Corpus Domini

Bologna, piazza Maggiore

Siamo sfilati pacificamente, nella preghiera e nel canto, per le vie di Bologna. E il Signore era con noi: il Signore dell’universo, della vicenda umana e dei cuori. Non è stata certo una manifestazione di potenza: è stata semplicemente una pubblica testimonianza della nostra fede e della nostra gioia.

Non è stata una manifestazione di potenza: la nostra Chiesa – il “piccolo gregge” (cfr. Lc 12,32), secondo la parola di Gesù – di questi tempi, ringraziando il cielo, non ha alcun potere mondano, né forte né debole; ma ha con sé l’energia inesauribile del suo Re crocifisso e risorto. E’ dunque sì un “piccolo gregge”, che però non teme e non si immalinconisce mai, perché sa di essere, nella storia, non solo annuncio e profezia, ma anche “sacramento”, cioè segno reale e attuoso del Regno di Dio.

Come già nella domenica degli ulivi, Gesù viene alla città che è sua: non però per dominarla esteriormente; al contrario per offrirsi vittima innocente e volontaria, che col suo sacrificio ridà agli uomini una speranza non ingannevole e una vita sovrumana ed eterna.

E viene a riproporre ancora una volta il suo messaggio e la sua esortazione, che è di combattere instancabilmente il male dovunque si trovi; non mai però con la violenza o con l’odio o con le molte forme di prevaricazione che aduggiano i nostri tempi, ma con il Vangelo dell’amore.

Il Vangelo – questa decisa scelta di fraternità, che ci impedisce di rendere male per male e ci assegna il compito di vincere il male col bene (cfr. Rm 12,17.21) – viene spesso accusato di astrattezza e di inefficienza. Tanto che anche tra noi talvolta può sorgere la tentazione di coniugare il cristianesimo con ideologie eterogenee e incompatibili nell’illusione di renderlo più concreto e socialmente più incisivo.

Càpita anche ai cristiani di avere delle debolezze e di fare delle confusioni.

Per fortuna, a irrobustirci nei nostri languori e a illuminarci nei nostri disorientamenti c’è il dono dell’Eucaristia, che ci accompagna giorno dopo giorno lungo l’insidiato e aspro cammino delle nostre scelte esistenziali. Sotto i veli del pane e del vino, Cristo è sempre presente con la sua verità, con il suo esempio, con la sua grazia; e ci aiuta a decidere per il bene contro il male e a restare coerenti: coerenti, cioè né travolti né latitanti.

L’atteggiamento di chi si nutre dell’Eucaristia non è certo quello pseudoreligioso – intimistico e nella realtà pessimistico – di chi in mezzo alle tensioni della terra si tira in disparte, aspettando le gratificazioni del cielo.

Invece il programma evangelico – vincere il male con il bene – è esigente: sollecita un impegno senza evasioni, e impone di ricercare quotidianamente, nelle durezze e fra le ostilità della storia, ogni possibile attuazione del magistero di Cristo, pur aspettandosi solo nel Regno futuro una realizzazione senz’ombre e senza difetti.

Il credente, che trae dall’Eucaristia la forza di amare, partecipa con il suo contributo personale, generoso, e coraggioso, alla costruzione di un mondo più giusto e più libero: di un mondo più cristiano, e dunque più umano e più ragionevole.

Egli coltiverà con animo aperto relazioni amichevoli anche con quelli che sono ancora lontani dalla piena adesione al Vangelo. Condannerà sempre con chiarezza ogni errore e difenderà la verità; ma, senza zelo amaro, senza giudicare le persone, sforzandole anzi di capirle, di aiutarle, di collaborare con loro.

L’Eucaristia è sempre una scuola di carità. L’amore verso il Dio eccelso e trascendente, che per amore si è fatto a noi così vicino, ci induce irresistibilmente ad amare quanti sono creature e immagini sue.

Del resto, solo dal trionfo dell’amore si può confidare che si possa davvero cambiare e migliorare una società che oggi per troppi aspetti ci appare deludente e delusa. Quando mai le rivoluzioni e le guerre hanno recato soluzioni positive e durature ai problemi dell’uomo? Quando mai hanno rinnovato nel profondo i cuori e i comportamenti?

Con questi convincimenti e coll’animo ravvivato da un’invincibile speranza, invochiamo sulla città di san Petronio, sui suoi progetti, sulle sue aspirazioni, sul suo avvenire, la benedizione del Signore.

14/06/2001
condividi su