Omelia della Notte di Natale

La fede descrive il Natale come una notte splendida di luce e di chiaror. Il Vangelo racconta la storia drammatica di due forestieri costretti da un editto che arriva da lontano a mettersi in cammino. E a diventare così forestieri. Essi trovano solo un rifugio di fortuna perché non c’era posto. Come pensare il Natale notte di amore, di sentimenti buoni quando c’è tanta sofferenza, quando si è perduti in un mondo ostile o indifferente? “Non c’è posto”.

Semplicemente: senza spiegazioni, come un cartello esposto a chi cerca casa, a volte disperatamente, in cui c’è scritto che “non si affitta a forestieri”. Non c’è posto in una fila senza fine e senza diritto davanti ad un Ufficio che decide il tuo futuro. Non c’è posto davanti un porto chiuso o in una pratica che resta inevasa troppo a lungo. “Non c’è posto” è l’affermazione minacciosa che ammonisce da lontano ma che non convince chi è disperato per la fame o per l’Erode della guerra. Cosa faccio anche se so che lì non c’è posto? Lo cerco lo stesso, a tutti i costi, ma con tanti rischi. E sono migliaia quelli che l’unico posto che trovano è in fondo al mare. Perché non c’è posto?

Spesso perché non si vuole avere problemi e il nostro io occupa sempre tutto lo spazio, ha paura delle difficoltà da affrontare, tanto che si inizia ad avere paura di tutti. E poi non c’è posto perché “abbiamo fatto il possibile”. Certo, se a cercare il posto fossimo noi, o dovessimo farlo per qualche nostro familiare, lo troveremmo e scopriremmo che ce n’è tanto e che poi, in realtà, staremmo meglio tutti. C’è posto nelle tante case mezze vuote, nei paesi disabitati, nei cuori sfaccendati che finiscono, quindi, per appassionarsi di quello che non crea problemi, che non vale, ma anche che non può dare amore. Diceva un saggio Vescovo siriano che anche Caino voleva bene ad Abele ma amava di più se stesso.

“Non è importante che tu ami molto”. Importa che tu “ami di più”. Di più delle paure, delle convenienze, delle misure. L’amore ama sempre di più. L’amore preferisce l’altro a se stesso perché lo ama e non può perderlo. “Il fatto di amare veramente qualcuno non significa che lo amiamo molto, ma che lo amiamo, anche poco, ma più di noi stessi”. Quando si ama, l’amore per sé trova senso nell’amore per l’amato e questo è sempre di più delle proprie paure, tanto che ci spinge a fare cose che non faremmo. Ecco la bellezza di Natale: l’amore di più di Dio che ci ama e ci insegna a non avere paura di amare. Dio non manda altre spiegazioni da applicare, delle istruzioni intelligenti come tanti maestri che porgono interpretazioni, ma senz’amore. Pieni di paure come siamo, cerchiamo una sicurezza che ci protegga, tanto che alla fine non siamo mai sicuri. L’unica sicurezza di Gesù è l’amore. Dio si affida totalmente perché ama.

Il Vangelo di Giovanni in maniera laconica afferma: “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra la sua gente e i suoi non lo hanno accolto”. Come è possibile che l’atteso non sia riconosciuto? Perché la paura rende il prossimo un rischio, un peso e non si riconosce, quello che pure aspettiamo e di cui abbiamo bisogno. Quando non c’è posto si condanna l’altro ad andare in “non posti”, dove non sei nessuno. Oggi Dio ci porta tutti lì, a Betlemme, e lì non avremo più paura di accogliere chi è come Maria e Giuseppe. Sono dei forestieri che ci portano Gesù! I non posti li vediamo oggi in quelle prigioni dove si viene anche torturati e condannati a morte solo per le proprie idee o semplicemente perché forestieri, senza valore.

I non posti sono dove la persona non è riconosciuta, dove la fragilità la rende oggetto indifeso e a disposizione dell’arbitrio. Betlemme sono le città e i villaggi bombardati dalla follia della guerra ma anche i luoghi di sofferenza, di solitudine, di abbandono dei vecchi. Dio non trova posto e Lui si lascia deporre in questi non luoghi, privi di umanità, perché, d’ora in poi, sappiamo cercare e riconoscere in essi la sua presenza.

Dove c’è Gesù quel luogo diventa il nostro e il Natale, allora, nel dramma della vita minacciata e vulnerabile, un inno di pace, pieno di luce, popolato da angeli che cantano la riconciliazione tra la terra e il cielo: “Pace agli uomini che egli ama”. È la pace che vogliamo arrivi nelle trincee di una guerra folle e criminale, nelle case dell’Ucraina bombardate vigliaccamente, negli ospedali distrutti per far soffrire maggiormente il nemico (la pietà davvero è morta), nelle case senza luce e riscaldamento. Diamogli posto, accogliendoli nel nostro cuore e nelle nostre case!

Natale ci aiuta a comprendere che la via di Dio, e quindi verso Dio, non ci conduce verso l’alto bensì, in maniera molto reale, verso il basso, verso i piccoli. Partiamo proprio dalle fragilità per riconoscerci umili, vulnerabili come siamo, come in questo Natale di guerra. Pieghiamoci a gesti piccoli verso i fragili per disarmare tanta rabbia, per stemperare l’odio, per incoraggiare le cose belle, perché, come ha detto una persona cui la vita ha strappato le persone più care, “bisogna solo far venire fuori il bello e il buono che è in ognuno di noi”. Dipende da noi se facciamo tutti i giorni quello che ci viene fatto da Dio a Natale e ci vuole fare nell’ultimo avvento!

A Betlemme si forma un’altra famiglia: intorno alla debolezza, non alla forza, amica dei piccoli, generosa, attenta, non si risparmia, povera per rendere ricchi gli altri di cuore. Ecco la vera bellezza del Natale che illumina tutta la vita e che nessuno può spegnere. Nasciamo anche noi con Gesù. Abbiamo trovato Dio che ci viene a cercare.

Apriamo il cuore e sentiamo la grandezza del suo amore! Dio ha speranza nel mondo, in ognuno di noi, e noi siamo grandi perché amati e lo diventiamo quando amiamo. Andiamo a Betlemme! Andiamo con la preghiera e con la solidarietà in Ucraina o nei tanti luoghi di violenza e di morte, di solitudine e di paura. La preghiera nutre la solidarietà e viceversa. Forse non potremo fare molto, ma nei nostri semplici gesti di attenzione ai piccoli si vede la luce del Natale e inizia ad essere sconfitta la notte drammatica del mondo.

Vieni, Tu che ci prepari un posto nella tua casa del cielo. Vieni, Tu che hai fiducia anche se trovi le porte chiuse. Insegnaci a vincere le paure e a stringere relazioni di amore con tutti e di ogni età. Vieni a ricordarci la sofferenza di chi non trova posto come te. Vieni perché non ci abituiamo mai alla violenza e alla guerra, non ci rassegniamo al conflitto e con insistenza chiediamo il dono della pace. Vieni perché possiamo rinascere con Te.

E anche nella durezza della vita possiamo rinascere con Te come persone ricche di misericordia e di speranza. Vieni, semplicemente vieni, perché abbiamo bisogno di Te e sentiamo la forza del tuo amore. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.

Bologna, Cattedrale
24/12/2022
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