25 dicembre 2005 ore 17,30 – Cattedrale di S. Pietro
S. Messa del giorno

1. «Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion». Carissimi fratelli e sorelle, la Chiesa oggi si fa ancora una volta “sentinella della città umana”; alza la voce e grida di gioia, poiché con gli occhi della fede vede il ritorno del Signore, la visita che il Signore compie all’uomo. Ed invita le “rovine di Gerusalemme”, le rovine della città degli

uomini a prorompere in canti di gioia, «perché il Signore ha consolato il suo popolo»  ed ha “riscattato l’uomo”.

Carissimi fratelli e sorelle, in che modo il Signore ricostruisce le rovine della città umana? In che cosa consiste il riscatto dell’uomo? Queste domande rimandano al dramma della storia umana: storia di distruzioni e di ricostruzioni; di asservimenti e di liberazioni; di promesse e di delusioni. Ed è ad una lettura in profondità della vicenda umana, che ci guida la pagina evangelica appena proclamata.

La creazione, tutto ciò che esiste, non esiste per caso o appesa ad un’inspiegabile necessità. è nel Verbo  che tutto ciò che esiste trova il proprio significato, la consistenza cui aspira, la pienezza di bene che desidera: «tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste».

Carissimi fratelli e sorelle, le rovine umane oggi sono invitate a prorompere in canti di gioia, perché viene assicurato all’uomo che il Verbo è la luce vera; colui che ci rivela il senso del nostro esistere; il progetto per cui siamo fatti; la via della beatitudine da percorrere, pena lo smarrimento completo. Infatti «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte ed in diversi modi, ultimamente, ha parlato a noi per mezzo del Figlio … per mezzo

del quale ha fatto anche il mondo». Il senso nascosto di tutta la realtà oggi nel Verbo incarnato si fa pienamente intelligibile, poiché oggi per mezzo suo ci è stata donata la grazia della verità. Si è compiuta la profezia: «il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio». La Chiesa, sentinella dei destini umani, oggi ancora una volta invita le rovine umane

a prorompere in grida di gioia, poiché in Cristo Gesù il senso nascosto di ogni realtà si è fatto manifesto, dal momento che in Lui ci è stato rivelato il volto del Padre.

2. «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta». Benché il mondo fosse stato fatto «per mezzo di Lui, eppure il mondo non lo riconobbe».

Considerate una cosa. Il giorno seguente al Natale, domani, noi celebriamo il primo martire, Stefano. Vedete che la luce donata all’uomo dal neonato Salvatore è ostacolata; anzi spesso è combattuta. Quando la luce di Cristo è accolta le rovine sono ricostruite, e l’uomo viene elevato a dignità sublime: «A quanti però l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali … da Dio

sono generati». L’uomo “creato mirabilmente è in modo ancor più mirabile rinnovato e redento”; è chiamato a condividere la vita divina di Colui che oggi ha voluto condividere la nostra vita umana. Siamo posti, tutti e ciascuno, dentro questo scontro drammatico fra luce e tenebre: fra chi accoglie Cristo e chi lo rifiuta.

Come si manifesta oggi principalmente questo scontro? Il suo segno più devastante è la negazione pura e semplice che la realtà abbia un significato suo proprio che non sia quello impostole dall’uomo. «Questo Figlio» ci è stato detto nella seconda lettura «sostiene tutto con la potenza della sua parola». è stato tolto alla realtà questo sostegno; ed essa – privata del suo senso – si è come collassata.

è soprattutto la realtà dell’uomo – la realtà del suo matrimonio e famiglia; la realtà del suo lavoro; la realtà della sua sofferenza – che ha subito questo collasso. Affidare il compito di ricostruire le rovine di un universo privato del suo significato perché non più sostenuto dalla «potenza della Sua Parola», all’uomo; più precisamente alla potenza dei suoi mezzi tecnici, è assegnare all’uomo una

fatica senza posa o senza regola: destinata a fallire. Ma soprattutto è ridurci a vivere in un tale deserto di senso in cui, mancando ogni indicazione di cammino, resta solo il noioso vagabondaggio di chi ha intorpidito l’anima ed addormentato la mente. Come ha scritto il poeta: «invenzione continua, esperimento continuo,/…/ conoscenza delle parole, ma non della Parola./ …/ Dove è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza?/ dov’è la conoscenza

che abbiamo perduto nell’informazione?» [T.S. Eliot, La Roccia. Un libro di parole, BvS, Milano 2004, pag. 27].

Ma l’uomo è già stato posto, una volta per sempre, dentro all’amore di Dio che dona oggi il suo Unigenito perché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Questa è la sua dimora: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».

 

25/12/2005
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