Solennità dei Ss. Pietro e Paolo
 [Cattedrale: 26-06-02

1. «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo … Voi

chi dite che io sia?». La domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli è duplice,

come avete sentito. L’una chiede il pensiero della “gente” a

suo riguardo, l’altra il pensiero dei suoi apostoli. La risposta è profondamente

diversa. E la diversità voi la potete cogliere facilmente: la gente

pensa che Gesù sia “uno dei profeti”; Pietro “il Figlio

del Dio vivente”.

Carissimi fedeli, queste sono le due attitudini o i due modi possibili di

pensare, di descrivere l’identità di Gesù il Cristo: Egli è uno

che appartiene ad una serie; Egli è uno incomparabile con chiunque altro.

La serie è quella dei profeti, pensava la gente al tempo di Gesù.

In seguito la serie di cui la gente pensa che Gesù faccia parte cambierà:

uno dei grandi maestri di morale; uno dei grandi riformatori sociali, e così via.

A secondo dei gusti di ogni epoca.

L’apostolo al contrario si pone completamente fuori di questa prospettiva.

Egli non dice: «tu sei uno dei …». Egli dice: «tu

sei il Figlio …». Cioè: sei qualcuno di assolutamente unico,

poiché sei il Figlio di Dio.

Vorrei, carissimi fedeli, che comprendeste bene che queste due riposte generano

due modi di stare di fronte a Cristo completamente diversi. Chi considera Gesù «uno

della serie» finisce sempre col ritenere più importante il suo

insegnamento che la sua persona.  Ed il cristianesimo viene pensato e

vissuto come l’apprendimento di una dottrina che cerchiamo poi di praticare

come meglio possiamo. Al centro di questo modo di intendere il cristianesimo

non sta più la persona di Cristo.

Chi invece considera Gesù come «il Figlio del Dio vivente» pone

al centro della sua vita il rapporto con la sua Persona. Ed il cristianesimo

viene pensato e vissuto come appartenenza a Cristo e la vita in Cristo, con

Cristo e come Cristo: una vita appunto cristiana.

Proviamo ora a rileggere la seconda lettura dove l’Apostolo Paolo, giunto

ormai alla fine della sua vita, fa come un riassunto spirituale della medesima. «Il

Signore mi è stato vicino» egli dice: ecco la dimensione essenziale

della vita cristiana. E’ la vita umana vissuta nella compagnia, nella

vicinanza del Signore Gesù. La vita è un compito che ciascuno

di noi, come Paolo, ha ricevuto; la vita è una vocazione, una missione.

Ma il tutto nella compagnia di Cristo: «il Signore mi è stato

vicino». Questa vicinanza dona un’intima sicurezza al credente,

in ogni momento: «il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per

il suo regno eterno». L’incontro con Cristo rigenera l’uomo

ad una speranza eterna.

2. «Beato te, Simone …». Questa spiegazione di Pietro,

questo modo di porsi in rapporto colla persona di Cristo è la fede.

La pagina del Vangelo  infatti ci svela anche il mistero dell’inizio

e della maturazione della fede nell’uomo. L’inizio è posto

in noi dalla grazia di una rivelazione, da un intimo ed inesprimibile concedersi

di Dio all’uomo: «… ma il Padre mio che sta nei cieli».

Segue quindi la chiamata a dare una risposta. Infine, c’è la risposta

dell’uomo: una risposta che darà senso a tutta la vita.

Ecco che cosa è la fede: è la risposta libera e ragionevole

alla parola del Dio vivente.

Carissimi fedeli, è questo il dono che il Signore vuole farci in questo

giorno tanto solenne: il dono della fede. Lo abbiamo chiesto all’inizio

di queste celebrazione: «fa che la tua Chiesa segua sempre l’insegnamento

degli Apostoli dai quali ha ricevuto il primo annuncio della fede.»

 

26/06/2005
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