Lo scorso 24 giugno la dedicazione della nuova chiesa parrocchiale
Si è conclusa la visita in Tanzania, iniziata il 20 giugno, di una delegazione diocesana guidata dall’arcivescovo Matteo Zuppi alla parrocchia di Mapanda, in occasione della consacrazione della nuova chiesa. Della delegazione che accompagnava l’Arcivescovo faceva parte tra gli altri il vicario generale per l’Amministrazione monsignor Giovanni Silvagni. Momento centrale della visita è stata naturalmente la grande celebrazione della consacrazione della chiesa, martedì 24 giugno, festa di san Giovanni Battista a cui il nuovo edificio sacro è dedicato. La domenica 22 il cardinale Zuppi aveva invece presieduto la celebrazione del Corpus Domini, con la Messa nella chiesa provvisoria e la processione eucaristica lungo le vie di Mapanda. Il giorno successivo, un importante incontro fra l’Arcivescovo e i catechisti che guidano la vita cristiana nei villaggi che compongono la parrocchia. Nei giorni successivi, la delegazione bolognese ha visitato altri luoghi, tra cui Usokami, primo luogo della presenza dei missionari della nostra diocesi, 50 anni fa, e Mafinga, sede della nuova diocesi. Approfondimenti, foto e video anche su questo sito, sul canale YouTube di 12Porte e sui social Facebook e Instagram.
«É una grande gioia – confessa con emozione il vescovo Vincent – per la nuova diocesi di Mafinga, ma credo anche per l’arcidiocesi di Bologna. In 25 anni abbiamo realizzato due chiese: quella di Usokami, dedicata alla Madonna di Fatima, e oggi quella di Mapanda, dedicata a Giovanni Battista». «Io sono stato il parroco di Usokami – continua -, prendendo il posto dei missionari bolognesi, ma non avrei mai immaginato che a inaugurare la chiesa di Mapanda fossi proprio io. Con il vescovo di Iringa, Romanus, siamo stati entrambi pastori di Usokami: alla fine entrambi siamo diventati Vescovi. Oggi abbiamo dedicato questa chiesa con una presenza massiccia di fedeli e abbiamo avuto la gioia di avere con noi il cardinale Matteo Zuppi, che ha arricchito questa celebrazione». E conclude ricordando Papa Francesco: «Davvero un momento di fratellanza, che indica come la Chiesa sia viva e missionaria, come ci ha chiesto il compianto Papa Francesco: dobbiamo muoverci insieme e portare il Vangelo a tutti».
Poi, come un battezzato e cresimato, l’altare riceve la veste bianca delle tovaglie. Tutto è pronto per la prima celebrazione dell’Eucaristia. Dopo la Comunione, le specie eucaristiche vengono portate solennemente nel Tabernacolo: Dio abiterà per sempre in questa casa nel segno santissimo del Sacramento eucaristico. I sacerdoti della parrocchia hanno voluto che questo giorno segnasse l’inizio della Missione popolare. Preti, religiosi e laici ricevono dai Vescovi il crocifisso, col man- dato di annunciare la gioia di ap- partenere a Cristo. Andranno nei villaggi, visiteranno le famiglie, incontreranno giovani e anziani per annunciare loro la speranza cristiana. Sarà forse l’ultima grande iniziativa pastorale che vedrà impegnati i preti bolognesi in questa terra.
È il momento del ringraziamento. Un’arte tutta africana. Prendono la parola i vescovi e il cardinale, tradotto in swahili da don Davide Marcheselli che fu primo parroco di Mapanda ed è ora in Congo: dice tutta la gioia e l’attesa della Chiesa sorella di Bologna. «Questa casa è frutto di una storia lunga cinquant’anni – ricorda -. L’amore vero non invecchia mai, non si perde, non finisce, perché si trasforma e ci trasforma. Unisce le nostre Chiese di Mafinga-Iringa e Bologna. Questo legame si chiama comunione, che è molto più di rispetto, di collaborazione, di solidarietà, perché comunione è proprio pensarci insieme, amarci l’un l’altro». «Tanti anni fa – ha concluso – alcuni nostri fratelli vennero a Usokami, e poi qui a Mapanda, e vennero solo perché amavano e seguivano Gesù. Li ringrazio tutti. Insieme a monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale della Diocesi di Bologna, ne nomino alcuni. Anche loro sono con noi: Baba Giovanni, Guido, Tarcisio, Mama Maria Lidia, Maria Gemma, Mama Cornelia, Ma- ma Vincenzina, Mama Assunta, Mama Maria Angelina, il dottor Edgardo, don Giovanni Nicolini. Vorrei ricordare anche, i cardinali Poma, Biffi e Caffarra che tanto hanno creduto a questo legame, così come monsignor Cé. Insieme a loro i tanti, ma tanti, che hanno lavorato e pregato per voi, che sono venuti, ad iniziare dai preti che si sono avvicendati qui e quanti che hanno preparato questa strada che non c’era, hanno atteso il Signore e lo hanno indicato presente come fece Giovanni Battista. E un grazie speciale anche a don Davide e a don Marco, a tutto l’Ufficio missionario, a don Francesco Ondedei e agli altri, a cominciare da Paola Ghini».
Il rito ha impegnato gran parte della giornata e la Messa si è prolungata ancora nella gioia di con- dividere la mensa fraterna. È l’inizio di un futuro ancora tutto da immaginare.
Juan Andrés Caniato