La parola di Dio questa sera vuole introdurci più profondamente nel
mistero che è la Chiesa. Perché dobbiamo chiamare “mistero” la
Chiesa, la comunità cioè che siamo noi? Perché la sua
realtà non si riduce ad essere semplicemente una società di uomini.
Essa è la comunità di coloro che sono uniti a Cristo e quindi
fra loro, mediante la fede, i sacramenti e la carità . Nella Chiesa è presente
Cristo stesso.
1. Il santo Vangelo ci rivela da dove ha origine il mistero della Chiesa;
da dove nasce questo nuovo modo di con-vivere dentro al groviglio della società e
della storia umana.
Nasce dall’incontro fra la povertà dell’uomo e la ricchezza
di Dio, la mendicità dell’uomo e l’elemosina divina. «Portavano
a Gesù tutti i malati e gli indemoniati»: ecco l’immagine
plastica della mendicanza umana. Ogni miseria e soprattutto la miseria di non
essere più in possesso di se stessi, schiavi di un potere: gli indemoniati. «Guarì molti
che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni»:
ecco l’elemosina divina. L’uomo viene liberato e riportato alla
sua regale dignità .
Notate bene quello che dice Gesù: «per questo … sono venuto!».
Sono parole che aprono come una feritoia attraverso la quale possiamo gettare
uno sguardo pieno di venerazione dentro al mistero dell’identità di
Cristo. Egli ha la coscienza di essere un inviato in questo mondo per realizzare
una missione, quella precisamente di guarire e liberare l’uomo. Nel Vangelo
secondo Giovanni Gesù dice: «non sono venuto per condannare il
mondo, ma per salvare il mondo» [12,47b].
Ma è su un particolare della pagina evangelica che desidero soprattutto
attirare la vostra attenzione. In un certo senso, il villaggio dove Gesù si
trova cerca di trattenerlo. «Egli disse loro: andiamocene altrove per
i villaggi vicini, perché io predichi anche là »: ogni uomo è un
mendicante di salvezza e Dio in Cristo non limita la sua elemosina ad alcuni.
La sua mano si apre ad ogni uomo: «la morte di Cristo infatti è stata
la redenzione del mondo intero», ci ha appena insegnato Cromazio di Aquileia. è escluso
ogni particolarismo, ogni privilegio etnico. La salvezza cristiana non è indissolubilmente
identificabile con nessuna particolare cultura o civiltà . «Andiamocene
altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là »:
oggi ogni popolo è un “villaggio vicino” ad un altro popolo,
e il Vangelo della grazia che salva va predicato ovunque. Tutti gli uomini
sono uniti nella comunanza della stessa origine e dello stesso bisogno di salvezza.
Ecco, carissimi fratelli e sorelle, questa è la santa Chiesa. è il
luogo dove si incontra il desiderio dell’uomo e il desiderio di Dio:
di ogni uomo e di tutti gli uomini. S. Agostino mette sulla bocca della Chiesa
le seguenti parole: «io parlo tutte le lingue: parlo greco, siro, ebraico;
la lingua di ogni popolo poiché sono l’unità di tutte le
genti» [in ps. 147,19].
Ovunque la Chiesa è a casa sua e ciascuno nella Chiesa è a casa
propria.
2. La veglia di preghiera che stiamo vivendo esprime questa consapevolezza
e nello stesso tempo aiuta ad approfondirla.
La comunità di Usokami e la nostra comunità sono unite non da
vincoli di solidarietà semplicemente umana. La nostra unione è costituita
dal vincolo che è la Chiesa: la stessa Chiesa che è in Iringa, è a
Bologna. Questo vincolo è la carità effusa nei nostri cuori dallo
Spirito Santo che anima la Chiesa.
Viviamo ora nella preghiera questa intima comunione; in questi anni abbiamo
vissuto e continueremo a viverla nella scambio dei doni.
Nella Chiesa nessuno riceve solamente; nessuno dona solamente. Nella Chiesa
accade l’avvenimento di una reciprocità nella condivisione dei
beni che riflette la stessa vita trinitaria.
