Commemorazione di tutti i fedeli defunti

1. «Eliminerà la morte per sempre; il Signore  Dio asciugherà le lacrime su ogni volto». Carissimi fedeli, lasciamo che questa parola di Dio scenda nel nostro cuore, mentre stiamo presso la tomba dei nostri cari.

è questo l’unico luogo dove l’uomo non può barare con se stesso, se oggi vi rimane anche brevemente ma consapevolmente. Non può barare perché nessun maestro è tanto esigente coll’uomo quanto una tomba di una persona cara. Essa pone, ci costringe a porre la domanda sul nostro destino finale: a che cosa siamo destinati? è questa la fine di tutto? La morte è maestra severa dell’uomo.

Il profeta ci dice: «eliminerà la morte per sempre». Ci assicura cioè che verrà il tempo in cui la morte sarà eliminata. Nel senso di una vita come quella che stiamo vivendo, da prolungarsi indefinitamente? Non proprio. Il profeta infatti aggiunge: «il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto», mostrandoci una prospettiva di vita diversa da quella attuale.

Ma che valore ha questa promessa? Carissimi fedeli, stiamo celebrando l’Eucarestia, in forza della quale ciascuno di noi nella fede è reso presente alla morte di Cristo sulla Croce, poiché il pane che spezzeremo è il Corpo di Cristo ed il calice  che berremo è il suo Sangue effuso. Mediante quella morte Cristo è entrato nella vita eterna, vera: in Lui la profezia si è compiuta. Almeno un sepolcro è stato riaperto ed in esso non è stato

trovato nessuno, perché chi vi era stato deposto è risuscitato. Il Signore  Dio ha asciugato le lacrime su ogni volto  ed ha eliminato la morte per sempre quando ha risuscitato Gesù dai morti.

Avrete notato la smisurata estensione della promessa profetica: le lacrime sono asciugate su ogni volto; la morte è eliminata per sempre. La risurrezione di Gesù, quanto è accaduto nella sua tomba riguarda ciascun uomo di ogni tempo: ciascuno di noi oggi. Come ci riguarda? Nel senso che fin da ora nella fede e nei sacramenti noi diventiamo partecipi della stessa vita incorruttibile di Gesù Risorto. Di conseguenza mentre si distrugge progressivamente

la nostra dimora terrena, il nostro corpo, si edifica già in noi la  nostra dimora eterna. Se continua a rattristarci la certezza di  dover morire, ci consola fin da ora la certezza dell’immortalità futura. E «le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi». I nostri quindi non sono i dolori senza speranza del moribondo, ma le sofferenze di un parto: in esse sta nascendo la vita.

2. «E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo».

Quanto ho detto è vero poiché in Gesù Cristo è cambiata la nostra condizione: noi siamo diventati “figli di Dio”. Non per modo di dire, ma realmente. E pertanto abbiamo acquisito il diritto all’eredità paterna. Siamo destinati a venire in possesso degli stessi beni di cui gode Dio medesimo: la sua incorruttibile eternità, lo splendore della sua gloria.

Carissimi fedeli, siamo venuti presso la tomba dei nostri cari. Essi sono starti rigenerati come figli di Dio: voglia ora il Padre concedere loro l’eredità promessa, ricevendoli fra le braccia della sua misericordia.

02/11/2005
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