L’Arcivescovo ha presieduto la Messa della Notte di Natale nella Cattedrale di San Pietro.
«Ecco il Natale – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – la luce del Signore che nasce tra gli uomini. Ci rende vicina quella luce del sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre, ci libera dalla morte e accende la luce della fede. È umanissima, divina e rivela la tenerezza di Dio verso la nostra umanità».
«Lasciamoci illuminare dall’amore di Dio – ha proseguito il cardinale Zuppi – che rivela e libera dal peccato perchè luce di amore e di perdono. Natale è umanità vera a concreta. Il Natale lo vede solo chi affronta le tenebre, chi deve camminare nel buio come Giuseppe e Maria, e chi si mette in cammino perché ha bisogno di luce vera, la cerca, la anela, per sé e per il popolo che cammina nelle tenebre. Giuseppe e Maria camminano nel buio perché non c’era posto per loro! L’egoismo e la paura non lasciano spazio a nessun altro che all’io o a quello che serve a nutrirlo, a farlo stare bene. La felicità individuale non ha mai spazio per gli altri, anzi, ha paura che possano minacciarla».

Il Natale rivela le tenebre che avvolgono il cuore degli uomini tanto da renderli sonnambuli, incapaci di commuoversi per chi soffre, abituati alla guerra, tanto da accettare la solitudine. Il Natale lo vede e lo aspetta chi è nelle tenebre o chi le affronta come i pastori. Chi resta a casa vive una festa che finisce subito, non la felicità della grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini e accende la beata speranza della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Ricordando poi il Giubileo che Papa Francesco aveva aperto qualche ora prima a Roma, l’Arcivescovo ha ricordato come il mistero del Natale che oggi celebriamo «non è la festa del benessere, speranza a poco prezzo, ma una luce nel buio. Tutti siamo pellegrini e bisognosi di speranza. E quanto abbiamo bisogno di luce. Donarla agli altri la fa trovare a noi. Natale è luce vera di un Dio che e entra nel mondo avvolto dall’uscurità per portare luce, quella dell’amore».
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