Domenica XI per annum

            Cari fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato una delle pagine più belle del Vangelo. Lo Spirito Santo che l'ha ispirata, aiuti me a spiegarla non indegnamente, e voi a coglierla con gioia nel vostro cuore.

1.        Il fatto narrato accade durante un pranzo, poiché «uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui».

            Fra le persone che sono a tavola con Gesù compare, cioè entra nella sala del banchetto, «una donna, una peccatrice di quella città» [cioè una prostituta ben nota come tale]. Ella viene «con un vasetto d'olio profumato».

            Dovete, cari amici, fare bene attenzione a che cosa quella donna fa a Gesù: «stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato». Questa donna ha come un bisogno irresistibile di toccare il corpo di Gesù; ha bisogno di un contatto fisico. Come la gente che voleva toccarlo «perché da Lui usciva una forza che sanava tutti» [Lc 6, 19; cfr anche 4,40; 7, 14; 8, 43-48].

            Questo fatto – effusioni di affetto, ma soprattutto il contatto fisico – scandalizza chi aveva invitato Gesù: «se costui fosse un profeta, saprebbe chi è e che specie di donna è colei che lo tocca». Il suo ragionamento è stato più o meno il seguente: “io l'ho invitato, perché tutti lo ritengono un profeta, un vero maestro, un inviato da Dio. Mi sono sbagliato: i profeti, gli uomini di Dio non si lasciano toccare, baciare e profumare sia pure i piedi da una prostituta”.

            Il ragionamento si basa sulla distinzione fra purità ed impurità legali; su una netta separazione fra le persone che rispettano i criteri della purità legale e coloro che non li accettano. Criteri che valgono anche davanti a Dio.

            E siamo così giunti al “punto centrale”, al “cuore” del fatto evangelico. Prestate bene attenzione.

            La vera distinzione fra le persone umane non è quella indicata dall'ospite di Gesù. Perché? Prima di tutto perché tutti, assolutamente tutti, siamo debitori verso Dio: da questo punto di vista non esistono distinzioni fra chi è puro e chi è legalmente impuro. S. Paolo scriveva ai Romani: «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» [Rom 3, 23].

            A dire il vero, tuttavia, una diversità esiste: la misura del debito che abbiamo verso Dio. Con linguaggio di parabola, Gesù dice: “uno deve restituire cinquecento denari, l'altro cinquanta”.

            Questa dunque è la condizione di ogni persona: della prostituta come dell'ospite. E Dio come si comporta verso i suoi creditori, cioè verso noi? La nostra risposta umana sarebbe subito: “forse passerà sopra i crediti piccoli, ma non su quelli grandi”. E se né l'uno né l'altro può pagare? Ci sono due possibilità: ti porto in prigione; metto ipoteca su tutto…Oppure: rimetto i debiti, piccoli e grandi, a tutti.

            Cari fratelli e sorelle: questo è il Vangelo! Tutto il cristianesimo è questo: Dio rimette tutti i nostri debiti; Dio perdona sempre e tutto, a chi si accosta a Lui con fede.

            Il comportamento della donna, una tale effusione affettiva è la consapevolezza di essere stata perdonata, e grandemente perdonata. La donna non sarebbe stata in grado di amare così tanto Gesù, se non fosse stata prevenuta dal suo perdono: «la tua fede» le dice Gesù «ti ha salvata: va in pace».

           

2.        Ciò che il Vangelo narra è spiegato da S. Paolo nella seconda lettura. Egli ci insegna che l'incontro primo di ciascuno di noi col Signore, non avviene perché abbiamo agito bene, come se il Signore dicesse: “questi è buono, ha compiuto tante opere buone, e quindi lo ricevo”. «L'uomo» dice l'apostolo «non è giustificato dalle opere della legge».

            Come allora si entra in contatto con Dio? «Soltanto» dice l'Apostolo «per mezzo della fede in Gesù Cristo».

            La donna di cui parla il Vangelo era una peccatrice. Che cosa l'ha spinta a Gesù? La fiducia sicura che Lui l'avrebbe perdonata, perché sentiva nel suo cuore che Lui era venuto per i peccatori. E Gesù le dice: «la tua fede ti ha salvata». Gli fa eco

S. Paolo: «abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo».

            Cari fratelli e sorelle, vi faccio un augurio. Che possiate sperimentare la felicità di cui parlava il Salmo responsoriale. «Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato….Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore…e tu hai rimesso il mio peccato». Così sia.

 

16/06/2013
condividi su