Aveva 88 anni

Monsignor Giorgio Biguzzi, il ricordo del successore

Originario di Calisese di Cesena, saveriano, aveva frequentato anche il Seminario regionale di Bologna

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Il Vescovo emerito di Makeni, in Sierra Leone, fu uomo di pace e di cultura nello Stato dell’Africa occidentale

È deceduto il primo luglio scorso monsignor Giorgio Biguzzi, missionario saveriano, vescovo emerito di Makeni in Sierra Leone. Originario di Cesena, Biguzzi aveva frequentato il seminario regionale di Bologna per passare poi al noviziato dei saveriani di Parma.

Dal 74 all’84 era stato missionario in Sierra Leone dove era tornato nell’87 come vescovo di Makeni, dove tra le altre cose ha promosso la nascita dell’Università cattolica e si era distinto nell’impegno contro la guerra e contro il triste fenomeno dei bambini soldato.

Il vescovo attuale di Makeni, di passaggio ha Bologna, ci ha consegnato una piccola testimonianza, insieme all’attuale rettore dell’Università cattolica.

«Il mio ricordo del Vescovo Giorgio Biguzzi che è stato il secondo vescovo di Makeni è meraviglioso. Siamo venuti in Italia soprattutto per visitarlo quando abbiamo saputo che il suo stato di salute si era aggravato: per questo avevamo deciso di stagli vicino per esprimergli il nostro amore filiale e la nostra gratitudine per il suo servizio come prete missionario per tanti anni e inoltre per i suoi 25 anni come vescovo di Makeni. Ha dato tanto per il nostro Paese, nel campo dell’evangelizzazione e dell’educazione e della promozione umana. La sua morte pochi giorni fa sarà una grave perdita per la gente in Sierra Leone e specialmente per il suo amato gregge in Makeni. Vogliamo ringraziare Dio per quanto monsignor Biguzzi ha fatto tra noi, soprattutto durante il tempo della guerra. Abbiamo avuto per 11 anni una guerra che è stata veramente brutale, una guerra civile generata da motivazioni economiche. Lui si è messo a servizio come voce di chi non ha voce, come mediatore per costruire le condizioni di una pace stabile in Sierra Leone e ora noi stiamo godendo dei frutti del suo lavoro, nel portare avanti la riconciliazione e la stabilizzazione della pace. Le cose non sono perfette e abbiamo davanti molte sfide in ambito politico, sociale ed economico e anche certamente nelle nostre relazioni internazionali. Le sfide per la gente sono drastiche, ma noi ringraziamo Dio perché le fondamenta della Chiesa sono solide, sono piantate su solide basi che stanno generando vocazioni sacerdotali e laicali, così la chiesa continua a svilupparsi come segno di comunione e di unità, grazie anche al lavoro di tanti missionari, soprattutto monsignor Giorgio Biguzzi».

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