domenica delle palme raduno della gioventù

Bologna, Cattedrale

Con i nostri rami di ulivo abbiamo commemorato e riattualizzato l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, prologo della settimana di sangue e di gloria che ci ha riscattati.
C’è nella narrazione di quell’episodio – la narrazione secondo Luca, con cui si è aperta in Piazza Maggiore la nostra celebrazione – una parola che nella sua disarmante semplicità mi intenerisce: “il Signore ne ha bisogno”.
Per il Suo trionfo il figlio di Davide, il Messia tanto atteso, non si procura un destriero focoso e scalpitante. Manda a prendere un asino, incaricando i suoi inviati di dire ai proprietari stupefatti di dire cosi: “il Signore ne ha bisogno”.

Il Re del cielo e della terra, che propriamente parlando non ha bisogno di niente, ha voluto aver bisogno degli asini. Questo ci incoraggia tutti. Nessuno di noi dunque si deve ritenere troppo incapace o indegno: tutti possiamo essere coinvolti nel gioco di Dio; siamo tutti invitati a renderci utili, per quel che ci è dato, al grande disegno di salvezza che il padre ha pensato per gli uomini.
Oggi il Signore ha voluto aver bisogno di voi, perchÈ alla città distratta attraverso la vostra pacifica e festosa sfilata arrivasse un annuncio antico e sempre nuovo; e tutti si sentissero chiamati a ricordare e possibilmente a rivivere la settimana più intensa e determinante della storia.

Abbiamo illuminato questa serata coi nostri canti e le nostre preghiere, lungo le strade abitualmente frastornate dal traffico, perchÈ Bologna una volta tanto si rendesse conto che c’è qualcosa di più importante delle nostre beghe e dei nostri soliti assilli: c’è la questione del nostro destino e del senso della nostra unica vita; c’è la questione di sapere se c’è modo di vincere la morte che sembra vanificare, alla fine, ogni impegno e ogni traguardo raggiunto; c’è la questione di trovare qualcuno che ci guidi e ci sorregga in questo deserto senza indicazioni di marcia e senza avere speranza, che è l’esistenza umana.

Sono interrogativi ineludibili; per i quali la risposta fortunatamente ci è data. Ma sono troppi a non conoscerla o ad averla smarrita negli affanni dell’esistenza o nelle nebbie culturali.
Ragazzi, il Signore ha bisogno di voi, ha bisogno che la vostra fede, la vostra giovinezza, la vostra capacità di puntare a qualche ideale scuotano la torpidità della società degli adulti, i quali troppo spesso sono inariditi e come impacciati nei loro pensieri piccoli e convenzionali e nella troppo ossessiva attenzione agli interessi concreti.

Con questo raduno noi abbiamo la rievocazione dell’avvenimento che si è inscritto per sempre nel cuore della vicenda umana e l’ha trasformata: l’avvenimento del sacrificio del Figlio di Dio, che per noi muore e risorge; del Risorto che sull’umanità colpevole e sventurata effonde lo Spirito di perdono e di consolazione; del Signore della gloria, che mediante l’effusione dello Spirito ci compagina nella realtà stupenda della Chiesa.

Il dono dello Spirito è appunto il frutto intrinseco della vittoria di Cristo. Noi l’abbiamo questa sera ripetutamente invocato: egli è all’origine della nostra esistenza battesimale, la fonte continua della nostra identità cristiana, la garanzia che ci è riservato un destino di gioia.
E’ la certezza che il Signore Gesù ha confidato allo sbalordito Nicodemo nell’intimità di un colloquio notturno: “se uno non nasce da acqua e da spirito, non può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3,5).
A proposito dello Spirito il nostro Maestro e Signore nei colloqui dell’ultima cena ci ha lasciato un altro insegnamento prezioso, quando ha detto:” lo spirito Santo vi insegnerà ogni cosa” (Gv 14,26). E’ la frase che sta in capo al messaggio che Giovanni Paolo II vi ha indirizzato per questa giornata.
“Ogni cosa”: la sua luce è totale, la sua verità è onnicomprensiva.

Di verità parziali incontriamo molti maestri: docenti, opinionisti, letterati, cantautori. Sono tutti da ascoltare con attenzione e rispetto, oltre che con valutazione critica e senso dell’umorismo: non dimentichiamo mai che anche attraverso questo magistero relativo e frammentato lo Spirito può, se vuole, regalarci qualche scintilla di luce.
Ma le verità parziali non servono a illuminarci davvero, mentre camminiamo nel buio dei giorni terreni, e non arrivano a saziare la sete che abbiamo di conoscere le cose come stanno; tutte le cose: quelle della terra e quelle del cielo, quelle della vita e quelle della morte, quelle che passano e quelle che sono eterne.

La verità totale è data dalla conoscenza di Cristo, nel quale si ricapitola tutta la rivelazione del Padre. Ed è lo Spirito a portarci alla comprensione del Cristo Risorto, cioè all’atto di fede nel quale ci è data l’intelligibilità dell’universo: “nessuno può dire: Gesù è Signore – scrive San Paolo – se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12,3).
Lo Spirito – ha detto ancora Gesù- ci guida “alla verità tutta intera” (cf Gv 16,13).
Se così io mi lascio guidare, tutto allora in me si trasfigura. Tutto quello che ho imparato e tutto quello che so, tutto quello che ho voluto e tutto quello che voglio, ogni mia speranza e ogni mia disperazione, ogni mia gioia di vivere e ogni mia tristezza: tutto è come fuso e transustanziato nel crogiolo dello Spirito, fino a far emergere una sapienza nuova, una libertà nuova, un nuovo modo interiore di aspirazione e di appagamenti, una vita nuova, un uomo nuovo.

È, come la chiama San Paolo, la “novità dello Spirito” (cf Rm 7, 6), nella quale per nostra fortuna tutti siamo chiamati a vivere.
Lasciamo la conclusione alla parola appassionata del Papa.
“Il dono dello Spirito è alla base della vocazione di ciascuno … E’ pertanto dovere irrinunciabile di ciascuno cercare e riconoscere giorno per giorno la via lungo la quale il Signore si fa a lui personalmente incontro. Cari amici, ponetevi seriamente la domanda circa la vostra vocazione, e siate pronti a rispondere al Signore che vi chiama, ad occupare il posto che da sempre ha preparato per voi”.

04/04/1998
condividi su