della sua storia non sono dominati da nessun invincibile destino. La nascita del Verbo incarnato ci ha liberati da ogni schiavitù: «affinché si desse l’inizio, è stato creato l’uomo»

Prego dunque perché nel Nuovo Anno rifiorisca il lavoro, e le giovani generazioni ricevano sempre più profondamente il dono della verità. Questo e il resto lo consegno alla Madre di Dio, la B.V. di S. Luca, “presidio ed onore della nostra città”.

“Il Signore benedica la nostra città e la custodisca; le mostri il suo volto ed abbia misericordia di essa. Rivolga ad essa il suo volto e le dia pace”.

31/12/2009
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