Solennità Corpus Domini 2021

Questa sera ci ritroviamo in maniera intima intorno all’altare del Signore (che, ricordo, include sempre l’ambone dove è deposto il Verbum Domini, la voce di quel Corpus che oggi contempliamo). Il Corpus Domini, vivo e santo, lo onoriamo con la stessa devozione nel Verbum Domini e nel Corpus Pauperum, presenza concreta dei suoi fratelli più piccoli. Chi adora Cristo nell’Eucarestia lo deve adorare nel servizio e nella stessa concretezza di quella presenza. Intorno a Gesù si forma e si riforma sempre la sua famiglia.

Quest’anno non usciremo come bella tradizione per le strade della nostra città. La Provvidenza si rivela nella nostra storia, grande e piccola, universale e personale, ancora di più nelle tante tempeste che la segnano. Capiamo la presenza di Gesù sulla barca con noi, che non si stanca di chiederci di avere fede. Ci fermeremo qui in Cattedrale, per celebrare la comunione, suo dono, e per restare in silenzio davanti alla sua presenza eloquente, perché i raggi del suo amore penetrino il nostro cuore e ci insegnino a unirci, a cercare l’unità, a diventare noi comunione. Restiamo qui per essere pieni di Lui, per cercare il centro della nostra vita e della nostra comunità, per imparare ad amarci come fratelli, perché siamo fratelli e sorelle perché riuniti da Lui, per esserlo tutti i giorni, nella dispersione e nella confusione del mondo. Da qui usciremo da soli, dobbiamo seguire il nostro cammino, ma noi siamo il Corpo di Cristo.

L’incorporeo diventa corpo, la Parola si fa carne e si manifesta con la sua evidenza fisica perché attraverso questa comprendiamo la nostra vita, il suo amore e la grandezza di entrambi. Il Corpo di Cristo è presenza che libera dalle paure e ci aiuta a trovare la misura di quello che siamo a cui rispondere non in astratto, ma con la vita. È vita che chiede vita, cuore che chiede cuore, amore che cerca solo amore. Proprio per questo è davvero personale, ci aiuta a trovare noi stessi ma non finirà mai catturato dal nostro io, non ha riguardo verso il nostro orgoglio. Ci ama, ci lascia totalmente liberi, non si impone, non obbliga, ma non sarà mai un narcotico per il nostro benessere, perché stiamo bene solo quando amiamo l’Altro.

Il Corpus Domini ci apre al prossimo, poiché solo così impariamo davvero ad amare e solo così troviamo e ritroviamo chi siamo. Sì, abbiamo bisogno di Gesù per ritrovarci, perché spesso è così facile perderci, chiudendoci, accontentandoci. Gesù non è affatto una speranza eterea, un ente astratto e talmente vago da assumere alla fine le sembianze del nostro io, ma un corpo che è presenza, dono, un Tu con cui capirsi e da capire. La tentazione di una generazione come la nostra è di addomesticare il tu all’io, non viceversa. Non dobbiamo certo combattere il nostro io, ma il nostro orgoglio, che non è affatto la stessa cosa, e possiamo farlo prendendo sul serio l’amore di Gesù e seguendo Lui, non le nostre misure. 

Ci accostiamo a Lui come figli, attratti dall’amore, chiamati per grazia ad essere suoi familiari. Non scambiamo mai familiarità per superficialità e il contrario, una non richiesta sacralità, per maggiore rispetto. Terremo forse lontano da noi chi si fa pellegrino e commensale nostro e non aspetta altro che gli apriamo la porta per entrare e sedersi a tavola con noi nel nostro cuore? È il corpo del nostro migliore amico che si offre a noi.

Conosciamo il nostro peccato e sappiamo anche come il timore è l’inizio dell’amore. Per questo non banalizziamo mai la sua presenza. Santità e umanità vanno insieme. Siamo davanti al roveto ardente e proprio per amore abbiamo timore di non accoglierlo con l’attenzione e il rispetto dovuti al Santo che ci vuole santi eppure che non si vergogna di entrare sotto il mio tetto per abitarlo con la sua presenza. Questa sera fermiamoci per fermarci con il prossimo. Facciamo silenzio per ascoltare Lui, via verità e vita.

Senza fare silenzio davanti a Lui facilmente moltiplichiamo parole vuote e non sappiamo ascoltare il prossimo e i segni dei tempi. Stringiamoci ai fratelli, perché stando con il Signore capiamo che siamo un solo corpo. Nutrirci del suo Corpo ci libera dal ridurci a consumatori che trasformano le pietre in pane perché sanno vivere di solo pane, dimenticando che l’uomo per vivere ha bisogno di nutrirsi dell’amore che non finisce. Il tentatore ci persuade sempre a credere che la nostra vita è solo il suo aspetto materiale, finendo così per prendere sul serio solo quello che possiamo possedere. 

In questo periodo di pandemia abbiamo sentito tanto la necessità di questa presenza di amore che rende forte la nostra debolezza, che nutre l’anima, che si fa compagnia. Ci è mancato. È un pane che si irradia, come il tabernacolo e che allo stesso tempo raccoglie e rende uno i raggi che siamo ognuno di noi. Dobbiamo donarlo, trasformarlo in amore tra i fratelli e per il prossimo. Diventi servizio, cioè concreta disponibilità, aiuto per aiutare, dono per donare la tenerezza che lenisce le sofferenze del cuore e per fare crescere la Chiesa.

Il nostro è un tempo di tanta solitudine. Siamo connessi con tanti, come mai in passato e poi stiamo ancora più soli con noi stessi. L’isolamento vero non è stato quello imposto dalle necessarie indicazioni sanitarie, ma è quello profondo, di persone che si pensano come isole, che hanno paura di legarsi e perdersi, che giudicano ma non si aiutano, che finiscono per fare vincere le paure. Il nostro amore viene dal suo. È un amore fino alla fine che si dona tanto da nutrirci, che ci rende fratelli tra noi e capaci di amare il prossimo.

Per questo è davvero il centro e il fulcro. Quando non è Gesù il centro, le nostre comunità si riempiono della infinita discussione su chi è il più grande, dei nostri confronti e finiscono per vivere per sé stesse. Combattiamo la solitudine con l’amore di Gesù portando la nostra presenza e portando Lui con noi. Sì, diventiamo noi la sua presenza buona, attenta, premurosa, e parliamo a tutti e in tutte le occasioni di Lui con il nostro amore e con le parole della nostra fede. Abbiamo invitato qualcuno all’Eucarestia?

Come renderla più familiare, vicina alla nostra vita e allo stesso tempo solenne per tutti? In questo tempo di tanta sofferenza e incertezza il Corpus Domini ci aiuti a dare speranza e forza. Sì, forza, perché il suo Corpo comunica la vera forza che cambia i cuori. 

“Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi”.

Bologna, Cattedrale
03/06/2021
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