assunzione della beata vergine Maria

Bologna, parco di villa Revedin

In questa, che è tra le più antiche e più belle feste celebrate dal popolo cristiano, siamo invitati a sollevare lo sguardo alla Vergine Maria, che al termine della sua giornata terrena entra in cielo con il suo corpo glorificato.

Noi oggi guardiamo una volta ancora all’Assunta per ammirare la sua bellezza e per riconoscere la sublimità della sua sorte eccezionale: tra tutte le creature che il Creatore volle raggiunte, salvate e rinnovate dalla redenzione di Cristo, in lei l’intenzione divina è riuscita con perfezione assoluta. Era perciò ben giusto che le sue membra verginali, da cui trasse umana origine il Figlio eterno di Dio, non conoscessero la corruzione del sepolcro.

Ed è ben giusto che, come lei stessa aveva profeticamente annunciato, tutte le generazioni – e dunque anche la nostra, in questa tranquilla serata d’agosto – la dicano e la proclamino beata (cf Lc 1,48).

Noi guardiamo una volta ancora all’Assunta, per raccoglierne una lezione di vita: in lei troviamo la risposta chiara, concreta ed esauriente ai problemi dell’uomo, oggi più che mai angosciato dall’apparente non-senso della sua inquieta esistenza, dal deludente svanire delle sue azioni, dei suoi progetti, delle sue speranze, dall’enigma e dall’incertezza dei suoi ultimi destini.

Il Signore Gesù ci ha insegnato a pregare: “Liberaci dal male”. Qui, in questa breve frase dell’unico vero Maestro, sono evocate in sintesi tutte le nostre difficoltà, tutte le nostre aspirazioni, tutte le nostre ansie.

La cultura oggi dominante propone di inseguire la liberazione dal male attraverso il progresso della tecnica, la diffusione del benessere, la moltiplicazione degli agi. E sono traguardi legittimi e perfino encomiabili, ma non sono risolutivi; tanto è vero che non è mai stata così diffusa l’insoddisfazione e mai è stata così pungente come ai nostri tempi la disperazione di molti.

Qualcuno propone addirittura di vincere il male delle ingiustizie attraverso la prepotenza, la violenza fisica sulle persone e la distruzione delle cose. E in questo modo non fa che estendere l’area del risentimento e della miseria: non elimina nessuna ingiustizia e aumenta la sofferenza.

Ma, ci dice l’esempio della Madre di Dio – che è stata la “più liberata” tra tutti i membri della famiglia umana – il male che va sconfitto è prima di tutto il male interiore: cioè l’errore e l’ignoranza nelle questioni che contano; l’insignificanza del vivere, dell’affaticarsi, del penare; e soprattutto il peccato. E il bene da cui ci si deve lasciar conquistare è la conoscenza della verità e l’adesione dell’animo alla sapiente volontà del Padre; vale a dire, per usare un nome eterno e sempre giovane, il vero bene dell’uomo è la santità che fiorisce dalla fede.

La “liberazione dal male” raggiunse Maria nell’istante stesso del suo primo palpito di vita. E l’intero suo pellegrinaggio terreno è stato sino alla fine immune da ogni ombra di egoismo, di vanagloria, di impurità; ed è trascorso in ogni suo momento tutto ispirato e preso dal desiderio di compensare, con la generosità della fede e il caldo di un autentico amore, ogni offesa fatta a Dio e ogni colpevole indifferenza verso i fratelli.

Proprio perché perfettamente esente dal peccato, Maria potè essere tutta “piena di grazia” (cf Lc 1,28). Per questo Dio ha guardata a lei – alla “umiltà della sua serva” – con un compiacimento infinito, e ha potuto realizzare in lei inauditi prodigi: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e Santo è il suo nome” (Lc 1,49).

Sono ben diverse le valutazioni di Dio da quelle del mondo. Agli occhi degli uomini una persona è “promossa” se cresce in potere, in sapere, in avere; agli occhi del Signore dell’universo la promozione umana consiste essenzialmente nella santità, cioè nella partecipazione alla vita divina mediante la fede, la speranza e l’amore.

Chiamandola a diventare la madre del Re, Dio non dotò la Vergine Maria di possedimenti e di beni economici: la lasciò nella sua povertà; non la collocò tra coloro che sono socialmente importanti, ma tra coloro che servono; non la innalzò nella considerazione e nella pubblica stima, ma preferì che si conservasse umile e vivesse tra gli umili.

Per renderla davvero “grande”, volle che rimanesse una di quei “piccoli”, ai quali sono rivelati i misteri del Regno, secondo quel detto di Gesù, che è la parola più rivoluzionaria che sia mai stata proferita: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).

Così noi possiamo oggi salutarla come il segno più alto e grandioso (come ci ha detto la prima lettura) della sconfitta del male e della vittoria di Dio: “Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

Non solo per se stessa però la Madonna ha trionfato sul male, ma anche perché la liberazione e la salvezza di Dio arrivasse a tutta la famiglia umana. Proprio perché “piena di grazia”, ella è colei che fu associata nel modo più intimo e totale all’azione redentrice del Figlio suo.

Il Signore Gesù con la sua risurrezione ci ha riscattato da una concezione della singola persona e della storia che restasse imprigionata nelle angustie delle prospettive terrene e fosse impossibilitata a darci una speranza capace di superare la morte.

E l’assunzione corporea di Maria al cielo è la dolce conferma di questa certezza necessaria e bellissima: l’uomo nasce sulla terra, ma non finisce nella terra.

Noi abbiamo bisogno di questa speranza, senza la quale è impossibile vivere da creature ragionevoli e in pace. Questa nostra vita provvisoria ci è data per disporci efficacemente alla vita eterna del Regno e per aiutare i nostri fratelli sul modello della Madre di Dio, anche i più dubbiosi e smarriti, a credere nell’amore del Signore che li vuole tutti salvi e al sicuro per sempre nella sua casa.

La Madonna, glorificata anche nelle sue membra corporee, ci mostra con materna sollecitudine che il suo traguardo di luce e di gioia sarà un giorno anche il nostro. E così ci dà il coraggio di superare le nostre difficoltà quotidiane e le nostre immancabili tristezze di quaggiù.

Assunta al cielo, questa nostra madre carissima non è andata lontana. Anche se invisibile, è sempre con noi con la sua comprensione, con il suo affetto, con il suo soccorso efficace, con la sua inesauribile capacità di rianimare e di consolare i suoi figli.

15/08/2001
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