La proposta del Ministero della Cultura

Le campane italiane candidate a patrimonio culturale immateriale

La notizia è giunta in concomitanza col raduno nazionale svoltosi a Imola sabato 22 aprile

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La notizia ha raggiunto i partecipanti al 61° raduno nazionale dei Campanari italiani, fra i quali l’Unione Campanari Bolognesi e il Gruppo Campanari Padre Stanislao Mattei

Il Ministero della cultura ha presentato ufficialmente la candidatura multinazionale dell’«Arte Campanaria tradizionale» per l’iscrizione nella Lista Unesco del Patrimonio Culturale immateriale.

La notizia rimbalza da Imola dove sabato pomeriggio e domenica si è tenuto il 61° raduno nazionale dei campanari che ha visto la presenza di 27 gruppi di campanari provenienti da tutta Italia. A fare gli onori di casa l’Unione Campanari Bolognesi e il Gruppo Campanari Padre Stanislao Mattei, perché l’arte campanaria bolognese si estende anche nelle diocesi di Imola e di Faenza, che rientrano nella metropolia bolognese.

Erano circa 400 in totale i campanari, tra di essi anche un gruppo proveniente dal Regno Unito, che hanno dato dimostrazione delle diversissime tradizioni campanarie diffuse nel nostro paese. Mentre i visitatori hanno potuto salire straordinariamente sui campanili della Cattedrale di San Cassiano e di Santa Maria in Regola, nelle piazze di Imola erano allestiti concerti mobili: le campane alla bolognese, che come noto richiedono un contatto molto fisico con i bronzi, che vengono fatti ruotare completamente su se stessi in modo sincronizzato.

Veronesi e Ambrosiani suonano stando sotto muovendo i bronzi con corde che sono legate a grandi ruote; Bergamaschi e Liguri utilizzano le tastiere con le quali suonano a martello ottenendo melodie. Dalle terre dell’antico patriarchio di Aquileia gli Scampanotadôrs furlans che muovono a slancio la campana maggiore e contemporaneamente suonano da ferme le altre campane inserendo tre o più colpi tra le battute del bronzo in movimento.

Richiamano invece l’antichissima arte bizantina le campane di Piana di Sorrento, dove le campane vengono battute da rintocchi rapidi e ritmici. In occasione della candidatura Unesco, il ministro della cultura Sangiuliano ha ricordato come «i campanili sono un simbolo identitario delle nostre comunità. Le campane “suonate a festa” – si legge nella dichiarazione del ministro – sono un paesaggio sonoro che riecheggia nei borghi italiani come nelle grandi città. Questa candidatura riconosce nell’arte campanaria, che ha radici profonde nella nostra storia e nei nostri territori, un carattere originale della nostra nazione».

Le componenti della candidatura, sostenuta anche dalla Conferenza Episcopale Italiana, includono le tecniche di suonata delle campane, la loro realizzazione e composizione, le strutture architettoniche dei campanili, per lo più associati a cattedrali e chiese, che sono espressione culturale e partecipativa di una vasta comunità italiana.

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