1. «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate
ai piccoli». Carissimi fedeli, carissime sorelle “Minime dell’Addolorata,
ci uniamo – celebrando l’Eucarestia – all’inno di benedizione
e di lode che sale al Padre dal cuore di Cristo. Guidati e illuminati dalla
parola di Dio, ci immergiamo anche nella ragione per cui Cristo benedice il
Padre, nel motivo per cui lo loda: la rivelazione dei misteri del Regno fatta
ai piccoli.
è partecipe della stessa gioia di Cristo e nostra anche l’apostolo
Paolo che vede nella realizzazione del disegno divino di salvezza una costante:
Dio «ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere
i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato
e ciò che è nulla per ricondurre a nulla le cose che sono».
Sentiamo la presenza di Maria, in comunione colla quale celebriamo sempre l’Eucarestia,
perché anch’Ella si fa eco della lode del Figlio: «ha rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1,52-53).
Si, carissimi fedeli e carissime Minime, noi questa sera lodiamo il Padre
ricco di misericordia perché ha un amore di predilezione verso i più piccoli,
e compie le sue opere mediante creature fragili e deboli; contemplando questo “stile
divino” il nostro cuore si riempie di confidenza poiché ciò che
fa chinare lo sguardo divino sulla nostra persona è la nostra povertà di
ogni genere; la nostra forza nei confronti del cuore di Dio è tutta
nella nostra debolezza. Tutta la nostra sapienza, tutta la nostra giustizia
e santità è Gesù Cristo, nostro redentore. Il cristianesimo è nella
vita il trionfo della grazia di Dio.
2. Quanto ci è stato detto or ora dalla parola di Dio trova la sua
conferma inequivocabile in S. Clelia di cui facciamo solenne memoria in questa
Eucarestia. Conferma che possiamo verificare sia nella sua opera sia nella
sua vicenda interiore.
Nella sua
opera. Se noi consideriamo che cosa accadde in quel lontano 1868 quando Clelia
radunò attorno a sé un gruppo di ragazze consacrate a servizio
di Dio e del prossimo, non c’erano fra loro molte sapienti secondo la
carne, non molte potenti, non molte nobili. Quel manipolo di eroine, per le
quali Cristo era diventato sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,
hanno iniziato dentro alla nostra Chiesa di Bologna e poi nel mondo, una stupenda
storia di “vita evangelica e di carità al servizio dei poveri”.
Nella sua
vicenda interiore. Clelia ci ha aperto uno spiraglio attraverso cui guardare
dentro alla sua straordinaria esperienza di fede. Fu il 31 gennaio 1869, durante
la S. Messa, che il Padre fece a Clelia la rivelazione di «quelle cose» che
tiene nascoste ai sapienti e agli intelligenti, e rivela ai piccoli. Di questa
intima rivelazione Clelia volle conservare memoria scritta: uno dei testi più belli
e commoventi della spiritualità cristiana.
Ella scrive: «Signore, apprite (sic) il vostro cuore e butate fuora
una quantità di fiamme da more (sic) e con queste fiamme accendete il
mio, fate che io brucio da more». Clelia ha compreso che il cristianesimo
nel suo nucleo incandescente è un incontro, un’alleanza d’amore
fra Dio e l’uomo siglata nel sangue di Cristo. «Mettimi come sigillo
sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l’amore … le
sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore», pregava l’anima
credente nella prima alleanza. Clelia riprende, nella luminosità della
fede cristiana, questa preghiera e ripete: «aprite il vostro cuore e
buttate fuora una quantità di fiamme d’amore». Ella desidera
essere come consumata dall’amore, e di fare della sua persona un olocausto
gradito al Signore.
Forse questa straordinaria esperienza che marchia a fuoco la persona di Clelia
la distoglie dall’esperienza ordinaria della sua vita quotidiana? Al
contrario. Ella si pone al servizio dei più poveri e dei più umili,
consapevole che una persona umana può essere più o meno importante
agli occhi degli uomini, ma ognuno di noi è prezioso agli occhi del
Signore. Nell’incontro col Signore fiorisce nel cuore dell’uomo
la consapevolezza della sua dignità , poiché si scopre amato infinitamente
da Dio stesso. I santi sono i grandi maestri della verità sull’uomo.
Carissime Minime, custodite sempre il carisma originario di Clelia, dono preziosissimo
fatto alla nostra Chiesa bolognese, in quell’umiltà di servizio
che vi rende splendenti di gloria agli occhi del Padre, Signore del cielo e
della terra, che si compiace di rivelare ai piccoli i tesori della vera sapienza.
