Solidarietà

Ucraini, l’accoglienza di Budrio

Un centinaio di profughi da febbraio sono presenti nel territorio del comune bolognese che opera insieme a Caritas e altri enti anche per l’inserimento scolastico dei più piccoli

BUDRIO – Sono circa 145.000 gli ucraini giunti in Italia a causa della guerra (dati del Ministero degli Interni aggiornati al 4 luglio). Fin da subito è nata, a livello territoriale, un’accoglienza spontanea, poi formalizzata nel sistema dell’accoglienza diffusa del Decreto di maggio. Raccontiamo l’esperienza di Budrio con Andrea Raschini, coordinatore dei volontari per «La scuola di italiano», maestro elementare e che studia come assistente sociale.

Quanti gli ucraini accolti a Budrio, paese di circa 18.000 abitanti?

A ridosso del 24 febbraio arrivarono circa 100 profughi (per di più donne fra i 20/60 anni e bambini, da tutta l’Ucraina), diretti in particolare dove avevano conoscenze; da noi ci sono badanti ucraine, a testimoniare i legami di anni fra l’Ucraina e l’Europa. Loro indirizzarono macchine e pullman dei volontari verso le frontiere dei paesi dell’Est.

Avete organizzato l’accoglienza a pochi giorni dal conflitto. Come?

Grazie all’intervento dell’Ufficio Servizi Sociali di Budrio, raccogliendo la disponibilità delle famiglie budriesi per l’ospitalità (ne individuò 8), coordinando la raccolta fondi e di beni in sinergia con la Caritas locale (impegnata anche per la gestione dei documenti e le vaccinazioni dei profughi), partì il Progetto Accoglienza, che già al 20 marzo apriva la Scuola italiana per Ucraini per l’alfabetizzazione: quello della lingua era un ostacolo e con persone disperate le traduzioni delle badanti non bastavano più.

Poi i bambini vengono inseriti a scuola.

L’iscrizione a scuola è un passaggio dovuto: i minori stranieri, in Italia, hanno l’obbligo di frequenza e con la collaborazione dei presidi del territorio, come la Tacconi dell’I.c. di Budrio, abbiamo iscritto 25 bambini ucraini, di cui 7 nella mia, la primaria di Mezzolara, scelta per la vicinanza sullo stradario. Anche se da anni integriamo bambini stranieri, con gli ucraini è diverso: arrivati all’improvviso, sapendo poco di loro e con l’ostacolo della lingua, comunicare è un’impresa, malgrado le app dei traduttori. Ci ha aiutati la Pedagogia fondamentale del cattolico A. Baroniper che indica il fatto educativo come una relazione di fiducia: noi e loro siamo insieme a scuola e confidiamo di segnare positivamente la loro infanzia spezzata.

L’Accoglienza Diffusa del governo stanzia fondi a chi accoglie. Cosa ha aggiunto al Progetto di Budrio?

Il Decreto arriva a maggio formalizzando una realtà di fatto; noi, come altri Comuni, siamo partiti con progetti volontari e gratuiti già a febbraio. Ricordo la Lettera di Zuppi alle istituzioni, per esortarle ad agire con responsabilità e qualità per realizzare la solidarietà intrinseca nella Costituzione. Grazie perché ci sostiene.

La guerra continua. Voi proseguirete? Cosa vogliono i profughi ucraini?

Alcuni ucraini sono stati inseriti in una struttura di seconda accoglienza, altri sono ripartiti, ma noi continuiamo al Centro Creti nella chiesa di Santa Maria delle Creti per gli incontri di ucraini, Caritas e cittadini e per attività ricreative, come fare i tortellini. Loro si integrano, ma desiderano tornare dai parenti, proprietà, case distrutte lasciate; sono famiglie spezzate che attendono di ricongiungersi.

Quanto di questa esperienza finirà nella tua tesi di laurea?

 La mia è un’esperienza limitata ma significativa, caratterizzata da alcune parole: comunicazione e di quanto la sua mancanza ci fa brancolare nel buio; solidarietà che supera le dichiarazioni ma parla con gesti concreti; relazione, fatto impregnato di fiducia; speranza nel ricongiungimento con i fratelli separati.

GIUSY FERRO, Bologna Sette del 17 luglio 2022

FOTO: il cardinale Zuppi in vista ai profughi ucraini (aprile 2022)

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