Al Veritatis Splendor

Zuppi ai giornalisti: «Comunicate speranza»

L'incontro regionale per la festa del patrono San Francesco di Sales

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Circa 150 tra giornalisti e comunicatori da tutta la regione hanno partecipato, venerdì scorso all’Istituto Veritatis Splendor, alla XX edizione dell’incontro in occasione della festa del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales.

Una comunicazione che crei speranza, che non alimenti odio e pregiudizi ma sia piuttosto riflesso della bellezza dell’amore di Dio: è questo l’ambizioso progetto indicato dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ai circa 150 giornalisti e comunicatori che hanno partecipato, venerdì scorso all’Istituto Veritatis Splendor, alla XX edizione dell’incontro regionale dei giornalisti su «La deontologia nell’informazione e giornalisti con un linguaggio di speranza», in occasione della festa del patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales. L’incontro è stato organizzato da Ufficio Comunicazioni sociali Ceer e dell’Arcidiocesi di Bologna, Ordine dei Giornalisti E-R, Fondazione Giornalisti E-R. Durante l’evento è stato anche presentato il Messaggio di Papa Francesco «Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori» (cf. 1Pt 3,15- 16) per la 59ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali. L’incontro è stato preceduto da una interessante visita alla Raccolta Lercaro guidata dal direttore, Giovanni Gardini.

In apertura sono intervenuti monsignor Domenico Beneventi, vescovo di San Marino-Montefeltro e referente Ceer per le Comunicazioni sociali, Luigi Lamma, delegato Fisc Emilia-Romagna e monsignor Stefano Ottani, vicario generale per la Sinodalità dell’arcidiocesi di Bologna. È giunto anche il saluto di monsignor Roberto Macchinateli, presidente della Fondazione cardinal Lercaro. Silvestro Ramunno, presidente dell’ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna ha presentato sinteticamente il nuovo «Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti», appena entrato in vigore, che richiama tutti i comunicatori ai doveri verso le persone, sia quelle a cui si rivolgono che quelle con cui trattano. Un testo che, ha sottolineato, «Non ha valore solo per noi, ma per tutti coloro che sono coinvolti dalla nostra attività, verso i quali dobbiamo essere trasparenti, per essere giustamente giudicati».

«I giornali diocesani a volte sono considerati media “minori”, ma in realtà sono testimoni della vita di tanti sul territorio – ha affermato Martina Pacini, vicedirettore del settimanale diocesano “Il Risveglio” di Fidenza – sia di chi vive eventi religiosi, ma anche di chi partecipa alla vita “laica”. E affrontano temi che non appartengono al “mainstream” ma animano le comunità e vi generano speranza: storie solidarietà, aiuto, recupero, quindi speranza concreta».

Mentre Daniela Verlicchi, direttore de «Il Risveglio» e vice direttore del «Corriere Cesenate» edizione di Ravenna ha richiamato anzitutto la necessità di rendere la comunicazione strumento per creare comunità. E citando l’esempio delle due recenti alluvioni che hanno colpito la Romagna, ha ricordato come i settimanali diocesani del luogo abbiano fatto conoscere e diffuso le «onde di bene» che si sono opposte ai drammatici eventi. Poi, riguardo alla crisi dei giornali della quale aveva parlato Ramunno, ha citato un esempio di resilienza: la creazione, nel 20121, un settimanale interdiocesano nel quale sono confluite, senza scomparire, le testate «Il Corriere cesenate» di Cesena, «Il Risveglio» di Ravenna e «Risveglio Duemila» di Faenza.

Da Francesco Zanotti direttore del «Corriere cesenate» e presidente Ucsi Emilia-Romagna sono venute alcune interessanti provocazioni sulla difficile situazione dell’informazione, a causa dell’avanzare dei social, che diffondono notizie spesso, se non false, «gonfiate» e rivolte solo a suscitare emozione. Di fonte a ciò, la rapidità dell’informazione, ha sostenuto, è importante, come pure la sua qualità e l’essere ancorati alla concretezza di ciò che si comunica.

Luca Tentori, giornalista della rubrica televisiva «12 Porte» e del settimanale «Bologna Sette» ha raccontato, anche attraverso un filmato da lui stesso realizzato, i due Pellegrinaggi di comunione e pace che si sono svolti nello scorso giugno e in gennaio, per iniziativa dell’Arcidiocesi di Bologna e del Patriarcato latino di Gerusalemme. Ha così mostrato come la testimonianza dei comunicatori sia stata importante per trasmettere il grande valore degli incontri avuti «sul campo».

Da Alessandro Rondoni, direttore Ufficio Comunicazioni sociali della Ceer e dell’Arcidiocesi di Bologna è venuta anzitutto l’osservazione che la 20° edizione dell’incontro sia essa stessa un segno di speranza e come la speranza abiti in noi e da noi si trasmetta in quello che comunichiamo. Ha poi citato i tani segni di speranza che hanno segnato nel 2024 la vita della Chiesa e della società di Bologna, e come i media diocesani li abbiano comunicati con attenzione e approfondimento. Ha anche sottolineato la necessità di raccontare le nuove realtà e i nuovi bisogni, soprattutto attraverso i giovani, ormai immersi in un mondo «in cui tutto è comunicazione, ma una comunicazione superficiale, priva di profondità».

Infine, Vincenzo Corrado, direttore Ufficio nazionale Comunicazioni sociali della Cei ha invitato a «una comunicazione aperta e inclusiva: dobbiamo rieducarci a comunicare la verità, a superare pregiudizi e distorsioni». «Non dobbiamo – ha invitato – perdere il nostro vero volto, non strumentalizzare e dividere: al contrario, dobbiamo aprire al Trascendente, trovare posività e dare anima alla comunicazione».

Il cardinale Zuppi, nel trarre le conclusioni, ha indicato l’orizzonte dell’attività di giornalisti e comunicatori, specie quelli cattolici: «Dovete comunicare, con essenzialità ma non superficialità, le cose belle della Chiesa e del mondo, e leggere i segni di tempo, in cui si riflette l’amore di Dio». Zuppi ha anche esortato a «non vendere illusioni e paure, un mercato fiorente ma contrario a ogni deontologia. E nello stesso modo ci deve preoccupare la comunicazione che crea odio, che diviene terreno di cultura di rabbia e pregiudizio». Compito dei comunicatori è, invece, «generare speranza, per guarire le ferite».

Chiara Unguendoli

La galleria fotografica di Jacopo Gozzi e Luca Tentori

 

condividi su