La prima sosta del pellegrinaggio alla chiesa del Getsemani, l’inizio di un cammino, del Triduo pasquale che ha scandito il viaggio.
La Messa presieduta dal patriarca di Gerusalemme dei Latini il cardinale Pierbattista Pizzaballa, con monsignor Adolfo Tito Yllana, che come nunzio apostolico in Israele e a Cipro e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina rende presente in Terra Santa la sollecitudine del Successore di Pietro e il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton, superiore dei frati minori che dai tempi di San Francesco sono custodi dei luoghi santi. A seguire al patriarcato latino il Vespro solenne della festa di Sant’Antonio di Padova, patrono della Custodia di Terra Santa.
«Grazie a Dio un gruppo di pellegrini è arrivato in Terra Santa! – ha detto padre Patton nell’intervista rilasciata ai nostri medi diocesani -. Sia i frati della custodia sia i cristiani locali hanno bisogno di sentire la vicinanza dei cristiani che vengono qui come pellegrini. Nel momento in cui mancano i pellegrini non solo manca una vicinanza fraterna ma anche un qualcosa di concreto che è la possibilità di vivere dignitosamente del proprio lavoro». «La raccomandazione che do ai miei frati – ha proseguito il Custode – è quella di ricordare il mandato che abbiamo ricevuto nel 1342 da papa Clemente VI: dimorare nei luoghi Santi, vivere nei santuari in modo tale che siano luoghi vivi; celebrare Messe cantate e liturgie, cioè il pregare perché si celebri un qualche aspetto del mistero della rivelazione, dell’incarnazione e della Redenzione; e infine essere una comunità internazionale, quasi come segno che in Terra Santa ci deve essere sempre la Chiesa della Pentecoste. Noi dobbiamo avere fiducia nel Signore. Papa Paolo VI diceva che per Divina Provvidenza i frati sono qui in Terra Santa. Siamo qui da otto secoli e siamo sempre rimasti anche quando tutti gli altri scappavano. Poi dobbiamo ricordare che attorno a noi ci sono molte altre situazioni che non sono sotto i riflettori come la Siria e il Libano».
Anche l’arcivescovo Adolfo Tito Yllana, Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina ha espresso un giudizio positivo sull’iniziativa bolognese: «Per noi la presenza di una comunità come l’arcidiocesi di Bologna con tutti i pellegrini insieme rafforza non la solitudine, ma la nostra fede: c’è sempre spazio non con la tristezza e sofferenza ma con la gioia di essere uniti con tutta la chiesa. Voi avete riaffermato che non siamo una piccola cosa, ma siamo la Chiesa Cattolica a cui voi e noi apparteniamo, così con questa unità affermiamo con tutti che veramente noi viviamo Cristo con tutti gli altri». Riguardo alla sua missione ha spiegato come è importante costruire «reti di relazioni di amicizia di tutte e due le parti e si cerca sempre di portare il messaggio del Papa che abbraccia tutti. Il nunzio è il delegato rappresentante, non ha un messaggio suo, ma porta quello del Papa».