Omelia per la Domenica della Parola

Verbum Domini. Quando si stava discutendo se indire stabilmente la Domenica della Parola per la Chiesa in Italia (prima della decisione di Papa Francesco di farlo per tutta la Chiesa), qualcuno disse che non serviva una domenica specifica, perché tutte le domeniche erano della Parola. Certo. Aveva ragione: tutte le domeniche sono della Parola! Però, come per il Corpus Domini che veneriamo in alcune feste particolari per aiutarci a riconoscerlo ogni volta che facciamo “questo” in memoria di Lui, “oggi” il Verbum Domini è per venerare il Signore che “oggi” parla a me, a noi. Il Signore che parla! Il Signore parla e noi non lo ascoltiamo? Parla e noi non prendiamo sul serio quello che dice, lo mettiamo in fila insieme ai tanti contatti e alle tante parole che invadono la nostra mente e il cuore, tanto che facciamo fatica a capire quelle importanti e quelle insignificanti o pericolose?

Quando è tutto uguale finiamo per non stare a sentire più nessuno e rischiamo di dare retta a chi è più abile, più forte, più conveniente, non a chi ci ama e ci chiede amore. Anche perché a volte le parole del Signore possono apparire dure, esigenti e non le capiamo prima ma solo mettendole in pratica, perché sono un seme che deve crescere. Gesù getta il seme della Parola nella terra degli uomini e finché non cresce sembra non portare nulla! Solo quando la ascoltiamo con amore la capiamo, e allora cambia tutto. Ed è la Parola che ci porta alla verità e non la verità alla Parola, perché la verità di Dio è la storia di amore con il suo popolo. Allora, come ci mettiamo in ginocchio e circondiamo di attenzione il Corpo di Gesù, lo adoriamo e lo contempliamo, così dobbiamo fare con la Parola. San Francesco sentì la Parola rivolta a Lui, Gesù che gli parlava, e sperimentò come il Vangelo rendeva dolce quello che prima era per lui amaro e quello che gli sembrava difficile e lontano iniziò ad essere bellissimo, semplice, gioioso, come fermarsi a parlare e toccare un lebbroso.

Quando ascoltiamo la Parola di Dio e vinciamo le nostre paure, scopriamo la forza del suo amore. All’inizio sembra impossibile viverla, ma l’amore infinito di Dio cambia la vita, è efficace, non è un analgesico o un tranquillante, come le tante droghe del benessere. È amore e chi ascolta la Parola di Dio sa ascoltare anche gli altri, il prossimo, perché è una luce che cambia il nostro modo di vedere il mondo intorno. San Francesco, che aveva grande cura del Corpo di Cristo, ammonì i suoi frati “perché, ovunque troveranno le divine parole scritte, come possono le venerino e, per quanto spetti a loro, se non sono ben custodite o giacciono sconvenientemente disperse in qualche luogo, le raccolgano e le ripongano in posto decoroso, onorando nelle sue parole il Signore che le ha pronunciate”. “Ascoltato o letto il brano evangelico, il beato Francesco, per la sua profonda riverenza verso il Signore, sempre baciava il libro del Vangelo” e così adorava come nell’Eucarestia la presenza di Gesù.

Spezziamo il Vangelo nei gruppi della Parola – cioè i fratelli e le sorelle che si ritrovano per confrontarsi su questa – perché non sono incontri per discutere in astratto ma per aiutarci a capire personalmente e come comunità cosa il Signore ci chiede e per aiutarci a viverla. La sua Parola, nella confusione e nell’incertezza della nostra vita, nei tanti incroci dove è difficile scegliere da che parte andare, ci aiuta a stare dalla parte dell’amore, anche quando non conviene e anche se le parole del mondo spingono a fare diversamente. Chi mette in pratica la Parola compie oggi i miracoli del suo amore, quelli promessi da Gesù, per cui i ciechi vedono, chi non cammina ritrova speranza. “La gioia del Signore è la vostra forza”, perché la gioia di Dio è quella di amarci, e la nostra di essere suoi.

Ma è per pochi? In realtà non la capiscono i grandi, i sapienti e gli intelligenti, coloro che pensano di sapere già tutto o di capire tutto senza aprire il cuore, chi crede di non sbagliare perché non sta a sentire nessuno, chi ha già tanto amore per se stesso che ha paura di perderlo amando Dio e il prossimo! Invece l’ascoltano e la prendono sul serio i peccatori, quelli che hanno sbagliato e hanno bisogno di misericordia, i piccoli che imparano a parlare proprio ascoltando. Dossetti diceva che le sue parole sono “scintille di accensione del mio piccolo focherello interiore”, bisogna “leggerlo, leggerlo, leggerlo” e proponeva una lettura continua perché “è di una profondità infinita, inesausta e inesauribile che continuamente ci plasma, ci sostiene, ci forma, ci crea, come cristiani prima di tutto”. Per questo la lettura continua, che qui e in altre chiese di Bologna ha arricchito la Domenica della Parola, potrebbe continuare in termini personali e anche in altre occasioni.

Però non basta ascoltarla: dobbiamo metterla in pratica, perché è amore! Noi abbiamo tanti tecnici che spiegano le cose della vita, che sembrano avere la risposta giusta e offrono infinite interpretazioni e istruzioni per l’uso. A noi, però, non servono affatto i tecnici con le loro convenienze, ma serve chi ci ama, chi si lega alla nostra fragilità e ci dona fiducia (come fa il seminatore), chi cammina insieme, chi ci aiuta per davvero. L’amore è legame, non interpretazione distaccata, fosse pure intelligente! Dalla Parola nasce e rinasce la comunione. Non cerchiamo l’autosufficienza (che tristezza sarebbe!), ma l’amato, cioè per chi vivere, a chi donare la nostra vita e quindi chi mi fa trovare me stesso!

Quando siamo fedeli alla Parola sappiamo capire gli avvenimenti, la storia e cercare di cambiarla. Oggi ricordiamo Papa Benedetto XV che proprio per la profonda libertà del Vangelo disse basta alla I guerra mondiale, facendo arrabbiare molti, invitando gli Stati in conflitto alla «diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti» e in sostituzione delle armi indicava «l’istituto dell’arbitrato con la sua alta funzione pacificatrice» per vincere la mancanza di mutuo amore tra gli uomini, egoismo nazionalistico, odio di razza e lotta di classe perché la pace non è mai la vittoria di una parte sull’altra.

Ecco, questo è il vostro servizio di lettori, ministero istituito, cioè dentro la stessa struttura della Chiesa. È servizio, cioè dono gratuito, unica via per rendere viva, bella, la sua famiglia, corpo in realtà così fragile e umano che sono le nostre comunità e la Chiesa tutta. Non si tratta solo di leggerla nella celebrazione (e quanto è importante comunque leggerla con attenzione, in modo chiaro, non meccanico, non teatrale, non da avvisi del supermercato) ma di renderla viva con la nostra vita, fonte di amore che fa diventare noi stessi sorgenti di acqua viva. Non possiamo annunciare la Parola di Dio e testimoniarla senza prima riceverla in noi, accoglierla in modo personale, sincero, cordiale, senza difese, esigente come un amore vero. Solo se scende nella terra buona del cuore “fino al cardine su cui tutto ruota in noi”, saremo davvero dei lettori non ripetitori poco convinti e poco convincenti.

Dobbiamo noi per primi raccoglierci con la Parola, restarcene soli con lei, farla nostra, perderci tempo perché non c’è amore senza raccoglimento e senza prendere sul serio il Vangelo. Così il nostro cuore si aprirà all’amore e il mondo la conoscerà attraverso le nostre parole e la nostra vita. La Parola di Dio è sempre, incredibilmente per certi versi, affidata agli uomini, nonostante le loro contraddizioni e fragilità. Ma è questa la grandezza e la bellezza del Vangelo e di quel Vangelo che scriviamo, ognuno di noi, quando la ascoltiamo e la mettiamo in pratica.

Ti ringraziamo Signore perché Tu non ci lasci nel silenzio e la tua Parola genera vita e trasforma quella vecchia. Quando ascoltiamo Te siamo forti e superiamo le nostre paure, i calcoli, le misure avare, perché la tua Parola ci rende responsabili, umani e belli, perché amati. Anche noi diventiamo capaci di compiere i tanti segni che rivelano oggi la forza del tuo amore. Insegnaci a raccoglierci con Te, cioè a farti entrare nel profondo del cuore, perché possa dare i frutti buoni del tuo seme. Donaci di essere un piccolo angolo d’umanità dove la tua Parola continua a farsi carne.

Grazie, perché è un fuoco di gioia che ci spinge ad andare incontro al prossimo “contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia”, peccatori ma pieni del tuo amore, perché Tu sei la roccia, che eri, che sei e che sarai, Tu solo hai Parole di vita eterna, quelle che aiutano a vivere pienamente i nostri giorni. Amen.

 

Cattedrale di Bologna
23/01/2022
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