Candidatura di tre nuovi Diaconi permanenti

Tutti gli uomini cercano la felicità. A volte lo facciamo in maniera davvero complicata, contraddittoria. La domenica e il Vangelo di oggi ci aiutano a trovare la felicità, ad accorgerci di quella che abbiamo, a non buttarla via, a non rassegnarci. Beati. Felici, non fortunati. Dio vuole l’uomo felice, cioè con una vita piena, sazia, realizzata. La felicità, allora, dipende da noi. Questo lo crediamo poco. Il male illude e rende tristi, come sempre il peccato, da quello originale alle sue copie, spesso così insulse, che segnano la nostra vita e il mondo. Dovremmo avere più fastidio e timore per il peccato, non accettarlo in maniera fatalistica o pensare che non abbia conseguenze. Possiamo essere diversi, vivere già oggi nel paradiso di una vita riconciliata con gli altri e con Dio, illuminati dalla gioia che è uno spiraglio di luce anche nelle avversità più grandi e che fa sentire quanto siamo infinitamente amati. Attenzione perché anche il male cerca di convincerci con la sua felicità. Dio ci insegna che, per amarci, dobbiamo amare gli altri e per liberare il mondo dall’inimicizia dobbiamo farlo con tutti, anche con i nostri nemici, perché vediamo in tutti l’uomo. Il male ci fa arrendere alle difficoltà, ci fa cercare tante sensazioni ma sempre in superficie e sempre a senso unico, quello che serve a me. Il mondo propone le sue beatitudini: sii ricco e starai bene; più possiedi più sei qualcuno; ridi, cerca di stare bene tu e ad ogni costo; scappa dalla sofferenza, evitala, chiudi gli occhi, non ti fare coinvolgere; non essere mite, parla prima e sopra gli altri, parla sempre di te; cerca quello che serve a te e non ti interessare di chi viene dopo o di quelli che non vedi, tanto non c’entrano nulla con te; falla pagare, non perdonare e cerca la tua convenienza, anche a costo di farti corrompere; fa solo quello che ha un contraccambio; passa sempre prima tu; se vedi uno che annega pur di dire “io c’ero” e magari vantarti con gli altri tira fuori il telefonino e riprendilo, ma non tirare fuori le mani e il cuore per salvarlo! Gesù ci dice altro. Ma per essere felici per davvero. Perché così siamo solo ingannati. Non è stato forse già nella nostra vita, perché noi gli inferni di un mondo stolto li vediamo già! Non vediamo tante crudeltà prodotte dalla distorsione del benessere? Non sperimentiamo l’amarezza per le occasioni perse che non tornano più o per le possibilità che sciupiamo? Il male attrae seminando il dubbio che funziona per davvero, così gli crediamo, anche contro l’evidenza. L’amore, invece, deve essere sempre verificato e vogliamo sempre le prove prima! La gioia del cielo possiamo viverla oggi ma la possiamo capire solo non cercandola in noi e per noi ma facendo felici gli altri e vedendola nel prossimo. Il cielo e la terra son molto più uniti di quanto pensiamo.
Le beatitudini sono l’impegno da parte di Dio, la sua promessa. Felici lo siete e lo sarete. Lo proclama solennemente. Ma noi seguiamolo! Affidiamoci! Gesù non parla della felicità in maniera astratta, teorica. Indica concretamente chi è felice, cioè chi la trova o la vivrà. Felicità non per pochi fortunati, privilegiati, che la devono difendere cercando il proprio benessere, impauriti di perderlo. Non una felicità di rinunce, ma di conquista. Non una gioia senza tempo, ma fin da oggi. Dio vuole una gioia che sia possibile per tutti e spiega come esserlo. Ti dice che puoi iniziare ad esserlo! Una gioia anche libera dalla paura di essere gioiosi, liberandoci dalla tristezza che ci mette sempre al centro. Gioia più forte del male, non perché lo evita! Ad esempio ogni consolazione nel dolore è la manifestazione della gioia del cielo, ogni solitudine sconfitta, l’indifferenza superata è gioia, insieme per chi ama e per chi è amato. Non siamo stati felici quando invece di rispondere istintivamente al male con il male, siamo stati miti, pazienti? Non abbiamo trovato felicità vera quando abbiamo resistito all’istinto della vendetta, all’idea di giustizia che non perdona, all’illusione di trovare soddisfazione conservando il rancore, vere schiavitù del male? Non abbiamo trovato gioia quando abbiamo saputo vedere nell’altro non la pagliuzza ma quello che ha di buono? Non siamo stati felici, ci siamo sentiti migliori, davvero capaci, quando abbiamo costruito un pezzo di mondo migliore difendendo un debole, quando abbiamo cercato la giustizia di chi è trattato male o giudicato con cattiveria? Anche nella nostra piccola goccia c’è tutta la gioia delle beatitudini, perché non è nella grandezza! Quando come i pompieri hanno lavorato per ore e hanno strappato un bambino alla tragedia? Io ho trovato tanta gioia in Africa, dove non c’è niente e dove i nostri sacerdoti e volontari danno tutto quello che hanno! Quando abbiamo avuto misericordia, conquistandocela faticosamente, e non l’amara giustizia del fratello maggiore, non abbiamo, dopo, trovato e dato gioia? La misericordia che esercitiamo oggi ci rende felici da subito ed è la stessa, per noi e per il prossimo, che vediamo realizzarsi dopo e che vedremo pienamente nel cielo! La felicità non è impossibile.
Così parlava Gesù, quel giorno sulla montagna. Così parla a noi oggi. Oggi inizia ufficialmente il vostro cammino per il diaconato. E’ una gioia, un incoraggiamento, ma anche una bella responsabilità. Siamo contenti di farlo assieme, anche se veniamo da comunità diverse, perché nessuno si fa da solo; perché siamo figli di un’unica madre, da servire e non di cui servirsene; perché le nostre scelte individuali rispondono ad una chiamata che è rivolta, diversa, ad ognuno, ma a tutti noi, frutto della comunione e che richiede la comunione. Preparatevi anzitutto alla scuola vera che è quella della Parola e del servizio. Non fatevi un’idea troppo alta di voi e cercatela nell’abbassarsi per innalzare gli altri. Non abbiate uno spirito di timidezza, siate forti della forza di Dio nel mondo, ma sempre pieni del timore di Dio. Una preparazione che non si smette mai! Il cristiano, e anche il diacono, non è mai un professionista che prende un diploma, che acquista dei meriti, ma un figlio che non smette di imparare. E in genere più impara più capisce che non sa e più è amato più sente come è solo per grazia, non per merito. Purtroppo avviene anche al contrario, che più siamo presuntuosi più crediamo di avere capito e di averlo conquistato noi quello che invece è dono! Possiamo essere felici in un mondo pieno di paure, che si abitua alla tristezza perché non sa regalare e ringraziare, perché pensa che tutto abbia un costo e non sa essere gratuito. Possiamo fare vedere al mondo con la nostra gioia. E’ il primo modo per parlare del Vangelo: il nostro sorriso! Formatevi come diaconi della gioia, che spezzano il pane in letizia e lo donano alla folla, a tutti. Grazie, Gesù. Insegnaci ad essere gioiosi perché tanti vedano il tuo amore e come cambia la vita.

29/01/2017
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