funerali di don Pasqualino Taglioli

Bologna, chiesa di Marano

“Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24). Questa volontà di comunione e di perfetta intimità è la ragione profonda e vera della chiamata a sé che il Signore Gesù ha rivolto a don Pasqualino Taglioli, al quale noi oggi con animo commosso e mesto rendiamo l’ultimo saluto della liturgia funebre.

“Quelli che mi hai dato”: don Pasqualino è stato per tutta la sua lunga vita di Cristo, al quale era stato consacrato nel battesimo. Coll’ordinazione sacerdotale – ricevuta dalle mani del cardinal Nasalli Rocca nel lontano 17 marzo 1945 – è stato poi annoverato nella schiera degli apostoli, nel gruppo cioè di coloro che Gesù ha detto in modo specialissimo “suoi amici”. Infine anche lui è stato strettamente congiunto e conformato al Salvatore crocifisso con la sofferenza e i disagi fisici serenamente sopportati nell’ultimo tratto della sua esistenza.

Ora che il suo servizio è giunto a compimento, egli si presenta al Padrone della vigna con il favore e il pregio di una laboriosità generosa e di una indefettibile fedeltà.

E’ stato per tutti i quasi cinquantasei anni del suo ministero presbiterale essenzialmente un pastore: un pastore affabile e attento, che perciò lascia un sincero rimpianto in quanti l’hanno conosciuto e stimato.

Sono molte le comunità che hanno beneficiato della sua opera saggia e zelante: Manzolino, Vergato, Monte Acuto Ragazza, Affrico, Rocca Pitigliana. Ma soprattutto qui, a Marano, dove è stato parrocco dal 25 marzo 1963 fino al 15 settembre 2000, egli sarà a lungo ricordato con affettuosa gratitudine. E solo l’età e la malferma salute l’hanno indotto a malincuore la scorsa estate al grande sacrificio del distacco da questa parrocchia, che egli ha molto amato.

Adesso, di fronte alle sue spoglie mortali, che fraternamente onoriamo con questo rito, vogliamo lasciarci illuminare e consolare dalla parola di Dio che qui è risonata.

Attraverso questa parola, lo Spirito Santo ci ha ancora una volta attestato la nostra dignità di figli di Dio e la nostra fortuna di essere, in virtù di questa figliazione, eredi con Cristo dei beni eterni.

Rianimati da questa fede, non temiamo la morte ma la guardiamo in faccia senza paura, dal momento che possiamo invocare Dio col nome di padre e ci è data la certa speranza di essere “liberati dalla schiavitù della corruzione in modo di entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (cfr. Rm 8,21).

Fortificato proprio da questa fede don Pasqualino ha vissuto, ha operato, ha affrontato le ultime prove, persuaso che “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18).

Consolati da questa stessa fede, i suoi figli spirituali, i suoi estimatori, i suoi familiari asciugano oggi le loro lacrime.

Il sacrificio eucaristico, che adesso eleviamo, ravvivi in noi la certezza che la grande famiglia dei figli di Dio sarà un giorno ricomposta nella calda luce dell’ultima risurrezione.

30/01/2001
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