Nella mattinata di mercoledì 25 giugno, il Cardinale Zuppi ha incontrato i catechisti e i responsabili laici dei villaggi che, insieme con Mapanda, costituiscono la Parrocchia di San Giovanni Battista.
Attualmente i villaggi che fanno capo alla Parrocchia sono otto: (Chogo, Ukami, Uhafiwa, Himbo, Kipanga, Ilogombe, Igheleke) e distano vari chilometri con strade di montagna non asfaltate. In ciascun villaggio sono organizzate alcune “comunità di base”, cioè gruppi di famiglie che si riuniscono regolarmente per la preghiera, la catechesi e la formazione cristiana. In ogni villaggio i catechisti sono responsabili della vita comunitaria: guidano la preghiera, anche la domenica in assenza del presbitero, sono responsabili per la formazione alla fede e per la gestione pastorale del villaggio.
Da quando è nata la parrocchia di Mapanda, che ha scorporato parte del territorio di Usokami, la vita pastorale è sicuramente migliorata, anche se esistono ancora villaggi piuttosto isolati e difficili da raggiungere, soprattutto in alcuni periodi dell’anno. I referenti di ogni villaggio hanno illustrato la situazione della propria comunità, ringraziando Dio per i tanti frutti di conversione e di rinnovamento spirituale, per le vocazioni sacerdotali e laicali che Dio ha suscitato e per la vita di carità che si esprime in esse.
Non mancano le difficoltà: è stato segnalato il problema dei giovani che spesso separano la loro vita dalla partecipazione ai sacramenti, specie del matrimonio, separando le loro scelte affettive e di vita, dalla fede nella quale sono cresciuti; c’è un problema, spesso segnalato, di disinteresse da parte degli uomini sposati, disinteresse per la famiglia e per la vita comunitaria; si è parlato anche della tentazione di tornare al culto ancestrale dei morti, per cui alcuni dimenticano che è solo il sacrificio di Cristo che ci libera dalla morte; esiste poi anche la concorrenza di altre chiese e specialmente di sette evangelicali, che spesso attraggono con proposte di immediato riscontro, spesso emozionali e superficiali.
Si è parlato molto dei problemi della cura della salute, con la mancanza di luoghi di cura veramente idonei e molto anche della educazione dei più giovani, a cominciare dai problemi scolastici che spingono molti giovani a cercare alternative in altre parti del paese. Il Cardinale ha ascoltato con molta attenzione i referenti pastorali dei villaggi, ringraziando molto per i frutti maturi di fede che manifestano e invitandoli ad allargare molto lo sguardo nel segno della comunione, che ci rende sempre una cosa sola, parte gli uni degli altri, nel grande come nel piccolo.
Sulla tendenza dei giovani ad accumulare esperienze senza decidersi, anche in ambito affettivo come anche in ambito religioso, l’Arcivescovo ha esortato ad avere pazienza, a rispondere soprattutto dando una testimonianza viva alla bellezza della vita cristiana. Come si è rallegrato per il numero di vocazioni alla vita consacrata, così ha esortato gli sposi a creare delle belle famiglie che sappiano dare testimonianza con l’esempio di dedizione, di affetto, di pazienza, di cura reciproca e ha invitato a creare associazioni e momenti di aggregazione tra gli uomini cristiani in modo da incoraggiarli a crescere umanamente e cristianamente.
Anche riguardo al culto pagano dei morti, l’Arcivescovo ha esortato i catechisti, quando celebrano le esequie nei villaggi, a essere testimoni della speranza cristiana e a ricordare che il dono di Cristo vale molto di più del sangue di qualche animale. Sullo sfondo, la questione dei missionari bolognesi. In più di un intervento i catechisti hanno chiesto che i preti bolognesi continuino ad essere presenti in questa terra. Il Cardinale non ha potuto garantirlo; ha condiviso le riflessioni che sono in corso con il vescovo Vincent, ma ha assicurato che la storia della comunione tra Mafinga e Bologna non potrà terminare: “Voi – ha detto – siete importanti per noi”.