La testimonianza dell’attività pastorale, caritativa e di dialogo.
A volte la storia, o meglio la geografia, entra casa. È successo alle suore missionarie Comboniane di Betania, a Gerusalemme est, visitate dai pellegrini bolognesi in Terra Santa all’inizio di gennaio. Da qualche anno la nuova recinzione del loro giardino è un pezzo di quel muro che divide Israele dalla Cisgiordania. Dall’alto è un serpentone che si estende a perdita d’occhio per più di 700 km. Dal basso una barriera in cemento che toglie il fiato e segna la fine di un mondo: per la sicurezza secondo gli uni, per la separazione a giudizio degli altri. Dopo i terribili fatti del 7 ottobre tutto questo si è ancora più complicato a causa del massacro, degli israeliani rapiti e della drammatica situazione di Gaza e in Cisgiordania.
«La realtà oggi – racconta suor Mariolina Cattaneo, religiosa comboniana che ha incontrato i pellegrini – è una realtà complessa in cui da entrambe le parti c’è stata grossa delusione, tanta paura. Il clima prodotto è quello di una grande sfiducia gli uni negli altri. Le relazioni che prima erano molto più facili ora sono complesse e difficoltose. Nella nostra pastorale tra i palestinesi e i beduini notiamo una prevaricazione, che è sempre più palese e impunita, da parte dei coloni: il tentativo di prendere possesso di più cose possibili prima che cambi il vento, la situazione politica e sociale. C’è sicuramente tanta tristezza, tanta paura».
Essere al di qua o al di là della barriera è una questione vitale per accedere a servizi, ritrovare familiari o amici, coltivare campi di proprietà, avere garantita l’acqua, la corrente elettrica, l’assistenza sanitaria e l’istruzione, godere di tanti diritti e della libertà. In Terra Santa le suore comboniane si sono dovute dividere in due comunità a cavallo del muro per poter proseguire il loro apostolato. Passando per i check point ci metterebbero più di due ora a raggiungere luoghi e famiglie che assistevano sul territorio prima della costruzione della barriera. Un’unica comunità che vive sia nella parte israeliana che in quella palestinese, testimoni delle difficoltà e delle lacerazioni di questa terra, ma anche delle possibilità di dialogo e di ricostruzione. Delusione, paura, sfiducia reciproca, queste le parole che descrivono il vissuto delle popolazioni.
Nelle zone palestinesi la vita quotidiana di tante persone che vivevano del lavoro della loro terra è stata condizionata da quello che è accaduto. Tuttavia la popolazione sta rispondendo al drammatico presente con un atteggiamento di resilienza e come sottolinea suor Mariolina Cattaneo: «Tantissimi desiderano solo la pace. Non vedo come un problema il fatto di sedersi a un tavolo e iniziare a discutere anche se sicuramente ci sono dei grossi interessi interni ed esterni». La presenza delle Missionarie Comboniane si inserisce non solo all’interno delle comunità cristiane o cattoliche, ma anche nei luoghi del dialogo, cercando di costruire opportunità di confronto pacifico, sia all’interno di gruppi interreligiosi che di gruppi per i diritti umani. Il confronto con persone di altre fedi ora è più difficile ma come ricorda suor Mariolina «se alla base c’ è un ‘autentica volontà, non si arriva mai a una chiusura totale».
L’instancabile attività delle religiose è dedicata anche alle dodici comunità beduine che incontrano quotidianamente: una popolazione che vive in condizione di grande povertà. Come ricorda suor Cecilia Sierra, religiosa messicana: «Per tanti beduini che andiamo a trovare ogni giorno, noi siamo il volto di Gesù, siamo la presenza della Chiesa fra di loro. E noi vogliamo essere proprio questo: una presenza di speranza, di pace che gli possa consentire di avere una vita dignitosa. Le nostee visite rompono la quotidianità e li fanno importanti. Cerchiamo di impostare il nostro rapporto come fratelli, sorelle, figli dello stesso Dio, buono, compassionevole e giusto». Cinque i progetti portati avanti: dagli asili all’insegnamento alle donne del ricamo palestinese, dalla piantumazione di nuovi alberi nel deserto alla carità concreta di sostegno alle famiglie.
Le Missionarie collaborano anche con altre realtà anche cristiane, durante i campi estivi ragazze dalla Spagna, dall’Italia, e ragazze cristiane e musulmane iscritte all’Università di Betlemme offrono la loro collaborazione come volontarie. La visita dei pellegrini si conclude sul terrazzo delle Suore della Carità di San Vincenzo De’ Paoli per vedere la geografia del territorio. Al di là del muro che scorre appena sotto l’istituto ci sono alti palazzoni. Dai piani alti alcuni bambini si sbracciano dal balcone per salutare l’altro mondo.