Festa della Sacra Famiglia

1. «Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole».

Miei cari fratelli e sorelle, quest’anno la parola di Dio che ascoltiamo nella festa della Santa Famiglia, ci chiede di meditare sul rapporto reciproco fra genitori-figli. Questo rapporto, assieme al rapporto marito-moglie, è uno dei due pilastri che sostengono la famiglia. E quindi, come tutto ciò che insidia e mette a rischio la comunione coniugale insidia e mette a rischio la famiglia, ha lo stesso effetto anche tutto ciò che insidia il rapporto genitori-figli.

Anzi la formulazione del comandamento a cui il testo biblico appena ascoltato fa riferimento, dice qualcosa di più profondo. Esso recita: «onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio» [Es 20,12]. La permanenza del popolo in un paese e quindi la costituzione di una patria e di una dimora civile è legata alla qualità del rapporto genitori-figli. L’esistenza del popolo e del paese è condizionata dal rapporto intergenerazionale nella famiglia.

E Dio non trova richiesta migliore per garantire la buona qualità di questo rapporto che questa: «Onora». Il rapporto deve essere impastato di onore: «chi onora il padre espia i peccati; chi onora la madre è come chi accumula tesori».

L’onore, lo sappiamo, è l’atteggiamento di chi riconosce nell’altro una superiorità, lo splendore di una particolare grandezza. In un certo senso, quindi, l’uomo deve onorare solo il Signore. Ma i genitori sono per il figlio i suoi rappresentanti: coloro che gli hanno dato la vita, che lo hanno introdotto dentro alla realtà, in un popolo, in una cultura. Dopo Dio, sono i più grandi benefattori. Solo Dio è buono e fonte della vita. I genitori partecipano di questa bontà che è propria solo di Dio. L’onore dovuto ai genitori è qualcosa di unico perché è la consapevolezza vissuta e riconosciuta della propria vera origine, della propria dipendenza da loro. Alla fine l’onore dovuto ai genitori non può non diventare amore.

Ma il sistema del rapporto intergenerazionale è unilaterale? Impegna solo ad onorare i genitori da parte dei figli? L’apostolo Paolo come abbiamo appena sentito si rivolge anche ai genitori: «voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino». Che cosa significa?

In un certo senso, potremmo parlare correttamente di un onore che anche i genitori rendono ai loro figli. Con la nascita, quando il nuovo essere umano sta davanti ai suoi genitori, affidato a loro come soggetto autonomo, come persona umana “ad immagine di Dio”, i genitori vedono nel figlio «qualcuno» non «qualcosa» di cui sono proprietari. è un attitudine di profondo onore. è il riconoscimento che nel figlio risplende la dignità della persona umana.

2. Il comandamento paolino – «voi padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino» – ci rende vigilanti nei confronti di ciò che può insidiare il rapporto intergenerazionale. L’apostolo indica le due facce o dimensioni del rapporto sbagliato: i genitori che esasperano i figli; i figli che sono scoraggiati. Esasperazione e scoraggiamento sono il concavo e il convesso della stessa figura.

Conformemente a quanto accadeva ai suoi tempi, l’apostolo raccomanda ai genitori di evitare ogni forma di autoritarismo. Esso è uno dei segni della rinuncia al principio di autorevolezza.

Ma l’insegnamento dell’Apostolo ci invita anche ad una ulteriore riflessione.

Oggi ciò che insidia il rapporto fra le generazioni è soprattutto la mancanza di autorevolezza, mancanza che genera o l’autoritarismo [come ai tempi dell’Apostolo] o ilpermissivismo come non infrequente oggi.

Quando viene meno il principio di autorità? Quando i genitori rinunciano a proporre una coerente visione della vita  o perché essi stessi non ne posseggono più nessuna o per una malinteso senso di libertà [“quando sarà grande farà lui le sue scelte”]. L’Apostolo ci dice a quale pericolo siano esposti i figli quando i genitori rinunciano alla loro autorità: «perché non si scoraggino». Perdono il coraggio di vivere. Non essendo stati introdotti nella realtà, essi hanno paura di affrontarla e rimandano sempre più le decisioni importanti della vita. La rinuncia all’autorità è ciò che oggi soprattutto sta spezzando il rapporto fra le generazioni e rende così fragili i nostri giovani e così poco liberi. è la figura autorevole dei genitori che genera dei figli liberi. Il permissivismo li consegna alla tirannia dello spontaneismo.

Miei cari fratelli e sorelle, il profeta Malachia ha profetizzato che al tempo del Messia si convertirà «il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri così che io venendo non colpisca il paese collo sterminio» [cfr. Mal. 3,24].

Stiamo celebrando la Santa Famiglia di Nazareth. Ci ottenga essa la conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri, perché non sia sterminata la nostra comunità umana, ma si promulghino i suoi giorni nella dimora vera. Così sarà benedetta la famiglia che teme il Signore.

30/12/2007
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