Omelia durante i Vespri celebrati ad Assisi nel corso della 81ª Assemblea generale Cei

Abbiamo pregato con il salmista. “Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi”. È il grido che facciamo nostro in questa veglia per la pace. È la preghiera di angoscia che sale da tutte le persone sprofondate in quell’inferno sulla terra che è ogni pezzo dell’unica guerra mondiale. Per noi cristiani ogni guerra è fratricida e quindi significa anche che è mio fratello che combatte contro un altro mio fratello. Non mi riguarda solo se mi coinvolge direttamente. Sono già coinvolto. Sono sempre miei fratelli che si combattono e si uccidono. Non possiamo dire che non ci riguarda. Per questo la Chiesa è una madre e non sarà mai neutrale, perché sceglierà sempre la pace. Non pregherà per la vittoria, ma per la pace, che è l’unica vittoria. Questo grido è anche quello delle vittime del passato che ci consegnano la memoria della loro sofferenza perché non sia più così, per svegliarci dal sonno, perché non crescano di nuovo quei semi terribili di violenza e di mancanza di rispetto alla persona di cui vediamo frutti e che incredibilmente coltiviamo. Dobbiamo essere doppiamente consapevoli, per il nostro presente e per il nostro passato prossimo. Davanti a questi inferni non possiamo dire che non lo sapevamo perché possiamo sapere e lo sappiamo! Non vogliamo che la pace sia una tregua! La Prima Guerra Mondiale lasciò sul terreno almeno 16 milioni di morti, la metà dei quali civili, oltre a venti milioni di feriti e mutilati. La Seconda Guerra Mondiale ha ucciso settanta milioni di persone. Per la pace bisogna combattere la logica della forza con la forza e con le armi dell’amore, le uniche capaci di sconfiggere il demone e i demoni che si impadroniscono del mondo e dei cuori delle persone. Si chiedeva pochi giorni or sono il Presidente Mattarella, con severa consapevolezza, parlando al popolo tedesco: “Quanti morti occorreranno ancora, prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati, che se ne faccia uso per l’arbitrio di voler dominare altri popoli?”. Il cristiano è artigiano di pace perché discepolo di Gesù, pacifico e pacificatore, perché non può dire pazzo a suo fratello, perché ha messo la spada nel fodero, perché vince ogni seme di inimicizia, perché discepoli di Gesù, il non violento e nostra pace perché riconcilia tutte le cose e rappacifica con il sangue della sua croce gli esseri della terra e quelli del cielo.

San Francesco oggi ci aiuta a cercare l’essenziale e a liberarci da tutte le glossa, personali e di insieme, per essere operatori di pace in questo tempo drammatico. La pace è sempre possibile e la cerchiamo con speranza proprio quando non c’è o è minacciata. Francesco riconciliava i nemici, il lupo con Gubbio, i frati con i banditi, gli abitanti della città. Era un cavaliere ma della pace, umile non modesto, appassionato non tiepido, cortese e coraggioso. San Francesco ci spinge a vincere l’impotenza e a cercare la pace. Questa inizia con il perdono e con l’essere in pace con tutti. “Laudato si’ mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione. Beati quelli ke ’l sosterrano in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati”. Scrisse una lettera ai reggitori. Era un uomo di pace e la cercava per tutti. Egli era così disarmato perché aveva vinto la battaglia contro il proprio orgoglio ed egoismo tanto che “fu beato tanto meravigliosamente soave e potente da domare gli animali feroci, addomesticare quelli selvatici, ammaestrare quelli mansueti, indurre a obbedire all’uomo i bruti, divenuti ribelli all’uomo dal tempo della prima caduta”. (Leggenda Maggiore IX, 8 FF 1160). Un uomo di pace la dona a tanti! Come cresce? “Sono veri pacifici coloro che in tutte le cose che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo. Dove è carità e sapienza, ivi non è timore né ignoranza. Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. Dove è quiete e meditazione, ivi non è affanno né dissipazione. Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa, ivi il nemico non può trovare via d’entrata. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza. La santa sapienza confonde Satana e tutte le sue malizie. La pura santa semplicità confonde ogni sapienza di questo mondo e la sapienza della carne. La santa povertà confonde la cupidigia e l’avarizia e le preoccupazioni del secolo presente. La santa umiltà confonde la superbia e tutti gli uomini che sono nel mondo, e similmente tutte le cose che sono nel mondo. La santa carità confonde tutte le tentazioni diaboliche e carnali e tutti i timori della carne. La santa obbedienza confonde ogni volontà propria corporale e carnale e tiene il corpo di ciascuno mortificato per l’obbedienza allo spirito e per l’obbedienza al proprio fratello”. Ecco dove inizia la pace! Senza nessun compromesso con la logica della guerra. Solo volendo la pace e i suoi strumenti prepariamo la pace!

Ha detto Papa Leone XIV: “Il mondo ha sete di pace e ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto. Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, di distruzioni, esuli! Non parole gridate, non comportamenti esibiti, non slogan religiosi usati contro le creature di Dio. Tutti i credenti sono fratelli. E le religioni, da ‘sorelle’, devono favorire che i popoli si trattino da fratelli, non da nemici. Con mani nude alzate al cielo e con mani aperte verso gli altri, dobbiamo far sì che tramonti presto questa stagione della storia”.

È la nostra umile e determinata scelta, seguendo frate Francesco che aveva e donava a tutti la pace e il bene. Riconciliare, costruire case e cuori di pace e di non violenza. Pace e bene a tutti.

Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi - Assis (PG)
19/11/2025
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