Benedetto XVI e la sapienza una lezione da non perdere

Magnifico Rettore,

Chiar.mo Prof. Giorgio Israel,

Mons. Lino Goriup,

Carissimi amici tutti,

è con grande dispiacere che ho dovuto rinunciare a codesto incontro, a causa di impegni improrogabili.

Desidero in primo luogo ringraziare il Magnifico Rettore per aver accolto l’invito, dimostrando un alto senso di responsabilità istituzionale e pedagogica. L’Alma Mater Studiorum, da tutti riconosciuta nel mondo come la “Madre” di ogni Università, ha la più grave responsabilità di custodire e difendere l’identità propria dell’istituzione universitaria.

Voglio ringraziare il prof. G. Israel che non conosco di persona, ma di cui leggo fedelmente articoli e studi, ricevendone sempre intima edificazione culturale.

Nella persona del mio Vicario per la cultura ringrazio tutti coloro, istituzioni e persone, che hanno reso possibile questo evento.

            è un tema costante nel Magistero di Benedetto ripreso con grande profondità anche nella lezione preparata per “La Sapienza”, quello di richiamare la ragione a fare un uso illimitato di se stessa. C’è in questo richiamo l’incontro di temi teoretici e di preoccupazione pastorale di cui giova fare almeno un fugace accenno.

L’invito alla ragione a non auto-imprigionarsi dentro ai fenomeni verificabili è invito fatto all’uomo, ad ogni uomo, di non rinunciare a cercare risposta a nessuna domanda sensata; a non accontentarsi del “frammento” ed alla somma dei medesimi, ma a cercare la verità ultima ed il senso radicale dell’intero. è questo il “desiderio estremo” dell’uomo, come lo chiama Cartesio nel Discorso sul metodo. Le difficoltà di questa ricerca sono al contempo segno della grandezza e della miseria umana, come scrisse Hegel: «una calza rammendata è meglio di una calza lacerata: non così per l’autocoscienza».  Anche  se  la ragione non trovasse il filo per rammendarla, la lacerazione che essa compie dentro al reticolato del finito lascerebbe pur sempre la possibilità all’Infinito di entrarvi.

Mi si consenta, illustri ospiti, una parola ai giovani presenti.

Lo dico colle parole del poeta: «fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtude e canascenza». Non spegnete nessuna domanda che sorga dal vostro cuore. La ricerca e il possesso della verità sia la vostra gioia più pura.

Forse la più bella definizione di Università è stata data da Alberto Magno: «in dulcedine societatis quarere veritatem» [in VIII Polit. 6]. La dolcezza di una condivisa ricerca della verità, cari giovani, è ciò che vi auguro.

Coi più rispettosi saluti.

31/01/2008
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