XXV di pontificato di Giovanni Paolo II

Bologna, Cattedrale

Giovedì 16 ottobre, in Piazza San Pietro, ho vissuto – e con me l’hanno vissuta i nostri vescovi Claudio ed Ernesto – un’ora eccezionale della storia dell’umanità e un’indimenticabile esperienza ecclesiale. L’intera “nazione santa”, rappresentata in tutte le sue componenti da una grandiosa e commossa assemblea, si è stretta in un abbraccio affettuoso a Giovanni Paolo II (attento protagonista della celebrazione, pur nelle difficoltà di una salute precaria) e lo ha ringraziato per i venticinque anni del suo ammirevole e straordinario “ministero petrino”.

Oggi vorrei che l’aula di questa cattedrale, dedicata al capo degli apostoli e primo papa, vibrasse almeno un po’ di quella eccezionale emozione e soprattutto di quella grande manifestazione di plauso, di amore sincero, di riconoscenza filiale.
Soprattutto di riconoscenza. Siamo grati al Signore della storia e dei cuori per il regalo di questo lungo e fecondo servizio pastorale, che ha illuminato, guidato e spiritualmente arricchito la Chiesa.

E siamo grati a lui, a Giovanni Paolo II, per essere entrato senza resistenze e senza riserve nel grande gioco della Provvidenza, che gli ha assegnato una parte di tanto rilievo e di tanta preziosità nel suo eterno disegno.
Sia benedetto il Signore Gesù per tutti i doni che in questo quarto di secolo ha elargito alla sua Chiesa attraverso la forte testimonianza e l’azione instancabile del vescovo di Roma.

E sia benedetto lui, il pontefice venuto da lontano, per la sua dedizione a Cristo e al gregge di Cristo, per la chiarezza e l’energia della sua fede, per la sconfinata carità pastorale con la quale si è chinato su tutti i problemi dell’umanità, per la speranza e la fiducia che ha saputo infondere a tutti in un’epoca che da sé sola è scarsa di fiducia e povera di speranza.

Noi ringraziamo questo papa per la convinzione e l’efficacia con cui ha additato a tutti, cristiani e non cristiani, l’unico necessario Redentore dell’uomo. E lo ringraziamo per averci proposto tutta la verità che salva e tutta l’autentica dottrina nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Noi ringraziamo questo papa per averci richiamato, con il Codice di diritto canonico, l’importanza e la dignità della legge, ridonando così vigore all’indispensabile disciplina ecclesiale, in mezzo alla confusione dei nostri tempi.

Noi ringraziamo questo papa per aver difeso con lucidità e fermezza la nobiltà dell’amore coniugale, la rilevanza insostituibile della famiglia (una famiglia che senza equivoci sia degna del suo nome antico e sempre nuovo), il carattere sacro e inviolabile della vita umana dal suo concepimento al suo naturale tramonto.
E lo ringraziamo perché, con le encicliche Veritatis splendor e Fides et ratio, ha rivalutato la ragione umana in sede teorica e pratica contro lo scetticismo, il relativismo, la sostanziale irrazionalità di tanta parte della cultura oggi dominante.

Noi ringraziamo questo papa che con la sua parola calda e l’esempio affascinante della sua intensa orazione ci ha fatto crescere nella contemplazione della bellezza di Maria, la madre di Gesù e madre nostra, e ha rilanciato nel popolo di Dio l’umile e grande preghiera del Rosario.

Dovremmo continuare ancora a lungo nell’elenco dei nostri “grazie”, ma il tempo non ci è dato.
Non possiamo però tralasciare almeno alcune ragioni di gratitudine verso di lui della Chiesa e del popolo bolognese. La sua singolare benevolenza nei nostri confronti si è ripetutamente manifestata. Tre volte è venuto di persona tra noi, sempre infondendoci gioia, coraggio, ardore apostolico.

Nel Congresso Eucaristico Diocesano del 1987, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare, nella stessa indimenticabile serata teletrasmessa, la voce del Successore di Pietro che si rivolgeva particolarmente a noi e le parole di Madre Teresa di Calcutta (quelle parole che io stasera riproporrò nella messa con cui vogliamo oggi manifestare la nostra letizia per la sua recente beatificazione).

E nel Congresso Eucaristico Nazionale Giovanni Paolo II ci ha onorati e gratificati con la sua prolungata permanenza, con l’eccezionale beatificazione del nostro concittadino il sacerdote Bartolomeo Maria Dal Monte (compiuta nella nostra Piazza Maggiore) e con l’immenso entusiastico raduno giovanile del sabato sera.

Personalmente non posso dimenticare soprattutto l’incontro riservato con le religiose claustrali che gremivano questa cattedrale, e lo spettacolo del papa, già molto debilitato e affaticato, che ha voluto stringere la mano a ciascuna suora di clausura, ricolmandole tutte di una consolazione insperata.
Dedicheremo il Vespro della Dedicazione di questo tempio, che tra poco canteremo, a implorare dal nostro Padre celeste perché continui a dare vita e forza d’animo a questo nostro carissimo e grande uomo di Dio.

26/10/2003
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