Aveva 82 anni

Morto don Enzo Mazzoni

I funerali, presieduti dall'Arcivescovo, sabato 27 agosto alle 8.30 a Malalabergo

Nella mattina di mercoledì 24 agosto è deceduto, presso l’Ospedale di Budrio, don Enzo Mazzoni, già Arciprete a Sant’Antonio Abate di Malalbergo, di anni 82.

Nato a Sant’Alberto, frazione di San Pietro in Casale (Bologna), il 27 dicembre 1939, dopo gli studi nei Seminari di Bologna è stato ordinato presbitero il 25 luglio 1967 nella Cattedrale Metropolitana di San Pietro dal cardinale Giacomo Lercaro.

Dal 1967 al 1971 è stato Vicario parrocchiale di S. Matteo di Molinella. Dal 1971 al 1978 è stato Parroco ai Santi Filippo e Giacomo di Panzano e dal 1978 al 1997 ai Santi Simone e Giuda di Rubizzano; dal 1986 al 1997 è stato anche Amministratore parrocchiale di San Giacomo di Gavaseto. Nel 1997 è stato nominato Parroco a Sant’ Antonio Abate di Malalbergo e, dal 2006 al 2007, ha retto anche le Parrocchie di S. Caterina di Gallo (Ferrarese) e di S. Filomena di Passo Segni. Nel 2019, per motivi di età e di salute, ha rinunciato alla parrocchia di Malalbergo restandovi come Officiante e continuando a risiedere nella canonica insieme a don Giuseppe Mangano, già Diacono permanente e poi Vicario parrocchiale, che gli subentrava come parroco e che lo ha assistito amorevolmente fino alla fine.

Era stato insegnante di religione presso gli Istituti professionali per l’Agricoltura di Molinella dal 1967 al 1971 e di Castelfranco Emilia dal 1974 al 1978, poi presso la scuola media di San Pietro in Casale dal 1978 al 1990.

Don Enzo, nel pomeriggio di venerdì 26 agosto, è stato portato per le preghiere e la veglia nella chiesa parrocchiale di Malalbergo, dove è stata celebrata la Messa esequiale, presieduta dall’Arcivescovo, alle ore 8.30 di sabato 27 agosto. La salma è stata quindi sepolta nel campo del cimitero parrocchiale.

L’omelia dell’Arcivescovo

Di seguito il messaggio letto da don Stefano Zangarini all’inizio della celebrazione:

Caro don Enzo, proprio sotto il tuo albero di fichi ci siamo incontrati l’ultima volta, circa due mesi prima della tua partenza per il Cielo. Per questo sono trasalito quando, proprio la mattina della tua morte, nella Messa è stata proclamata questa parola, nella festa di san Bartolomeo. Il tuo luogo di riposo preferito era proprio una sedia sotto quell’albero, da dove osservavi tutto e dove le persone si fermavano con te a chiacchierare, specialmente negli ultimi anni, quando le forze erano venute meno e la tua esuberanza giovanile aveva ceduto il passo alla quiete riflessiva. Il giovane Natanaele, che sta seduto sotto l’albero, forte delle sue presunte certezze sulla vita, si era trasformato nell’apostolo Bartolomeo, portatore mite della sapienza della croce. Quando passavo a salutarti, anche quando eri particolarmente spento, ti vedevo brillare gli occhi, e dal tuo filo di voce ricevevo sempre qualche pensiero sulla vita, qualche ricordo dei tempi passati, le tue riflessioni sulla Chiesa di oggi; poi, immancabile, una parola sul tuo orto, su quei germogli che spuntavano o su quella pianta che si era seccata. E pensavo che deve essere così lo sguardo di Dio su di noi: ci conosce uno ad uno, ci chiama per nome, si prende cura delle piante più deboli e pota quelle che portano frutto.

Ora che vedi cose più grandi di queste, che vedi gli angeli salire e scendere sul Figlio dell’uomo, continua a pregare per il campo della Chiesa che hai amato e servito, e per quelli che subentreranno nella tua fatica, perché non si scoraggino, ma alzino lo sguardo per contemplare le messi che già biondeggiano per la mietitura.

Il Signore ti accolga nella sua misericordia.

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