41a Giornata nazionale della Vita

Chi ama la vita la difende, vince ogni paura, la riveste sempre dell’unica qualità che la rende importante e preziosa: l’amore. La vita viene dall’amore ed è una questione di amore. Lo capiamo con più chiarezza in questo giorno ad essa dedicato che ci aiuta a scegliere la vita tutti i giorni e in questa casa, dedicata a Colei che ha generato al mondo l’Autore della vita. Dov’è finito il nostro cuore? Perché abbiamo paura della vita o la abbiamo ridotta a consumo tanto da pensarla priva di valore quando presenta imperfezioni o debolezza? Se è amata è sempre bella, ma se manca l’amore o questo è ridotto a benessere è perduta e sempre pericolosamente esposta allo scarto. Proteggerla è un problema di amore, dall’infinitamente piccolo, il concepito, all’anziano morente. Ricordare che tutta la vita è preziosa non è sminuire un aspetto di questa, anzi. Se si disprezza il mistero della vita nel suo inizio, “prima di formarti nel grembo materno” o se non è custodita quella degli anziani è l’emergere di uno stesso atteggiamento verso la vita. La vita si difende e si ama tutta e per tutti. Spesso crediamo necessarie sicurezze economiche o interiori, pure importanti come se l’amore dipendesse da queste e non che queste sono frutto proprio dell’amore per la vita. Non dimentichiamo la sapienza evangelica, così umana che chi vuole conservare la propria vita la perde: la vita si dona e così rimane. La difesa della vita aspira anzitutto a non perdere la persona e cerca senso, pienezza, gioia. Per questo si inizia sempre dai più deboli, come i bambini non nati o i tanti che non hanno voce, il cui corpo è acquistato o ignorato da un mondo spaventato e aggressivo che non sa più piangere e commuoversi. La vita è sempre debole. All’inizio come alla fine. «La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo». Alla «piaga dell’aborto» – che «non è un male minore, è un crimine» – si aggiunge il dolore per le donne, gli uomini e i bambini la cui vita, bisognosa di trovare rifugio in una terra sicura, incontra tentativi crescenti di «respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze». Lo faremo se invece di porci il problema di chi sono io, scegliamo di capire per chi sono io, per chi vivo, per chi è importante il mio esistere. Il vero nemico è l’individualismo, che riduce tutto alle personali convenienze, all’abitudine a pensarsi da soli tanto che l’altro diviene un pericolo, un fastidio. Quanto dobbiamo preoccuparci del disprezzo verbale e non solo, della violenza che segna così tanto le relazioni e le scelte degli uomini. Noi amiamo la vita perché amiamo la persona che la porta con sé, unico e irripetibile dono di Dio.
Il tema della giornata di questo anno ci apre alla speranza. La vita è futuro. Ne abbiamo bisogno perché quando abbiamo paura difendiamo e amiamo solo il nostro presente e perdiamo il suo senso perché la vita chiede sempre futuro, aspira alla pienezza. La crisi della natalità è anche crisi di futuro e tentazione a conservarsi. L’invito del messaggio di questo anno è costruire una solidale “alleanza tra le generazioni”, come ci ricorda con insistenza Papa Francesco, perché il dono di sé, solo il dono, possibile sempre e via di gioia, riempie di senso l’esistenza di chi dona e di chi riceve. Non abbiamo paura del futuro, ma di non prepararlo! Abbiamo i mezzi, le opportunità e ne sciupiamo tante proprio perché non guardiamo al futuro. E’ il “dopo di me” che dobbiamo scegliere. Quello che abbiamo di chi sarà? Ce lo ricordano i tanti che vengono in Italia a cercare speranza, ma anche i tanti che vanno all’estero per trovare sicurezza. E’ insostenibile la mancanza di un lavoro stabile e dignitoso che spegne nei più giovani l’anelito al futuro e aggrava il calo demografico, dovuto anche ad una mentalità antinatalista. Il messaggio di questo anno si interroga proprio su come arrivare ad un patto per la natalità, che coinvolga tutte le forze culturali e politiche e, oltre ogni sterile contrapposizione, riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese. E’ un impegno che in modi diversi ci chiama tutti se vogliamo futuro. Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente, con la certezza che «la vita è sempre un bene», per noi e per i nostri figli. Per tutti.
            Oggi si compie la parola che abbiamo ascoltato. Oggi, dice Gesù. Ci insegna a vedere e cercare il futuro oggi. A Nazareth questo non avviene per la rassegnazione che dimostra come non possiamo far nulla e per l’orgoglio che fa chiudere a quello che è nuovo. A Nazareth, piccola realtà periferica, come in realtà siamo tutti di fronte alla grandezza del mondo, viene proclamato l’anno del Signore ed è triste non accoglierlo. E’ straordinario, ma gli abitanti non lo capiscono. E’ proprio vero: quando la vita diventa un possesso non la capiamo più, ci conserviamo forti delle nostre abitudini e giudizi e la perdiamo. Anche gli abitanti di Nazareth attendevano, ma cercavano una speranza che venga da un altro mondo, totalmente diverso, che non ha niente a che fare con il nostro.
Come si compie la Parola oggi? Vivendo l’inno dell’apostolo Paolo ai Corinti. Non è un sentimentale inno all’amore. Paolo indica alcune caratteristiche dell’amore che se non viviamo non siamo cristiani, come gli abitanti di Nazareth. Senza questo amore siamo solo dei bronzi che rimbombano o cembali che strepitano: si compiacciono del suono, sono narcisisti contenti di sé ma vuoti di vita vera! La nostra povera voce, senza amore, si perde nel nulla. E’ l’amore che cambia tutto, che trasforma ciò che è vecchio e fa rinascere. Dovremmo imparare a memoria l’inno alla carità, cioè all’amore. Non un amore qualsiasi, che facciamo coincidere con il nostro istinto, ma un amore così, arte che dobbiamo sempre imparare, che è una scelta e che va difeso perché possiamo perderlo o indurirlo con grande facilità e con umilianti ritorni indietro. Possiamo fare anche grandi cose, ma senza l’amore tutto è vano. Nulla, invece, è perduto, nulla è vano con l’amore. Anche se ci sembra di compiere piccole cose, in realtà abbiamo tutto! L’amore supera ogni limite. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Tutto! Gesù ha così tanta fiducia in noi da volerci pienamente umani, capaci di amare senza limiti! Tutto finirà. Ma la carità, l’amore, no. Perché l’amore è da Dio. Grazie, Dio di amore grande, che ci insegni ad amare. In questo vediamo ciò che non finisce, capiamo il paradiso che inizia oggi e sentiamo quanto siamo infinitamente amati da te, autore della vita che ci insegni a non perderla.

02/02/2019
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